La riflessione sulle culture umane ci consegna una visione sempre più critica e complessa, che rende difficilmente concepibile una enumerazione delle culture, una loro descrizione o una scomposizione analitica delle stesse. Superando le domande su che cosa sia la cultura, su quante e quali siano le culture, su quale importanza abbiano le diverse culture, l’antropologia e l’etnografia sviluppano in forma scientifica l’afflato comparativo che mette in relazione e in dialogo le diversità, i molti colori del caleidoscopio, in un’impresa aperta che rinuncia forse alla completezza e alla sistematicità, ma non a una costante riflessione critica su cosa voglia dire essere umani e abitare insieme sulla Terra. In fondo, la diversità può essere studiata e compresa da diversi punti di vista, come quello che si ispira ai metodi e ai concetti della biologia evoluzionistica per ricostruire l’albero delle discendenze comuni delle culture del mondo, con le sue migrazioni e diaspore nelle quali si sono incanalate tanto le somiglianze (ere- ditate o convergenti) quanto le diversificazioni tra i popoli. Intanto, però, a fronte delle insufficienze dell’analisi si osserva con sempre crescente evidenza la scomparsa dalla faccia della Terra di varianti culturali, e proprio mentre ci si rende conto della loro importanza per la sopravvivenza della nostra specie. Localizzare, misurare e contrastare la perdita di diversità culturale è una sfida a cui, per esempio, le Nazioni Unite hanno cercato di rispondere attraverso la definizione di “patrimonio culturale intangibile”. La diversità bioculturale invece, campo giovane e con molto lavoro davanti, promuove un approccio integrato alla conservazione della diversità, che comprenda gli aspetti culturali e biologici.
Serrelli, E. (2010). L'evoluzione delle culture: come fermare l'estinzione. In T. Pievani, N. Eldredge (a cura di), Ecosphera: Il futuro della Terra. Vol. 1 (pp. 320-333). Torino : UTET-DeAgostini.
L'evoluzione delle culture: come fermare l'estinzione
SERRELLI, EMANUELE
2010
Abstract
La riflessione sulle culture umane ci consegna una visione sempre più critica e complessa, che rende difficilmente concepibile una enumerazione delle culture, una loro descrizione o una scomposizione analitica delle stesse. Superando le domande su che cosa sia la cultura, su quante e quali siano le culture, su quale importanza abbiano le diverse culture, l’antropologia e l’etnografia sviluppano in forma scientifica l’afflato comparativo che mette in relazione e in dialogo le diversità, i molti colori del caleidoscopio, in un’impresa aperta che rinuncia forse alla completezza e alla sistematicità, ma non a una costante riflessione critica su cosa voglia dire essere umani e abitare insieme sulla Terra. In fondo, la diversità può essere studiata e compresa da diversi punti di vista, come quello che si ispira ai metodi e ai concetti della biologia evoluzionistica per ricostruire l’albero delle discendenze comuni delle culture del mondo, con le sue migrazioni e diaspore nelle quali si sono incanalate tanto le somiglianze (ere- ditate o convergenti) quanto le diversificazioni tra i popoli. Intanto, però, a fronte delle insufficienze dell’analisi si osserva con sempre crescente evidenza la scomparsa dalla faccia della Terra di varianti culturali, e proprio mentre ci si rende conto della loro importanza per la sopravvivenza della nostra specie. Localizzare, misurare e contrastare la perdita di diversità culturale è una sfida a cui, per esempio, le Nazioni Unite hanno cercato di rispondere attraverso la definizione di “patrimonio culturale intangibile”. La diversità bioculturale invece, campo giovane e con molto lavoro davanti, promuove un approccio integrato alla conservazione della diversità, che comprenda gli aspetti culturali e biologici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.