Pubblicato nel volume Avvocati e avvocatura nell’Italia dell’Ottocento insieme ad altri studi volti a evidenziare il ruolo svolto nella vita politica e nella cultura giuridica italiana del XIX secolo dagli avvocati sia come gruppo sociale che nella loro specifica individualità, il saggio in questione ricostruisce il pensiero e l’opera del bresciano Giuseppe Saleri, un importante esponente del mondo delle professioni legali che svolse un ruolo di primo piano nell’età del Risorgimento non solo come intellettuale e giurista ma anche come uomo politico e filantropo dedito alla fondazione di svariati enti assistenziali in favore dei poveri e dei minori. Nella veste di Presidente dell’accademia Ateneo di Brescia si batté per molti anni contro le avvilenti condizioni di miseria in cui versavano i ceti popolari, partecipando a più riprese con i suoi scritti pubblicati nei «Commentari dell’Ateneo di Brescia» ad alcuni dei principali dibattiti, che animarono nel corso dell’Ottocento il panorama della scienza giuridica europea (come, ad esempio, la questione della riforma carceraria e della rieducazione dei condannati, la diffusione dell’istruzione elementare e professionale, la promozione di condizioni lavorative più dignitose). Proprio alla sua dedizione in favore dei meno abbienti si deve, del resto, la fondazione del primo asilo e scuola elementare di Brescia. Non meno significativo fu il suo impegno profuso nell’attività politica: dopo aver cercato di indirizzare in senso moderato la sollevazione popolare bresciana del 1848 in qualità di dirigente del Municipio di Brescia, nei primi anni della seconda restaurazione fu chiamato a Vienna come membro della parte più conciliante e liberale dell’élite lombarda, per collaborare alla stesura di un progetto di Costituzione del Regno Lombardo-Veneto. In tale occasione egli formulò in diversi scritti alcune proposte assai innovative in merito alla possibilità di attribuire alle province italiane dell’impero austriaco una consistente autonomia amministrativa, legislativa e giudiziaria nel quadro di un’auspicata modifica dell’assetto istituzionale della monarchia asburgica ispirata ai principi di un federalismo politico di tipo liberale, che era – peraltro – destinata a restare lettera morta.
Rondini, P. (2009). Il Cavalier filantropo. L'avvocato bresciano Giuseppe Saleri. In A. Padoa Schioppa (a cura di), Avvocati e avvocatura nell'Italia dell'Ottocento (pp. 625-662). Bologna : Il Mulino.
Il Cavalier filantropo. L'avvocato bresciano Giuseppe Saleri
RONDINI, PAOLO
2009
Abstract
Pubblicato nel volume Avvocati e avvocatura nell’Italia dell’Ottocento insieme ad altri studi volti a evidenziare il ruolo svolto nella vita politica e nella cultura giuridica italiana del XIX secolo dagli avvocati sia come gruppo sociale che nella loro specifica individualità, il saggio in questione ricostruisce il pensiero e l’opera del bresciano Giuseppe Saleri, un importante esponente del mondo delle professioni legali che svolse un ruolo di primo piano nell’età del Risorgimento non solo come intellettuale e giurista ma anche come uomo politico e filantropo dedito alla fondazione di svariati enti assistenziali in favore dei poveri e dei minori. Nella veste di Presidente dell’accademia Ateneo di Brescia si batté per molti anni contro le avvilenti condizioni di miseria in cui versavano i ceti popolari, partecipando a più riprese con i suoi scritti pubblicati nei «Commentari dell’Ateneo di Brescia» ad alcuni dei principali dibattiti, che animarono nel corso dell’Ottocento il panorama della scienza giuridica europea (come, ad esempio, la questione della riforma carceraria e della rieducazione dei condannati, la diffusione dell’istruzione elementare e professionale, la promozione di condizioni lavorative più dignitose). Proprio alla sua dedizione in favore dei meno abbienti si deve, del resto, la fondazione del primo asilo e scuola elementare di Brescia. Non meno significativo fu il suo impegno profuso nell’attività politica: dopo aver cercato di indirizzare in senso moderato la sollevazione popolare bresciana del 1848 in qualità di dirigente del Municipio di Brescia, nei primi anni della seconda restaurazione fu chiamato a Vienna come membro della parte più conciliante e liberale dell’élite lombarda, per collaborare alla stesura di un progetto di Costituzione del Regno Lombardo-Veneto. In tale occasione egli formulò in diversi scritti alcune proposte assai innovative in merito alla possibilità di attribuire alle province italiane dell’impero austriaco una consistente autonomia amministrativa, legislativa e giudiziaria nel quadro di un’auspicata modifica dell’assetto istituzionale della monarchia asburgica ispirata ai principi di un federalismo politico di tipo liberale, che era – peraltro – destinata a restare lettera morta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.