Il contributo illustra la ricerca intervento nella prospettiva femminista. A partire dalla riflessione teorica femminista, che negli anni ’70 ha evidenziato l’artificiosità di pratiche di ricerca che identificano nell’oggettività e nella neutralità i criteri di validità, i women’s studies si sono focalizzati sul riconoscimento e la sperimentazione di modalità che rispettino la totalità dei soggetti coinvolti in un progetto di ricerca, con una precisa attenzione agli equilibri di potere. L’assunto femminista del “partire da sé”, ponendosi come rifiuto di un sapere teorico inteso come astratto e separato dall’esperienza e dalle pratiche di vita, ha rivendicato, anche in termini politici, la centralità del soggetto, che in quanto tale non può essere mai ricondotto a semplice “oggetto di indagine” né a mero “strumento di rilevazione”. Da questa attenzione ai soggetti è derivata una diversa definizione sia del ruolo svolto dai ricercatori che della posizione dei soggetti, secondo un approccio che trasforma il fare ricerca “su” in un fare ricerca “con”. Il contributo esplora le principali riflessioni sul tema, con particolare riferimento ad un’esperienza di ricerca azione femminista condotta in Australia da donne e destinata a gruppi di donne; l’analisi evidenzia la difficoltà di coniugare le istanze dell’egualitarismo, della democratizzazione della ricerca e dell’emancipazione con l’inevitabile asimmetria connessa alle competenze teorico-metodologiche delle ricercatrici. In tal senso viene sottolineato il rischio che anche gli interventi finalizzati a promuovere processi di empowerment possano produrre esiti di disempowerment, ovvero di diminuzione percepita della proprie potenzialità.
Camussi, E. (2008). La ricerca-azione femminista. In F.P. Colucci, M. Colombo, L. Montali (a cura di), La ricerca intervento (pp. 239-258). Bologna : Il Mulino.
La ricerca-azione femminista
CAMUSSI, ELISABETTA
2008
Abstract
Il contributo illustra la ricerca intervento nella prospettiva femminista. A partire dalla riflessione teorica femminista, che negli anni ’70 ha evidenziato l’artificiosità di pratiche di ricerca che identificano nell’oggettività e nella neutralità i criteri di validità, i women’s studies si sono focalizzati sul riconoscimento e la sperimentazione di modalità che rispettino la totalità dei soggetti coinvolti in un progetto di ricerca, con una precisa attenzione agli equilibri di potere. L’assunto femminista del “partire da sé”, ponendosi come rifiuto di un sapere teorico inteso come astratto e separato dall’esperienza e dalle pratiche di vita, ha rivendicato, anche in termini politici, la centralità del soggetto, che in quanto tale non può essere mai ricondotto a semplice “oggetto di indagine” né a mero “strumento di rilevazione”. Da questa attenzione ai soggetti è derivata una diversa definizione sia del ruolo svolto dai ricercatori che della posizione dei soggetti, secondo un approccio che trasforma il fare ricerca “su” in un fare ricerca “con”. Il contributo esplora le principali riflessioni sul tema, con particolare riferimento ad un’esperienza di ricerca azione femminista condotta in Australia da donne e destinata a gruppi di donne; l’analisi evidenzia la difficoltà di coniugare le istanze dell’egualitarismo, della democratizzazione della ricerca e dell’emancipazione con l’inevitabile asimmetria connessa alle competenze teorico-metodologiche delle ricercatrici. In tal senso viene sottolineato il rischio che anche gli interventi finalizzati a promuovere processi di empowerment possano produrre esiti di disempowerment, ovvero di diminuzione percepita della proprie potenzialità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.