Negli studi sul diritto dell’antichità la tentazione attualizzante conduce spesso a postulare come esistente una immaginaria categoria universale del pensiero umano, una generale visione sinottica, in cui determinati valori etici sarebbero da sempre assodati e condivisi. La «naturalizzazione» della morale è in effetti un processo tipico di ogni cultura, e va tenuto sempre presente, soprattutto allorquando si studi il valore dell’uguaglianza. Questo ha, nel mondo antico mediterraneo e in particolare nel diritto romano, implicazioni completamente differenti da quelle attuali, che sono piuttosto, agli occhi dello storico, un portato recentissimo di una vicenda storica più che millenaria, ove del tutto relativa era l’idea stessa di “individuo”, ove il principio di gerarchia reggeva “naturalmente” una società in cui uguaglianza vi era solo tra pari, il diritto era piuttosto retto dal principio della personalità, la civitas era concepita come privilegio, la libertas quale connotazione politica e lo stesso principio maggioritario non era ammesso in via generale.
Buzzacchi, C. (2009). Uguaglianza e gerarchia nel mondo antico. In C. Russo Ruggeri (a cura di), Studi in onore di Antonino Metro (pp. 307-333). Milano : Giuffrè.
Uguaglianza e gerarchia nel mondo antico
BUZZACCHI, CHIARA
2009
Abstract
Negli studi sul diritto dell’antichità la tentazione attualizzante conduce spesso a postulare come esistente una immaginaria categoria universale del pensiero umano, una generale visione sinottica, in cui determinati valori etici sarebbero da sempre assodati e condivisi. La «naturalizzazione» della morale è in effetti un processo tipico di ogni cultura, e va tenuto sempre presente, soprattutto allorquando si studi il valore dell’uguaglianza. Questo ha, nel mondo antico mediterraneo e in particolare nel diritto romano, implicazioni completamente differenti da quelle attuali, che sono piuttosto, agli occhi dello storico, un portato recentissimo di una vicenda storica più che millenaria, ove del tutto relativa era l’idea stessa di “individuo”, ove il principio di gerarchia reggeva “naturalmente” una società in cui uguaglianza vi era solo tra pari, il diritto era piuttosto retto dal principio della personalità, la civitas era concepita come privilegio, la libertas quale connotazione politica e lo stesso principio maggioritario non era ammesso in via generale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.