Un fiume, il mare, una spiaggia, il cibo, gli insetti, il tempo atmosferico si ripresentano oggi come ibridi fuori luogo, non riconoscibili nelle loro metamorfosi e nella nostra interdipendenza: una natura snaturata e fuori categoria, “qualcosa di fuori posto” indubbiamente. Il cambiamento del tempo atmosferico e dei cicli piovani nelle dimensioni locali, tra estati sempre più aride e isole di calore urbane, eventi estremi sulle coste, stagionalità con ritmi non riconoscibili, è qualcosa che percepiamo tutti, assieme alla loro mediatizzazione catastrofica e delle informazioni su scenari climatici, quantificazioni di gas climalteranti correlate all’aumento di temperature medie, o di morte di specie viventi e biodiversità, che ci arriva come “discarica di informazioni”, emotivamente troppo oberanti perché diventino generativi di cambiamento. La natura si ripresenta come qualcosa di perturbante (Van Aken, 2017), familiare e minaccioso assieme, che ritroviamo, anche con emozioni angoscianti e spaventate, vicine a casa nostra; perturbanti proprio perché non riusciamo a renderli significativi, come è il caso delle dinamiche atmosferiche. Non è ciò che si presenta in sé il problema, le onde di calore come venti polari fuori stagione, le notizie sulla distruzione ambientale nel nostro sistema di sviluppo, o la CO2 di cui sentiamo parlare proprio mentre sappiamo di produrla quotidianamente, ma è la categoria «natura» con cui rendiamo incomprensibile la realtà che ci circonda. Anzi, la natura si ripresenta come minacciosa, inedita, proprio perché non ne capiamo le relazioni in cui siamo coinvolti. E cerchiamo dunque ancor più natura idilliaca, edenica, in equilibrio, da proteggere, idealizzare e conservare nel cibo, nella salute, nell’aria ma sempre come se fosse fuori dalle nostre relazioni. Ebbene, questa natura non solo non è mai esistita nella maggior parte delle culture, ma ci rende incomprensibile, aliena e quindi minacciosa anche «casa nostra».
Van Aken, M. (2022). Quanti soggetti, quante relazioni! Cambiare gioco nell’Antropocene. In F.B. Maja Antonietti (a cura di), Educazione e natura. Fondamenti, prospettive, possibilità (pp. 41-56). Milano : FrancoAngeli.
Quanti soggetti, quante relazioni! Cambiare gioco nell’Antropocene
Van Aken, M
2022
Abstract
Un fiume, il mare, una spiaggia, il cibo, gli insetti, il tempo atmosferico si ripresentano oggi come ibridi fuori luogo, non riconoscibili nelle loro metamorfosi e nella nostra interdipendenza: una natura snaturata e fuori categoria, “qualcosa di fuori posto” indubbiamente. Il cambiamento del tempo atmosferico e dei cicli piovani nelle dimensioni locali, tra estati sempre più aride e isole di calore urbane, eventi estremi sulle coste, stagionalità con ritmi non riconoscibili, è qualcosa che percepiamo tutti, assieme alla loro mediatizzazione catastrofica e delle informazioni su scenari climatici, quantificazioni di gas climalteranti correlate all’aumento di temperature medie, o di morte di specie viventi e biodiversità, che ci arriva come “discarica di informazioni”, emotivamente troppo oberanti perché diventino generativi di cambiamento. La natura si ripresenta come qualcosa di perturbante (Van Aken, 2017), familiare e minaccioso assieme, che ritroviamo, anche con emozioni angoscianti e spaventate, vicine a casa nostra; perturbanti proprio perché non riusciamo a renderli significativi, come è il caso delle dinamiche atmosferiche. Non è ciò che si presenta in sé il problema, le onde di calore come venti polari fuori stagione, le notizie sulla distruzione ambientale nel nostro sistema di sviluppo, o la CO2 di cui sentiamo parlare proprio mentre sappiamo di produrla quotidianamente, ma è la categoria «natura» con cui rendiamo incomprensibile la realtà che ci circonda. Anzi, la natura si ripresenta come minacciosa, inedita, proprio perché non ne capiamo le relazioni in cui siamo coinvolti. E cerchiamo dunque ancor più natura idilliaca, edenica, in equilibrio, da proteggere, idealizzare e conservare nel cibo, nella salute, nell’aria ma sempre come se fosse fuori dalle nostre relazioni. Ebbene, questa natura non solo non è mai esistita nella maggior parte delle culture, ma ci rende incomprensibile, aliena e quindi minacciosa anche «casa nostra».File | Dimensione | Formato | |
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