Il contributo di Emilio Betti alla riforma del codice civile, riconosciuto e studiato, ha messo parzialmente in ombra la sua vocazione di costruttore di una nuova legalità anche in ambito processuale . In questo scritto, si valorizzano alcuni momenti fondamentali dell’incontro bettiano con il diritto processuale, che gli fecero conquistare uno spazio autonomo nella riflessione giuridica degli inizi del secolo XX. A questo riguardo, tra i numerosi temi da lui affrontati, si deve attribuire un risalto particolare alla struttura del processo civile, e quindi alla sua posizione nella disputa su oralità e scrittura. Come si vedrà, Betti si pone con decisione nel solco della lezione di Chiovenda, che per lui è il maestro per antonomasia; una lezione che, tuttavia, egli non accetta passivamente, ma fa propria e, all’occorrenza, in alcuni punti critica. La linea favorevole all’oralità è da Betti abbracciata senza esitazioni ed è alimentata anche dalla costante lettura diretta dei grandi processualisti austro-germanici, alla quale si aggiunge un’esperienza forense che, seppure non paragonabile a quella di Carnelutti o Calamandrei, non è comunque da sottovalutare.
Chiodi, G. (2022). Emilio Betti in difesa dell’oralità. Incontri e scontri sulla riforma del codice di procedura civile. In A. Carratta, L. Loschiavo, M.U. Sperandio (a cura di), Betti e il processo civile (pp. 15-45). Roma : RomaTre Press [10.13134/979-12-5977-119-3/1].
Emilio Betti in difesa dell’oralità. Incontri e scontri sulla riforma del codice di procedura civile
Chiodi, G
2022
Abstract
Il contributo di Emilio Betti alla riforma del codice civile, riconosciuto e studiato, ha messo parzialmente in ombra la sua vocazione di costruttore di una nuova legalità anche in ambito processuale . In questo scritto, si valorizzano alcuni momenti fondamentali dell’incontro bettiano con il diritto processuale, che gli fecero conquistare uno spazio autonomo nella riflessione giuridica degli inizi del secolo XX. A questo riguardo, tra i numerosi temi da lui affrontati, si deve attribuire un risalto particolare alla struttura del processo civile, e quindi alla sua posizione nella disputa su oralità e scrittura. Come si vedrà, Betti si pone con decisione nel solco della lezione di Chiovenda, che per lui è il maestro per antonomasia; una lezione che, tuttavia, egli non accetta passivamente, ma fa propria e, all’occorrenza, in alcuni punti critica. La linea favorevole all’oralità è da Betti abbracciata senza esitazioni ed è alimentata anche dalla costante lettura diretta dei grandi processualisti austro-germanici, alla quale si aggiunge un’esperienza forense che, seppure non paragonabile a quella di Carnelutti o Calamandrei, non è comunque da sottovalutare.File | Dimensione | Formato | |
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