Quante volte abbiamo ascoltato questa frase, l’abbiamo pronunciata noi stessi. Insegnare è un lavoro e l’insegnante è un lavoratore, un professionista dell’educazione. La seconda locuzione ci è senza dubbio molto famigliare, fa parte del nostro vocabolario da addetti al lavoro, ma la prima, sembra appartenerci di meno. Come se ci dimenticassimo o lasciassimo sullo sfondo l’equazione: insegnamento=lavoro. Se, a questo punto, teniamo ben presente questo presupposto, come non possiamo non prendere in considerazione la vita emotiva, le emozioni, i vissuti di chi, come lavoro, fa l’insegnante nei vari ordini di scuola. Per quasi tutti i tipi di lavoro siamo consapevoli delle dimensioni e implicazioni emotive che li riguardano, sappiamo come le organizzazioni siano attraversate da vissuti, reazioni, atteggiamenti e comportamenti emotivi, alla base del benessere, o viceversa, del malessere organizzativo e, pertanto, dei soggetti organizzativi, ma quando ci riferiamo all’organizzazione-scuola rischiamo di essere un po' miopi, soprattutto, quando non teniamo conto e non ci facciamo carico, a livello di formazione, per esempio, del mondo interiore e della vita emotiva degli insegnanti. Quando parliamo di emozioni a scuola o dentro la relazione educativa e didattica si è più soliti riferirsi alla vita emotiva degli studenti e meno a quella dell’adulto che insegna. Anche se, a nostro parere, le due dimensioni sono strettamente intrecciate in modo tale da influenzarsi reciprocamente. In continuità con Duccio Demetrio (1995) possiamo affermare che il docente insegna con le emozioni.
Castiglioni, M. (2022). Insegnare è un lavoro?. In M. Fiorucci, E. Zizioli (a cura di), La formazione degli insegnanti: problemi, prospettive e proposte per una scuola di qualità e aperta a tutti e tutte (pp. 522-528). Pensa Multimedia Editore.
Insegnare è un lavoro?
Castiglioni, M
2022
Abstract
Quante volte abbiamo ascoltato questa frase, l’abbiamo pronunciata noi stessi. Insegnare è un lavoro e l’insegnante è un lavoratore, un professionista dell’educazione. La seconda locuzione ci è senza dubbio molto famigliare, fa parte del nostro vocabolario da addetti al lavoro, ma la prima, sembra appartenerci di meno. Come se ci dimenticassimo o lasciassimo sullo sfondo l’equazione: insegnamento=lavoro. Se, a questo punto, teniamo ben presente questo presupposto, come non possiamo non prendere in considerazione la vita emotiva, le emozioni, i vissuti di chi, come lavoro, fa l’insegnante nei vari ordini di scuola. Per quasi tutti i tipi di lavoro siamo consapevoli delle dimensioni e implicazioni emotive che li riguardano, sappiamo come le organizzazioni siano attraversate da vissuti, reazioni, atteggiamenti e comportamenti emotivi, alla base del benessere, o viceversa, del malessere organizzativo e, pertanto, dei soggetti organizzativi, ma quando ci riferiamo all’organizzazione-scuola rischiamo di essere un po' miopi, soprattutto, quando non teniamo conto e non ci facciamo carico, a livello di formazione, per esempio, del mondo interiore e della vita emotiva degli insegnanti. Quando parliamo di emozioni a scuola o dentro la relazione educativa e didattica si è più soliti riferirsi alla vita emotiva degli studenti e meno a quella dell’adulto che insegna. Anche se, a nostro parere, le due dimensioni sono strettamente intrecciate in modo tale da influenzarsi reciprocamente. In continuità con Duccio Demetrio (1995) possiamo affermare che il docente insegna con le emozioni.File | Dimensione | Formato | |
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