I giovani figli dell’immigrazione costituiscono una componente in rapida crescita della popolazione giovanile italiana e presentano caratteristiche che li qualificano per diversi aspetti rispetto a questa come caso estremo, tale da far risaltare con colori più forti quegli stessi aspetti che in altri giovani si trovano più spesso opachi o diluiti. Il saggio, basato su interviste discorsive raccolte tra figli e figlie di genitori immigrati in Italia, ritrae una condizione caratterizzata da una tensione continua tra modelli culturali a loro volta in profonda trasformazione, che non possono essere accettati come un riferimento ‘naturale’ per le proiezioni identitarie di questi figli dell’immigrazione. Allo stesso tempo la loro è una testimonianza particolarmente espressiva di una condizione comune ai loro coetanei, affacciati agli scenari del mondo globalizzato, ma con pochi strumenti di orientamento a disposizione. La tensione, per i nostri giovani intervistati, è però più radicale, nutrendosi di uno scollamento potenzialmente paralizzante tra possibilità immaginarie particolarmente ampie e limiti di prevedibilità – e per molti di fattibilità – ancora più evidenti. La difficoltà a passare a un’azione orientata che realizzi o prefiguri aspirazioni tanto variegate quanto indefinite nei loro percorsi di fattibilità finisce per produrre in molti casi l’esperienza di un tempo sospeso, rimandato, che rischia per alcuni di trasformarsi col passare degli anni in una percezione nostalgica di un presente rimpianto perché mai realizzato.
Maneri, M. (2005). Il tempo dei figli dell'immigrazione. In F. Crespi (a cura di), Tempo vola. Trasformazioni nell'esperienza del tempo nella società contemporanea (pp. 271-287). Bologna : Il Mulino.
Il tempo dei figli dell'immigrazione
MANERI, MARCELLO
2005
Abstract
I giovani figli dell’immigrazione costituiscono una componente in rapida crescita della popolazione giovanile italiana e presentano caratteristiche che li qualificano per diversi aspetti rispetto a questa come caso estremo, tale da far risaltare con colori più forti quegli stessi aspetti che in altri giovani si trovano più spesso opachi o diluiti. Il saggio, basato su interviste discorsive raccolte tra figli e figlie di genitori immigrati in Italia, ritrae una condizione caratterizzata da una tensione continua tra modelli culturali a loro volta in profonda trasformazione, che non possono essere accettati come un riferimento ‘naturale’ per le proiezioni identitarie di questi figli dell’immigrazione. Allo stesso tempo la loro è una testimonianza particolarmente espressiva di una condizione comune ai loro coetanei, affacciati agli scenari del mondo globalizzato, ma con pochi strumenti di orientamento a disposizione. La tensione, per i nostri giovani intervistati, è però più radicale, nutrendosi di uno scollamento potenzialmente paralizzante tra possibilità immaginarie particolarmente ampie e limiti di prevedibilità – e per molti di fattibilità – ancora più evidenti. La difficoltà a passare a un’azione orientata che realizzi o prefiguri aspirazioni tanto variegate quanto indefinite nei loro percorsi di fattibilità finisce per produrre in molti casi l’esperienza di un tempo sospeso, rimandato, che rischia per alcuni di trasformarsi col passare degli anni in una percezione nostalgica di un presente rimpianto perché mai realizzato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.