Chi sono e cosa vogliono gli uomini casalinghi? È possibile, per un uomo, stare a casa e fare il “casalingo”? Cosa può spingere un individuo di sesso maschile a rinunciare al lavoro per occuparsi della casa e della cura? L’uomo casalingo è un gay? Un uomo casalingo può essere virile? Esistono uomini casalinghi in Italia? E quanti sono? Sono queste alcune (frequenti) domande alle quali cercheremo di dare risposta con questo capitolo dal titolo “L’uomo casalingo è un ossimoro?”, una scelta che forse vale la pena illustrare a lettori e lettrici. L’ossimoro, lo ricordiamo, è una figura retorica che accosta due parole di significato opposto che si contraddicono a vicenda. Questo accostamento può produrre effetti espressivi inediti e suggestivi e può al contempo assumere un significato umoristico: ad esempio: ghiaccio bollente; convergenze parallele; amara dolcezza, ecc. L’intento è quello di ragionare intorno alla presunta antitesi che separa i due termini: genere maschile e casalinghità, una condizione occupazionale − quest’ultima − tradizionalmente considerata parte “naturale”, “normale”, “ovvia”, “indiscussa” dell’essere donna. Tale antitesi culturalmente sostenuta ha contribuito alla costruzione e alla perpetuazione di stereotipi di genere che hanno pesantemente impattato sia sulla comprensione del fenomeno (spesso interpretato come una bizzarria, una stranezza, una stravaganza) sia, di conseguenza, sulle pratiche di rilevazione dati (cioè sulla visibilità statistica della condizione “uomo casalingo”). Una condizione, che, come vedremo pare (per varie ragioni) in significativa crescita.
Ruspini, E. (2011). L’uomo casalingo è un ossimoro?. In Maschi alfa, beta, omega. Virilità italiane tra persistenze, imprevisti e mutamento (pp. 95-112). MIlano : FrancoAngeli.
L’uomo casalingo è un ossimoro?
RUSPINI, ELISABETTA
2011
Abstract
Chi sono e cosa vogliono gli uomini casalinghi? È possibile, per un uomo, stare a casa e fare il “casalingo”? Cosa può spingere un individuo di sesso maschile a rinunciare al lavoro per occuparsi della casa e della cura? L’uomo casalingo è un gay? Un uomo casalingo può essere virile? Esistono uomini casalinghi in Italia? E quanti sono? Sono queste alcune (frequenti) domande alle quali cercheremo di dare risposta con questo capitolo dal titolo “L’uomo casalingo è un ossimoro?”, una scelta che forse vale la pena illustrare a lettori e lettrici. L’ossimoro, lo ricordiamo, è una figura retorica che accosta due parole di significato opposto che si contraddicono a vicenda. Questo accostamento può produrre effetti espressivi inediti e suggestivi e può al contempo assumere un significato umoristico: ad esempio: ghiaccio bollente; convergenze parallele; amara dolcezza, ecc. L’intento è quello di ragionare intorno alla presunta antitesi che separa i due termini: genere maschile e casalinghità, una condizione occupazionale − quest’ultima − tradizionalmente considerata parte “naturale”, “normale”, “ovvia”, “indiscussa” dell’essere donna. Tale antitesi culturalmente sostenuta ha contribuito alla costruzione e alla perpetuazione di stereotipi di genere che hanno pesantemente impattato sia sulla comprensione del fenomeno (spesso interpretato come una bizzarria, una stranezza, una stravaganza) sia, di conseguenza, sulle pratiche di rilevazione dati (cioè sulla visibilità statistica della condizione “uomo casalingo”). Una condizione, che, come vedremo pare (per varie ragioni) in significativa crescita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.