Il fenomeno della globalizzazione viene considerato in quanto stimolo di rinnovate teorie sociali della convergenza, tutte di segno diverso rispetto a quelle orientate all’ottimismo e alla fiducia sull’evoluzione del progresso e dell’industrializzazione, sostenute soprattutto dai sociologi funzionalisti americani negli anni cinquanta. Tendono così ad affermarsi tesi, più pessimistiche, sugli effetti della globalizzazione, che porterebbero quasi “necessariamente” ad un ridimensionamento dei sistemi sociali e di relazioni industriali, in particolare lungo tre dimensioni: decentramento, de-regolazione e disorganizzazione. Viene messa però in discussione la natura “determinista” di tale argomentazione, secondo la quale i cambiamenti nell’economia darebbero luogo a richieste di disorganizzazione sociale che a cascata porterebbero a cambiamenti nei sistemi sociali e di relazioni industriali, secondo un rigido approccio che appare tuttora di natura funzionalista. In realtà, si tende a dimostrare che gli attori collettivi hanno sempre saputo interagire con i cambiamenti di contesto e che molti esiti non sono indipendenti dai meccanismi istituzionali che caratterizzano i diversi “modelli” di capitalismo.
Negrelli, S. (2006). Globalizzazione e relazioni industriali. In Globalizzazione e rapporti di lavoro (pp. 99-117). Milano : Vita e Pensiero.
Globalizzazione e relazioni industriali
NEGRELLI, SERAFINO
2006
Abstract
Il fenomeno della globalizzazione viene considerato in quanto stimolo di rinnovate teorie sociali della convergenza, tutte di segno diverso rispetto a quelle orientate all’ottimismo e alla fiducia sull’evoluzione del progresso e dell’industrializzazione, sostenute soprattutto dai sociologi funzionalisti americani negli anni cinquanta. Tendono così ad affermarsi tesi, più pessimistiche, sugli effetti della globalizzazione, che porterebbero quasi “necessariamente” ad un ridimensionamento dei sistemi sociali e di relazioni industriali, in particolare lungo tre dimensioni: decentramento, de-regolazione e disorganizzazione. Viene messa però in discussione la natura “determinista” di tale argomentazione, secondo la quale i cambiamenti nell’economia darebbero luogo a richieste di disorganizzazione sociale che a cascata porterebbero a cambiamenti nei sistemi sociali e di relazioni industriali, secondo un rigido approccio che appare tuttora di natura funzionalista. In realtà, si tende a dimostrare che gli attori collettivi hanno sempre saputo interagire con i cambiamenti di contesto e che molti esiti non sono indipendenti dai meccanismi istituzionali che caratterizzano i diversi “modelli” di capitalismo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.