Il contributo intende riflettere da un punto di vista pedagogi-co sul senso che il tema della finitudine può avere in ambito educativo. Innanzitutto, si interroga l’esperienza della finitezza nell’attuale milieu storico e socio-culturale. Quest’ultimo appare caratterizzato da una marcata tendenza a rimuovere tutti i principali limiti che definiscono la condizione umana. Ciò genera apprendimenti diffusi che rendono difficile lavorare pedagogicamente con individui non più abituati a confrontarsi con la questione dei limiti, propri e altrui, e che proprio per questo sono particolarmente esposti a situazioni di vulnerabilità e disagio. A partire da questo sfondo problematico, si sostiene l’importanza di recuperare il senso e il valore del limite sia per dare una “buona” forma alla propria vita, sia per costruire “buone” forme educative, che consentano ai soggetti di fare esperienze di crescita significative. Ciò comporta di connettere a più livelli e da più prospettive un’estetica dell’esistenza con un’estetica della formazione. Il confronto con la dimensione della finitudine, infatti, è fondamentale per realizzarsi nella vita, così come per potersi sperimentare nei contesti educativi. Esso definisce i vincoli e le possibilità di azione e di conoscenza dei soggetti e dei sistemi formativi.
Ferrante, A., Galimberti, A. (2019). Il senso pedagogico della finitudine. Dall’estetica dell’esistenza all’estetica della formazione. METIS, 9(1), 443-458 [10.30557/MT00076].
Il senso pedagogico della finitudine. Dall’estetica dell’esistenza all’estetica della formazione
Ferrante, A;Galimberti, A
2019
Abstract
Il contributo intende riflettere da un punto di vista pedagogi-co sul senso che il tema della finitudine può avere in ambito educativo. Innanzitutto, si interroga l’esperienza della finitezza nell’attuale milieu storico e socio-culturale. Quest’ultimo appare caratterizzato da una marcata tendenza a rimuovere tutti i principali limiti che definiscono la condizione umana. Ciò genera apprendimenti diffusi che rendono difficile lavorare pedagogicamente con individui non più abituati a confrontarsi con la questione dei limiti, propri e altrui, e che proprio per questo sono particolarmente esposti a situazioni di vulnerabilità e disagio. A partire da questo sfondo problematico, si sostiene l’importanza di recuperare il senso e il valore del limite sia per dare una “buona” forma alla propria vita, sia per costruire “buone” forme educative, che consentano ai soggetti di fare esperienze di crescita significative. Ciò comporta di connettere a più livelli e da più prospettive un’estetica dell’esistenza con un’estetica della formazione. Il confronto con la dimensione della finitudine, infatti, è fondamentale per realizzarsi nella vita, così come per potersi sperimentare nei contesti educativi. Esso definisce i vincoli e le possibilità di azione e di conoscenza dei soggetti e dei sistemi formativi.File | Dimensione | Formato | |
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