Abstract La ricerca-azione che presentiamo è nata in seno ad un’indagine più ampia svolta nell’ambito del FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi 2007-2013). Il progetto dal titolo “Le radici e le ali. Giovani identità in gioco si incontrano e si raccontano nella scuola del futuro”, si è realizzato in tre Istituti Comprensivi della zona 7, del comune di Milano, nell’anno scolastico 2013-2014. La zona scelta presenta una spiccata eterogeneità sociale e territoriale, segnata anche dalla presenza di alcuni quartieri di edilizia pubblica fortemente degradati dove si concentra buona parte della popolazione immigrata residente. La scuola primaria Lombardo Radice, soggetto di questo studio, è nota come scuola multietnica teatro di un caso scoppiato nel 2011, anno in cui fu chiusa poiché nessuna famiglia italiana aveva iscritto lì il proprio figlio. Si tratta di un tipico esempio del fenomeno di white flight che sta investendo Milano da una decina d’anni e origina segregazione scolastica (Pacchi, Ranci, 2017). Nel 2013 fu riaperta con l’86,6% di bambini di famiglie immigrate, nel 2014 erano il 95%. Da una prospettiva educativa nonostante questo istituto abbia consolidato una cultura dell’accoglienza e alcune attenzioni didattiche per la lingua italiana L2, gli insegnanti hanno continuato a chiedere un supporto per rispondere in modo efficace ad aree di bisogno emergenti, tipiche dei contesti ad alta concentrazione di alunni stranieri, meno presidiate dal sistema degli interventi territoriali. Il percorso identitario di bambini e giovani figli di migranti nati in Italia o altrove, accanto alle sfide evolutive che contraddistinguono in generale infanzia e adolescenza, presenta elementi di complessità, legati al percorso migratorio, alla condizione di doppia e plurima appartenenza culturale, di legame con minoranze sociali ed etniche, che espone adulti e bambini a possibili forme di discriminazione, di etichettamento e a percorsi di assimilazione ai livelli più marginali. La ricerca-azione ha sviluppato una metodologia collaborativa (Savoie‐Zajc, Descamps‐Bednarz, 2007) tra insegnanti e ricercatori che ha dato voce ai bambini e alle famiglie (Grion, Cook-Sather, 2013) attraverso la realizzazione di esperienze laboratoriali (Zecca, 2016) sull’identità narrata, sulla valorizzazione e ricostruzione delle differenze come pilastro fondativo della cittadinanza globale (Benhabib, 2008).
Balconi, B., Zecca, L. (2019). A me piace la mia pelle. Se dovessi cambiarla, avrei un'altra mamma, ma io non voglio cambiare mamma. Storie dalla Scuola Primaria Lombardo Radice di Milano. ROOTS§ROUTES, IX(29, gennaio– maggio 2019).
A me piace la mia pelle. Se dovessi cambiarla, avrei un'altra mamma, ma io non voglio cambiare mamma. Storie dalla Scuola Primaria Lombardo Radice di Milano
Balconi, B;Zecca, L
2019
Abstract
Abstract La ricerca-azione che presentiamo è nata in seno ad un’indagine più ampia svolta nell’ambito del FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi 2007-2013). Il progetto dal titolo “Le radici e le ali. Giovani identità in gioco si incontrano e si raccontano nella scuola del futuro”, si è realizzato in tre Istituti Comprensivi della zona 7, del comune di Milano, nell’anno scolastico 2013-2014. La zona scelta presenta una spiccata eterogeneità sociale e territoriale, segnata anche dalla presenza di alcuni quartieri di edilizia pubblica fortemente degradati dove si concentra buona parte della popolazione immigrata residente. La scuola primaria Lombardo Radice, soggetto di questo studio, è nota come scuola multietnica teatro di un caso scoppiato nel 2011, anno in cui fu chiusa poiché nessuna famiglia italiana aveva iscritto lì il proprio figlio. Si tratta di un tipico esempio del fenomeno di white flight che sta investendo Milano da una decina d’anni e origina segregazione scolastica (Pacchi, Ranci, 2017). Nel 2013 fu riaperta con l’86,6% di bambini di famiglie immigrate, nel 2014 erano il 95%. Da una prospettiva educativa nonostante questo istituto abbia consolidato una cultura dell’accoglienza e alcune attenzioni didattiche per la lingua italiana L2, gli insegnanti hanno continuato a chiedere un supporto per rispondere in modo efficace ad aree di bisogno emergenti, tipiche dei contesti ad alta concentrazione di alunni stranieri, meno presidiate dal sistema degli interventi territoriali. Il percorso identitario di bambini e giovani figli di migranti nati in Italia o altrove, accanto alle sfide evolutive che contraddistinguono in generale infanzia e adolescenza, presenta elementi di complessità, legati al percorso migratorio, alla condizione di doppia e plurima appartenenza culturale, di legame con minoranze sociali ed etniche, che espone adulti e bambini a possibili forme di discriminazione, di etichettamento e a percorsi di assimilazione ai livelli più marginali. La ricerca-azione ha sviluppato una metodologia collaborativa (Savoie‐Zajc, Descamps‐Bednarz, 2007) tra insegnanti e ricercatori che ha dato voce ai bambini e alle famiglie (Grion, Cook-Sather, 2013) attraverso la realizzazione di esperienze laboratoriali (Zecca, 2016) sull’identità narrata, sulla valorizzazione e ricostruzione delle differenze come pilastro fondativo della cittadinanza globale (Benhabib, 2008).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.