Il corpo come oggetto della formazione del counsellor è il tema del presente saggio. Segue l'esperienza, di alcuni anni, da me condotta all'interno della Scuola triennale di Counselling Psicosociale organizzata dal Centro di Psicologia e Analisi Transazionale in collaborazione con la Cooperativa Terrenuove di Milano. Una bellissima esperienza, l'opportunità offertami, di cui sono molto grato alle responsabili, di mettere a tema il vissuto corporeo di chi si appresta ad agire i gesti della cura, tanto più importante e significativa se si pensa che, nel migliore dei casi, quando abitualmente si parla di corpi e cura, in gioco non è mai il corpo dell'operatore, ma il corpo "emozionale ed emozionato di chi i gesti della cura li riceve" (quando non li subisce) (Manuzzi 2009). Per questa ragione, il mio contributo formativo alla scuola ha imposto una ridefinizione del setting: abbiamo lavorato nella sala sgombra di sedie, muovendoci scalzi, sedendoci e sdraiandoci per terra... Il lavoro di cura consiste in un vero e proprio "corpo-a-corpo". Ciò spiega la rinnovata attenzione, negli ultimi anni, verso la dimensione corporea nella formazione degli operatori. Ma che cosa dobbiamo intendere con formazione corporea? A quale idea di corpo ci riferiamo? Prendendo le mosse dalle opzioni epistemologiche e metodologiche della "pedagogia del corpo", e seguendo idealmente lo sviluppo, attraverso alcune esemplificative proposte, di un corso rivolto a dei futuri counsellor, il contributo delinea caratteristiche e stile di un approccio trasversale volto a integrare saperi, emozioni, sentimenti ed esperienze tradizionalmente separati: il codice della parola e quelli meno riconosciuti del movimento, del gesto, dello sguardo, dei suoni, dei sensi tutti.
Gamelli, I. (2010). La formazione corporea del counsellor. In A. Dondi, E. Lo Re (a cura di), Luoghi e modi del counselling (pp. 23-47). Milano : La Vita Felice.
La formazione corporea del counsellor
GAMELLI, IVANO GIUSEPPE
2010
Abstract
Il corpo come oggetto della formazione del counsellor è il tema del presente saggio. Segue l'esperienza, di alcuni anni, da me condotta all'interno della Scuola triennale di Counselling Psicosociale organizzata dal Centro di Psicologia e Analisi Transazionale in collaborazione con la Cooperativa Terrenuove di Milano. Una bellissima esperienza, l'opportunità offertami, di cui sono molto grato alle responsabili, di mettere a tema il vissuto corporeo di chi si appresta ad agire i gesti della cura, tanto più importante e significativa se si pensa che, nel migliore dei casi, quando abitualmente si parla di corpi e cura, in gioco non è mai il corpo dell'operatore, ma il corpo "emozionale ed emozionato di chi i gesti della cura li riceve" (quando non li subisce) (Manuzzi 2009). Per questa ragione, il mio contributo formativo alla scuola ha imposto una ridefinizione del setting: abbiamo lavorato nella sala sgombra di sedie, muovendoci scalzi, sedendoci e sdraiandoci per terra... Il lavoro di cura consiste in un vero e proprio "corpo-a-corpo". Ciò spiega la rinnovata attenzione, negli ultimi anni, verso la dimensione corporea nella formazione degli operatori. Ma che cosa dobbiamo intendere con formazione corporea? A quale idea di corpo ci riferiamo? Prendendo le mosse dalle opzioni epistemologiche e metodologiche della "pedagogia del corpo", e seguendo idealmente lo sviluppo, attraverso alcune esemplificative proposte, di un corso rivolto a dei futuri counsellor, il contributo delinea caratteristiche e stile di un approccio trasversale volto a integrare saperi, emozioni, sentimenti ed esperienze tradizionalmente separati: il codice della parola e quelli meno riconosciuti del movimento, del gesto, dello sguardo, dei suoni, dei sensi tutti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.