I comportamenti prosociali definiscono le azioni messe in atto per beneficiare gli altri senza trarne un vantaggio personale (Eisenberg et al., 2015). Negli ultimi anni in letteratura si è assistito al passaggio da una concezione globale del comportamento prosociale ad una multidimensionale. Ciò ha portato ad individuare diverse varietà di azioni prosociali, ognuna delle quali è contraddistinta da specifici pattern di produzione ed età di comparsa (Dunfield, 2014; Svetlova et al., 2010). Un comportamento prosociale ad insorgenza precoce è l'aiuto, che include azioni volte ad assistere gli altri nel raggiungimento di un obiettivo. Molti studi hanno mostrato che le competenze socio-emotive e linguistiche influiscono sulla prosocialità in età prescolare (Eggum et al., 2011; Girard et al., 2017), tuttavia pochi hanno analizzato i correlati delle singole tipologie di comportamento prosociale. Inoltre, la maggior parte delle ricerche sulla prima infanzia ha indagato il fenomeno in contesti sperimentali strutturati o tramite questionari compilati dai genitori. Il presente contributo è quindi volto ad esplorare gli effetti delle abilità di cognizione sociale (conoscenza delle emozioni e teoria della mente) e linguaggio recettivo sulla frequenza dei comportamenti di aiuto messi in atto spontaneamente verso i pari durante momenti di gioco non strutturato. Poichè alcune ricerche hanno rivelato che età e genere sono correlati dei comportamenti prosociali (Baillargeon et al., 2011; Girard et al., 2017), anche la loro influenza è stata controllata. Hanno partecipato 149 bambini piemontesi di età compresa tra i 24 e i 47 mesi (M = 35.6 mesi, DS = 6.77 mesi). È stato adottato un disegno di ricerca multi-tratto multi-metodo. Sono stati infatti somministrati individualmente l'AKT (Denham, 1986), due prove di teoria della mente (comprensione del desiderio altrui di Wellman & Liu, 2004, e vera credenza di Wellman, 1991) e il PPVT-R (Dunn & Dunn, 1981); inoltre, ogni bambino è stato osservato in momenti di gioco libero con i pari, rilevando i comportamenti prosociali di aiuto spontanei attraverso una griglia osservativa costruita ad hoc, ispirata ai protocolli sperimentali di Dunfield e collaboratori (Dunfield & Kuhlmeier, 2013; Dunfield et al., 2011). Le analisi di regressione lineare multipla mostrano che età, genere, comprensione dei desideri altrui, linguaggio recettivo e conoscenza delle situazioni emotive complessivamente spiegano il 14% dei comportamenti di aiuto (F5,135 = 5.79, p = .010). In particolare, la frequenza con cui i bambini aiutano i loro compagni è determinata soprattutto dalla conoscenza delle situazioni emotive (p = .010) e dal genere (p = .032), mentre il linguaggio ha una tendenza alla significatività statistica (p = .053). I risultati ottenuti forniscono spunti di riflessione per la progettazione ed implementazione di programmi di intervento efficaci volti ad incrementare la frequenza dei comportamenti prosociali di aiuto nella prima infanzia.
Conte, E., Grazzani, I., Pepe, A. (2017). Effetti delle abilità di cognizione sociale e linguaggio recettivo sui comportamenti prosociali di aiuto in bambini di 2 e 3 anni. Intervento presentato a: Giornata dei Poster della Ricerca, Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Effetti delle abilità di cognizione sociale e linguaggio recettivo sui comportamenti prosociali di aiuto in bambini di 2 e 3 anni
Conte, E;Grazzani, I;Pepe, A
2017
Abstract
I comportamenti prosociali definiscono le azioni messe in atto per beneficiare gli altri senza trarne un vantaggio personale (Eisenberg et al., 2015). Negli ultimi anni in letteratura si è assistito al passaggio da una concezione globale del comportamento prosociale ad una multidimensionale. Ciò ha portato ad individuare diverse varietà di azioni prosociali, ognuna delle quali è contraddistinta da specifici pattern di produzione ed età di comparsa (Dunfield, 2014; Svetlova et al., 2010). Un comportamento prosociale ad insorgenza precoce è l'aiuto, che include azioni volte ad assistere gli altri nel raggiungimento di un obiettivo. Molti studi hanno mostrato che le competenze socio-emotive e linguistiche influiscono sulla prosocialità in età prescolare (Eggum et al., 2011; Girard et al., 2017), tuttavia pochi hanno analizzato i correlati delle singole tipologie di comportamento prosociale. Inoltre, la maggior parte delle ricerche sulla prima infanzia ha indagato il fenomeno in contesti sperimentali strutturati o tramite questionari compilati dai genitori. Il presente contributo è quindi volto ad esplorare gli effetti delle abilità di cognizione sociale (conoscenza delle emozioni e teoria della mente) e linguaggio recettivo sulla frequenza dei comportamenti di aiuto messi in atto spontaneamente verso i pari durante momenti di gioco non strutturato. Poichè alcune ricerche hanno rivelato che età e genere sono correlati dei comportamenti prosociali (Baillargeon et al., 2011; Girard et al., 2017), anche la loro influenza è stata controllata. Hanno partecipato 149 bambini piemontesi di età compresa tra i 24 e i 47 mesi (M = 35.6 mesi, DS = 6.77 mesi). È stato adottato un disegno di ricerca multi-tratto multi-metodo. Sono stati infatti somministrati individualmente l'AKT (Denham, 1986), due prove di teoria della mente (comprensione del desiderio altrui di Wellman & Liu, 2004, e vera credenza di Wellman, 1991) e il PPVT-R (Dunn & Dunn, 1981); inoltre, ogni bambino è stato osservato in momenti di gioco libero con i pari, rilevando i comportamenti prosociali di aiuto spontanei attraverso una griglia osservativa costruita ad hoc, ispirata ai protocolli sperimentali di Dunfield e collaboratori (Dunfield & Kuhlmeier, 2013; Dunfield et al., 2011). Le analisi di regressione lineare multipla mostrano che età, genere, comprensione dei desideri altrui, linguaggio recettivo e conoscenza delle situazioni emotive complessivamente spiegano il 14% dei comportamenti di aiuto (F5,135 = 5.79, p = .010). In particolare, la frequenza con cui i bambini aiutano i loro compagni è determinata soprattutto dalla conoscenza delle situazioni emotive (p = .010) e dal genere (p = .032), mentre il linguaggio ha una tendenza alla significatività statistica (p = .053). I risultati ottenuti forniscono spunti di riflessione per la progettazione ed implementazione di programmi di intervento efficaci volti ad incrementare la frequenza dei comportamenti prosociali di aiuto nella prima infanzia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.