In questo contributo viene presentata l’analisi dello sviluppo di un ambiente formativo per la formazione iniziale degli insegnanti, in modo specifico del laboratorio di Tecnologie didattiche del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Anche se spesso viene trascurata, e le condizioni di alcune aule all'interno delle nostre scuole lo testimoniano, la cura del setting riveste un ruolo fondamentale per ogni processo formativo incidendo sull’efficacia dell’educazione (Proshansky & Wolfe, 1974). Lo stesso Freinet (1978) ha sottolineato che il processo di innovazione della didattica passa anche attraverso la ristrutturazione dell'ambiente di apprendimento, e il setting può essere considerato un potenziale agente di cambiamento. È perciò rilevante progettarlo in modo congruente con le metodologie didattiche che ci si prefigge di utilizzare, soprattutto considerando il contributo delle tecnologie da cui può dipendere la qualità del processo di insegnamento (Ferrari, Garavaglia, 2012). Le varie fasi della progettazione del laboratorio di Tecnologie didattiche hanno avuto come focus principale il passaggio consapevole e riflessivo dalla teoria all’azione (Vigo, 2005) e il quadro normativo dove agirà il futuro insegnante, per cui è stato rilevante il riferimento alle indicazioni ministeriali (Indicazioni nazionali per il curricolo e recentemente il Piano Nazionale Scuola Digitale). La progettazione del percorso, costruita secondo logica iterativa e collegiale, è evoluta nel tempo sulla base di una serie di feedback raccolti in modo sistematico negli anni 2013-14 e 2015-15, nello specifico: - 430 questionari di valutazione somministrati; - osservazioni da parte dei 10 conduttori dei diversi turni del laboratorio, condivise in riunioni e panel specifici; - metariflessioni sul percorso effettuato da parte degli studenti, raccolte attraverso una scheda finale; - 5 interviste a studenti selezionati. La messa a sistema di queste rilevazioni ha contributo a definire lo sviluppo a livello micro di alcune variazioni funzionali a risolvere diversi aspetti, come ad esempio una maggiore personalizzazione del percorso (Cattaneo, 2004), e l’integrazione di attività per potenziare competenze metacognitive legate all’uso degli strumenti digitali nella didattica. L’analisi ha permesso di identificare anche un fattore, il setting, che in questi primi due anni di erogazione è emerso come particolarmente problematico, infatti la correlazione tra esso e la qualità percepita del percorso formativo è di 0,423 e l’analisi fattoriale ha messo in evidenza che risulta nel primo componente delle variabili che determinano la bassa qualità. Si tratta un fattore difficilmente risolvibile poiché fortemente vincolato dalle infrastrutture disponibili, a differenza degli altri che dipendono dalla qualità di conduzione del docente: i laboratori informatici utilizzati presentano una disposizione di pc desktop per file parallele fisse che non favoriscono l’attivazione di gruppi di lavoro, inoltre i dispositivi non sono adeguati rispetto agli scopi (sia a livello di dotazione che di configurazione del sistema operativo). L’adozione del BYOD per far fronte a questo elemento di criticità ha presentato da subito alcuni vantaggi perché consente a dei futuri insegnanti di acquisire sicurezza e consapevolezza del proprio dispositivo in una situazione protetta, ma risulta parzialmente risolutiva poiché non tutti i device sono performanti, non permette di utilizzare strumentazioni specifiche e non è in grado di risolvere le problematiche legate all’infrastruttura dell’aula (Garavaglia, Petti & Garzia, 2016). Per cercare una soluzione efficace è stata progettata un’aula appositamente studiata per le attività laboratoriali che comportano un utilizzo avanzato dei nuovi media. Il nuovo setting è caratterizzato da una tipologia multi-screen (Ferrari & Garavaglia, 2012) con schermi su 3 diverse pareti dedicati ai gruppi di lavoro e banchi disposti a isole con possibilità di attivare coppie o gruppi di lavoro da 3 a 6 e dispositivi tecnologici specifici (coding, robotica, disabilità…). Il nuovo laboratorio sarà oggetto di una seconda fase triennale di questo studio longitudinale
Garavaglia, A., Petti, L. (2017). Riprogettazione del setting del laboratorio di tecnologie didattiche per la formazione iniziale degli insegnanti. In P. Limone, D. Parmigiani (a cura di), Modelli pedagogici e pratiche didattiche per la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti (pp. 327-339). Bari : Progedit – Progetti editoriali srl.
Riprogettazione del setting del laboratorio di tecnologie didattiche per la formazione iniziale degli insegnanti
Garavaglia, A;Petti, L
2017
Abstract
In questo contributo viene presentata l’analisi dello sviluppo di un ambiente formativo per la formazione iniziale degli insegnanti, in modo specifico del laboratorio di Tecnologie didattiche del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Anche se spesso viene trascurata, e le condizioni di alcune aule all'interno delle nostre scuole lo testimoniano, la cura del setting riveste un ruolo fondamentale per ogni processo formativo incidendo sull’efficacia dell’educazione (Proshansky & Wolfe, 1974). Lo stesso Freinet (1978) ha sottolineato che il processo di innovazione della didattica passa anche attraverso la ristrutturazione dell'ambiente di apprendimento, e il setting può essere considerato un potenziale agente di cambiamento. È perciò rilevante progettarlo in modo congruente con le metodologie didattiche che ci si prefigge di utilizzare, soprattutto considerando il contributo delle tecnologie da cui può dipendere la qualità del processo di insegnamento (Ferrari, Garavaglia, 2012). Le varie fasi della progettazione del laboratorio di Tecnologie didattiche hanno avuto come focus principale il passaggio consapevole e riflessivo dalla teoria all’azione (Vigo, 2005) e il quadro normativo dove agirà il futuro insegnante, per cui è stato rilevante il riferimento alle indicazioni ministeriali (Indicazioni nazionali per il curricolo e recentemente il Piano Nazionale Scuola Digitale). La progettazione del percorso, costruita secondo logica iterativa e collegiale, è evoluta nel tempo sulla base di una serie di feedback raccolti in modo sistematico negli anni 2013-14 e 2015-15, nello specifico: - 430 questionari di valutazione somministrati; - osservazioni da parte dei 10 conduttori dei diversi turni del laboratorio, condivise in riunioni e panel specifici; - metariflessioni sul percorso effettuato da parte degli studenti, raccolte attraverso una scheda finale; - 5 interviste a studenti selezionati. La messa a sistema di queste rilevazioni ha contributo a definire lo sviluppo a livello micro di alcune variazioni funzionali a risolvere diversi aspetti, come ad esempio una maggiore personalizzazione del percorso (Cattaneo, 2004), e l’integrazione di attività per potenziare competenze metacognitive legate all’uso degli strumenti digitali nella didattica. L’analisi ha permesso di identificare anche un fattore, il setting, che in questi primi due anni di erogazione è emerso come particolarmente problematico, infatti la correlazione tra esso e la qualità percepita del percorso formativo è di 0,423 e l’analisi fattoriale ha messo in evidenza che risulta nel primo componente delle variabili che determinano la bassa qualità. Si tratta un fattore difficilmente risolvibile poiché fortemente vincolato dalle infrastrutture disponibili, a differenza degli altri che dipendono dalla qualità di conduzione del docente: i laboratori informatici utilizzati presentano una disposizione di pc desktop per file parallele fisse che non favoriscono l’attivazione di gruppi di lavoro, inoltre i dispositivi non sono adeguati rispetto agli scopi (sia a livello di dotazione che di configurazione del sistema operativo). L’adozione del BYOD per far fronte a questo elemento di criticità ha presentato da subito alcuni vantaggi perché consente a dei futuri insegnanti di acquisire sicurezza e consapevolezza del proprio dispositivo in una situazione protetta, ma risulta parzialmente risolutiva poiché non tutti i device sono performanti, non permette di utilizzare strumentazioni specifiche e non è in grado di risolvere le problematiche legate all’infrastruttura dell’aula (Garavaglia, Petti & Garzia, 2016). Per cercare una soluzione efficace è stata progettata un’aula appositamente studiata per le attività laboratoriali che comportano un utilizzo avanzato dei nuovi media. Il nuovo setting è caratterizzato da una tipologia multi-screen (Ferrari & Garavaglia, 2012) con schermi su 3 diverse pareti dedicati ai gruppi di lavoro e banchi disposti a isole con possibilità di attivare coppie o gruppi di lavoro da 3 a 6 e dispositivi tecnologici specifici (coding, robotica, disabilità…). Il nuovo laboratorio sarà oggetto di una seconda fase triennale di questo studio longitudinaleFile | Dimensione | Formato | |
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