Sia i mutamenti sociali e tecnologici in atto, sia l’immaginario che li sostiene e alimenta stanno sconvolgendo le concrete e quotidiane condizioni del “fare esperienza”, nonché molte mappe concettuali occidentali, proiettandoci di fatto in un inedito scenario storico-culturale. La pervasività delle tecnologie nella vita umana e non umana, così come la qualità, l’ampiezza e la profondità delle alterazioni del bios rese oggi possibili dalla tecnica suscitano inquietanti interrogativi a livello politico e bioetico, nonché pedagogico. All’interno della tradizione occidentale l’educazione è stata considerata la principale forma di costituzione e modificazione degli individui. Attualmente, tuttavia, essa subisce la concorrenza di numerose altre prassi che nella vita diffusa presentano implicite valenze formative. In alcuni specifici settori della ricerca e in una parte dell’immaginario collettivo va inoltre diffondendosi la tendenza a pensare che in un prossimo futuro le azioni educative saranno affiancate – o nei casi più estremi sostituite – da interventi tecnici di diversa natura. Al di là della loro plausibilità, queste prospettive sfidano la pedagogia a una riflessione profonda sul senso dell’educare in un’epoca segnata dall’egemonia della tecnica. Complici anche la crisi economica e il progressivo smantellamento del welfare, nell’odierno contesto la stessa esistenza di pratiche educative intenzionali sembra infatti non poter più essere data per scontata. Perché dunque continuare a investire sull’educazione? Qual è il suo eventuale valore? Ciò che cerco di sostenere con la mia ricerca è che è possibile e auspicabile provare a rispondere a queste domande esaminando le dimensioni strutturali e materiali dell’educazione nell’attuale quadro storico-culturale, senza ricorrere prevalentemente all’apparato concettuale dell’umanesimo antropocentrico e senza al contempo cadere in derive tecniciste. Gli approcci umanisti infatti, centrando la propria argomentazione solo sul piano dei valori, spesso si limitano a opporre al tecnicismo imperante una retorica moralista e si rivelano così incapaci di rendere conto di ciò che accade a livello della materialità educativa agente. Di contro, un pensiero improntato alla razionalità tecnica finisce per liquidare l’educazione in quanto tale, poiché la considera solo in termini di risultati misurabili, efficacia ed efficienza, occultandone in tal modo ogni specificità in quanto esperienza particolare dotata di una determinata struttura. Avvalendomi di categorie pedagogiche e filosofiche intendo pertanto avviare nell’ambito della filosofia dell’educazione una riflessione teorica sulle condizioni di possibilità dell’educazione nell’età della tecnica, a partire da un’analisi che assuma in tutta la loro radicalità i cambiamenti legati alle tecnologie emergenti. A tal fine intendo impiegare criticamente come supporti teorici, oltre all’opera di Riccardo Massa, le filosofie e le pedagogie postumaniste.
Ferrante, A. (2013). Tracce di pedagogia nell’età della tecnica. La riflessione educativa tra prospettive antropocentriche e postumanesimo. Intervento presentato a: Giornata di dialogo dei dottorandi, seconda edizione, Università di Milano-Bicocca.
Tracce di pedagogia nell’età della tecnica. La riflessione educativa tra prospettive antropocentriche e postumanesimo
FERRANTE, ALESSANDRO PETER
2013
Abstract
Sia i mutamenti sociali e tecnologici in atto, sia l’immaginario che li sostiene e alimenta stanno sconvolgendo le concrete e quotidiane condizioni del “fare esperienza”, nonché molte mappe concettuali occidentali, proiettandoci di fatto in un inedito scenario storico-culturale. La pervasività delle tecnologie nella vita umana e non umana, così come la qualità, l’ampiezza e la profondità delle alterazioni del bios rese oggi possibili dalla tecnica suscitano inquietanti interrogativi a livello politico e bioetico, nonché pedagogico. All’interno della tradizione occidentale l’educazione è stata considerata la principale forma di costituzione e modificazione degli individui. Attualmente, tuttavia, essa subisce la concorrenza di numerose altre prassi che nella vita diffusa presentano implicite valenze formative. In alcuni specifici settori della ricerca e in una parte dell’immaginario collettivo va inoltre diffondendosi la tendenza a pensare che in un prossimo futuro le azioni educative saranno affiancate – o nei casi più estremi sostituite – da interventi tecnici di diversa natura. Al di là della loro plausibilità, queste prospettive sfidano la pedagogia a una riflessione profonda sul senso dell’educare in un’epoca segnata dall’egemonia della tecnica. Complici anche la crisi economica e il progressivo smantellamento del welfare, nell’odierno contesto la stessa esistenza di pratiche educative intenzionali sembra infatti non poter più essere data per scontata. Perché dunque continuare a investire sull’educazione? Qual è il suo eventuale valore? Ciò che cerco di sostenere con la mia ricerca è che è possibile e auspicabile provare a rispondere a queste domande esaminando le dimensioni strutturali e materiali dell’educazione nell’attuale quadro storico-culturale, senza ricorrere prevalentemente all’apparato concettuale dell’umanesimo antropocentrico e senza al contempo cadere in derive tecniciste. Gli approcci umanisti infatti, centrando la propria argomentazione solo sul piano dei valori, spesso si limitano a opporre al tecnicismo imperante una retorica moralista e si rivelano così incapaci di rendere conto di ciò che accade a livello della materialità educativa agente. Di contro, un pensiero improntato alla razionalità tecnica finisce per liquidare l’educazione in quanto tale, poiché la considera solo in termini di risultati misurabili, efficacia ed efficienza, occultandone in tal modo ogni specificità in quanto esperienza particolare dotata di una determinata struttura. Avvalendomi di categorie pedagogiche e filosofiche intendo pertanto avviare nell’ambito della filosofia dell’educazione una riflessione teorica sulle condizioni di possibilità dell’educazione nell’età della tecnica, a partire da un’analisi che assuma in tutta la loro radicalità i cambiamenti legati alle tecnologie emergenti. A tal fine intendo impiegare criticamente come supporti teorici, oltre all’opera di Riccardo Massa, le filosofie e le pedagogie postumaniste.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.