Nel saggio l'autore propone una riflessione sulla natura del ragionamento giuridico; il problema può essere posto in questi termini: le regole di inferenza messe in opera nel ragionamento giuridico sono di natura meramente positiva o sono invece di natura logica (nello stesso senso in cui sono logiche le regole della matematica)? L'Autore cerca di illuminare la domanda, presupponendo che il linguaggio giuridico sia un linguaggio amministrato, nel senso definito da Mario Jori, basato sul linguaggio comune e concentrandosi in particolare sulle proprietà inferenziali del verbo modale italiano 'dovere'; il punto di vista adottato non è quello della logica deontica tradizionale, ma quello della semantica cognitiva. L'autore ritiene che le relazioni logiche che sono connesse, e forse inerenti, all'utilizzo del 'dovere' si fondino nel linguaggio ordinario: gli esempi e le prove proposte sono giustificate dalla pratica quotidiana della lingua italiana. Ma questo, naturalmente, non significa che tutte queste inferenze siano consentite nel linguaggio giuridico: in un contesto normativo, anche le inferenze logiche sono sottoposte all'attribuzione una validità deontica (e non semplicemente alla validità logica).
Rossetti, A. (2009). Inferential properties of the Italian verb "dovere" ("must"). In G. Tuzet, D. Canale (a cura di), The Rules of Inference. Inferentialism in Law and Philosophy. Milano : Egea.
Inferential properties of the Italian verb "dovere" ("must")
ROSSETTI, ANDREA
2009
Abstract
Nel saggio l'autore propone una riflessione sulla natura del ragionamento giuridico; il problema può essere posto in questi termini: le regole di inferenza messe in opera nel ragionamento giuridico sono di natura meramente positiva o sono invece di natura logica (nello stesso senso in cui sono logiche le regole della matematica)? L'Autore cerca di illuminare la domanda, presupponendo che il linguaggio giuridico sia un linguaggio amministrato, nel senso definito da Mario Jori, basato sul linguaggio comune e concentrandosi in particolare sulle proprietà inferenziali del verbo modale italiano 'dovere'; il punto di vista adottato non è quello della logica deontica tradizionale, ma quello della semantica cognitiva. L'autore ritiene che le relazioni logiche che sono connesse, e forse inerenti, all'utilizzo del 'dovere' si fondino nel linguaggio ordinario: gli esempi e le prove proposte sono giustificate dalla pratica quotidiana della lingua italiana. Ma questo, naturalmente, non significa che tutte queste inferenze siano consentite nel linguaggio giuridico: in un contesto normativo, anche le inferenze logiche sono sottoposte all'attribuzione una validità deontica (e non semplicemente alla validità logica).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.