La tematica che si è intesa affrontare ha un grado di complessità tale da richiedere un approfondimento sui contenuti motivazionali che favoriscono la scelta dell'affido familiare. In questa direzione l'indagine di approfondimento sulle rappresentazioni collettive positive e negative dell’affido, diventa un requisito necessario per poter costruire una rete di sostegno educativo e sociale per le famiglie affidatarie ed un piano di comunicazione efficace su un argomento così pregnante di difficoltà. Attraverso 7 interviste motivazionali con la tecnica dei focus group si è voluto conoscere e affrontare in profondità: - la comprensione delle motivazioni e delle resistenze alla pratica dell'affido da parte di possibili famiglie accoglienti; - la conoscenza delle rappresentazioni nell'immaginario collettivo, nella cultura di uno specifico territorio, sulle scelte di accogliere un bambino/a in affido; - il suggerire dei contenuti e delle metodologie di comunicazione pubblica sull'affido familiare, adeguati ai livelli di consapevolezza e di interpretazione esistenti nella popolazione adulta residente in 6 Comuni a nord di Milano. Per raggiungere questo obiettivi si è ritenuto significativo coinvolgere due specifici target di residenti: - un primo gruppo composto da famiglie residenti che, in similitudine alle storie biografiche delle famiglie affidatarie, possiedono delle caratteristiche che le definiscono e le rendono più sensibili alla problematica dell'affido; - un secondo gruppo composto da residenti che, per la loro particolare sensibilità pedagogica o per la concreta esperienza di affido, possono rappresentare delle testimonianze che consentono di approfondire i contenuti ed i problemi della pratica dell'affido. I risultati hanno messo a fuoco il livello di consapevolezza del problema affido, i nodi connessi alle dimensioni affettive e relazionali della pratica dell’affido ed i rapporti auspicati con i Servizi sociali. Dall'analisi delle conoscenze scaturite nei focus group, tre elementi sembrano emergere con maggior forza: - l'importanza di alcuni ambiti elettivi, terreno fertile per trasmettere una cultura dell'affido; - il fatto che una comunicazione efficace, per motivare alla richiesta di un bambino in affido familiare, passa attraverso conoscenze ed esperienze dirette con conoscenti ed amici che hanno già attivato un affido; - l'idea che i servizi sociali debbano proporsi come mediatori tra famiglia d'origine e famiglia affidataria e supportando i genitori affidatari soprattutto nella educazione dei figli adottivi.
Giasanti, A., Rossi, E. (2007). L'indagine sull'affido familiare nell'area metropolitana milanese. In A. Giasanti, E. Rossi (a cura di), Affido forte e adozione mite: culture in trasformazione. Milano : FrancoAngeli.
L'indagine sull'affido familiare nell'area metropolitana milanese
GIASANTI, ALBERTO;ROSSI, EUGENIO
2007
Abstract
La tematica che si è intesa affrontare ha un grado di complessità tale da richiedere un approfondimento sui contenuti motivazionali che favoriscono la scelta dell'affido familiare. In questa direzione l'indagine di approfondimento sulle rappresentazioni collettive positive e negative dell’affido, diventa un requisito necessario per poter costruire una rete di sostegno educativo e sociale per le famiglie affidatarie ed un piano di comunicazione efficace su un argomento così pregnante di difficoltà. Attraverso 7 interviste motivazionali con la tecnica dei focus group si è voluto conoscere e affrontare in profondità: - la comprensione delle motivazioni e delle resistenze alla pratica dell'affido da parte di possibili famiglie accoglienti; - la conoscenza delle rappresentazioni nell'immaginario collettivo, nella cultura di uno specifico territorio, sulle scelte di accogliere un bambino/a in affido; - il suggerire dei contenuti e delle metodologie di comunicazione pubblica sull'affido familiare, adeguati ai livelli di consapevolezza e di interpretazione esistenti nella popolazione adulta residente in 6 Comuni a nord di Milano. Per raggiungere questo obiettivi si è ritenuto significativo coinvolgere due specifici target di residenti: - un primo gruppo composto da famiglie residenti che, in similitudine alle storie biografiche delle famiglie affidatarie, possiedono delle caratteristiche che le definiscono e le rendono più sensibili alla problematica dell'affido; - un secondo gruppo composto da residenti che, per la loro particolare sensibilità pedagogica o per la concreta esperienza di affido, possono rappresentare delle testimonianze che consentono di approfondire i contenuti ed i problemi della pratica dell'affido. I risultati hanno messo a fuoco il livello di consapevolezza del problema affido, i nodi connessi alle dimensioni affettive e relazionali della pratica dell’affido ed i rapporti auspicati con i Servizi sociali. Dall'analisi delle conoscenze scaturite nei focus group, tre elementi sembrano emergere con maggior forza: - l'importanza di alcuni ambiti elettivi, terreno fertile per trasmettere una cultura dell'affido; - il fatto che una comunicazione efficace, per motivare alla richiesta di un bambino in affido familiare, passa attraverso conoscenze ed esperienze dirette con conoscenti ed amici che hanno già attivato un affido; - l'idea che i servizi sociali debbano proporsi come mediatori tra famiglia d'origine e famiglia affidataria e supportando i genitori affidatari soprattutto nella educazione dei figli adottivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.