Nel lavoro si esaminano le problematiche poste dall’estensione della sfera applicativa della responsabilità amministrativa degli enti ai reati in materia di sicurezza del lavoro, in particolare con riferimento al quadro normativo determinato dal d.lgs. 81/2008, che, all’art. 30, detta specifiche previsioni in materia di modelli organizzativi finalizzati a garantire l’osservanza della disciplina in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Nell’articolo si affrontano sia i problemi posti, in relazione a reati colposi, dai criteri ascrittivi dell’“interesse” e del “vantaggio”, sia le questioni concernenti i rapporti tra la disciplina dei modelli organizzativi contenuta nel d.lgs. 231/2001 e quella ricavabile dall’art. 30 del d.lgs. 81/2008, nonché le tematiche relative al rapporto tra i modelli organizzativi finalizzati alla prevenzione di reati ed i sistemi organizzativi in materia di sicurezza del lavoro, incentrati sul documento di valutazione dei rischi, evidenziando la stretta interrelazione che si viene a determinare tra il piano delle responsabilità individuali (che per i soggetti apicali riposa perlopiù su una “colpa di organizzazione”) e quello della responsabilità dell’ente: interrelazione che rende difficile riconoscere l’idoneità del modello nella prospettiva di cui al d.lgs. 231/2001 nelle ipotesi di accertata responsabilità dei vertici aziendali e che, per converso, conduce ad escludere già la responsabilità individuale dei soggetti apicali laddove il modello organizzativo risulti adeguato.
Aldrovandi, P. (2009). La responsabilità amministrativa degli enti per i reati in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro alla luce del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81. L'INDICE PENALE, 12(2), 495-532.
La responsabilità amministrativa degli enti per i reati in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro alla luce del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81
ALDROVANDI, PAOLO
2009
Abstract
Nel lavoro si esaminano le problematiche poste dall’estensione della sfera applicativa della responsabilità amministrativa degli enti ai reati in materia di sicurezza del lavoro, in particolare con riferimento al quadro normativo determinato dal d.lgs. 81/2008, che, all’art. 30, detta specifiche previsioni in materia di modelli organizzativi finalizzati a garantire l’osservanza della disciplina in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Nell’articolo si affrontano sia i problemi posti, in relazione a reati colposi, dai criteri ascrittivi dell’“interesse” e del “vantaggio”, sia le questioni concernenti i rapporti tra la disciplina dei modelli organizzativi contenuta nel d.lgs. 231/2001 e quella ricavabile dall’art. 30 del d.lgs. 81/2008, nonché le tematiche relative al rapporto tra i modelli organizzativi finalizzati alla prevenzione di reati ed i sistemi organizzativi in materia di sicurezza del lavoro, incentrati sul documento di valutazione dei rischi, evidenziando la stretta interrelazione che si viene a determinare tra il piano delle responsabilità individuali (che per i soggetti apicali riposa perlopiù su una “colpa di organizzazione”) e quello della responsabilità dell’ente: interrelazione che rende difficile riconoscere l’idoneità del modello nella prospettiva di cui al d.lgs. 231/2001 nelle ipotesi di accertata responsabilità dei vertici aziendali e che, per converso, conduce ad escludere già la responsabilità individuale dei soggetti apicali laddove il modello organizzativo risulti adeguato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.