Questo libro parla di mediazione con se stessi, di maschera, di ombra e di doppio, ma anche di conflitto e di perdono in un luogo tragico: il carcere. Come? Attraverso sei narrazioni su temi quali: il divenire della coscienza, giochi di luci e ombre, leggere l’Amleto attraverso gli occhi della mediazione, il potere terapeutico e formativo delle fiabe, l’ombra del potere, i conflitti in Medea.Se la mediazione è da intendersi come uno spazio all’interno del quale è possibile accogliere la sofferenza, le emozioni, il dolore delle parti in conflitto, allora la tragedia, che consente agli spettatori di confrontarsi con la sofferenza dei personaggi, ne è la rappresentazione più compiuta. Il testo rivela così al lettore come Medea, Amleto e Macbeth si possono leggere nell’ottica della mediazione dei conflitti tra le parti in gioco in una società, come quella attuale, la quale, pur essendoci totalmente immersa, nega la violenza e cerca di allontanare da sé, nascondendole, tutte le parti negative nell’idea di esorcizzarle. Ma queste, se non accolte e riconosciute, ritornano più potenti che mai e prendono il sopravvento. E la dimensione del carcere ne è un esempio significativo. È proprio il carcere, nel nostro caso, che, in certe circostanze e dopo dolorose esperienze, diventa il luogo dove fare i conti con la propria ombra e che apre la strada per addentrarsi nei sotterranei dell’anima o del nostro lupo interiore verso un ulteriore percorso, lungo e faticoso, di conoscenza di sé che porta al riconoscimento dei nostri demoni e alla ricomposizione ad unità delle nostre parti scisse
Giasanti, A. (a cura di). (2015). Università@Carcere. Il divenire della coscienza: conflitto, mediazione, perdono. Milano : Anima.
Università@Carcere. Il divenire della coscienza: conflitto, mediazione, perdono
GIASANTI, ALBERTOPrimo
2015
Abstract
Questo libro parla di mediazione con se stessi, di maschera, di ombra e di doppio, ma anche di conflitto e di perdono in un luogo tragico: il carcere. Come? Attraverso sei narrazioni su temi quali: il divenire della coscienza, giochi di luci e ombre, leggere l’Amleto attraverso gli occhi della mediazione, il potere terapeutico e formativo delle fiabe, l’ombra del potere, i conflitti in Medea.Se la mediazione è da intendersi come uno spazio all’interno del quale è possibile accogliere la sofferenza, le emozioni, il dolore delle parti in conflitto, allora la tragedia, che consente agli spettatori di confrontarsi con la sofferenza dei personaggi, ne è la rappresentazione più compiuta. Il testo rivela così al lettore come Medea, Amleto e Macbeth si possono leggere nell’ottica della mediazione dei conflitti tra le parti in gioco in una società, come quella attuale, la quale, pur essendoci totalmente immersa, nega la violenza e cerca di allontanare da sé, nascondendole, tutte le parti negative nell’idea di esorcizzarle. Ma queste, se non accolte e riconosciute, ritornano più potenti che mai e prendono il sopravvento. E la dimensione del carcere ne è un esempio significativo. È proprio il carcere, nel nostro caso, che, in certe circostanze e dopo dolorose esperienze, diventa il luogo dove fare i conti con la propria ombra e che apre la strada per addentrarsi nei sotterranei dell’anima o del nostro lupo interiore verso un ulteriore percorso, lungo e faticoso, di conoscenza di sé che porta al riconoscimento dei nostri demoni e alla ricomposizione ad unità delle nostre parti scisseI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.