Il titolo di questo libro, Antropologia culturale e linguistica, volutamente lascia ambigua la determinazione grammaticale del termine “linguistica”; esso potrebbe essere aggettivo, a sottolineare una seconda occorrenza del termine Antropologia, sottintesa, oppure sostantivo, a sottolineare il tentativo di accostare due discipline nettamente distinte. Oggi, in effetti, il campo di indagine che si richiama, quand’anche secondo modalità teoriche e metodologiche diverse, all’antropologia e alla linguistica, appare terminologicamente molto articolato, pur sempre entro i due poli dell’antropologia linguistica e della linguistica antropologica. Con il prefisso etno-: etnolinguistica, etnopoetica, etnometodologia, etnografia del parlato, etnografia della comunicazione e etnoscienza; poi c’è la sociolinguistica; quindi l’antropologia cognitiva e, ancora, l’antropologia interpretativa. Forse va iscritta al settore disciplinare pure l’antropologia dialogica. Accostandosi alla disciplina, in buona sostanza, non si può non rimanere colpiti dalla molteplicità delle denominazioni e, conseguentemente, appare lecito domandarsi se a tale iperdifferenziazione corrisponda una vivacità della riflessione e della ricerca. Probabilmente è così o, almeno, è stato così negli anni in cui la disciplina ha iniziato a costruirsi uno spazio nel campo della ricerca sociale. Ciò è avvenuto piuttosto lentamente. La faccenda si può configurare, in tutta la sua complessità, più o meno come segue: la lingua e la cultura sono interconnesse, ma esiste una consolidata tradizione che le vuole autonome, le ha studiate come tali, le ha rese tali e rende piuttosto arduo il compito di chi, acquisita la consapevolezza della loro natura “finta” ne vorrebbe invece sancire l’interconnessione – sulle cui qualità non c’è, ovviamente, unicità di vedute – per studiarla in quanto oggetto di una disciplina che non sia, appunto, né antropologia né linguistica. Dall’interconnessione fra lingua e cultura emergono molteplici temi, fra i quali il principale è proprio la loro stessa interconnessione: è sufficiente, per delineare questo tema, affermare che esiste un campo complesso e articolato di problemi linguistici che riguardano da vicino l’antropologo e che molti di questi problemi linguistici emergono dalle indagini che l’antropologo conduce e che, infine e in generale, il fenomeno linguistico non può non far “drizzare le antenne” all’antropologo? L’interconnessione di cui sopra è il tema principale di questo libro, che non è un manuale di antropologia linguistica (anche se è un libro in cui la lingua svolge il ruolo di protagonista), nel senso che l’avvicinamento ai fatti di lingua è inteso come un processo di notevole importanza per la riflessione antropologica nel suo insieme.
Matera, V. (2005). Antropologia culturale e linguistica. Milano : Unicopli.
Antropologia culturale e linguistica
MATERA, VINCENZO
2005
Abstract
Il titolo di questo libro, Antropologia culturale e linguistica, volutamente lascia ambigua la determinazione grammaticale del termine “linguistica”; esso potrebbe essere aggettivo, a sottolineare una seconda occorrenza del termine Antropologia, sottintesa, oppure sostantivo, a sottolineare il tentativo di accostare due discipline nettamente distinte. Oggi, in effetti, il campo di indagine che si richiama, quand’anche secondo modalità teoriche e metodologiche diverse, all’antropologia e alla linguistica, appare terminologicamente molto articolato, pur sempre entro i due poli dell’antropologia linguistica e della linguistica antropologica. Con il prefisso etno-: etnolinguistica, etnopoetica, etnometodologia, etnografia del parlato, etnografia della comunicazione e etnoscienza; poi c’è la sociolinguistica; quindi l’antropologia cognitiva e, ancora, l’antropologia interpretativa. Forse va iscritta al settore disciplinare pure l’antropologia dialogica. Accostandosi alla disciplina, in buona sostanza, non si può non rimanere colpiti dalla molteplicità delle denominazioni e, conseguentemente, appare lecito domandarsi se a tale iperdifferenziazione corrisponda una vivacità della riflessione e della ricerca. Probabilmente è così o, almeno, è stato così negli anni in cui la disciplina ha iniziato a costruirsi uno spazio nel campo della ricerca sociale. Ciò è avvenuto piuttosto lentamente. La faccenda si può configurare, in tutta la sua complessità, più o meno come segue: la lingua e la cultura sono interconnesse, ma esiste una consolidata tradizione che le vuole autonome, le ha studiate come tali, le ha rese tali e rende piuttosto arduo il compito di chi, acquisita la consapevolezza della loro natura “finta” ne vorrebbe invece sancire l’interconnessione – sulle cui qualità non c’è, ovviamente, unicità di vedute – per studiarla in quanto oggetto di una disciplina che non sia, appunto, né antropologia né linguistica. Dall’interconnessione fra lingua e cultura emergono molteplici temi, fra i quali il principale è proprio la loro stessa interconnessione: è sufficiente, per delineare questo tema, affermare che esiste un campo complesso e articolato di problemi linguistici che riguardano da vicino l’antropologo e che molti di questi problemi linguistici emergono dalle indagini che l’antropologo conduce e che, infine e in generale, il fenomeno linguistico non può non far “drizzare le antenne” all’antropologo? L’interconnessione di cui sopra è il tema principale di questo libro, che non è un manuale di antropologia linguistica (anche se è un libro in cui la lingua svolge il ruolo di protagonista), nel senso che l’avvicinamento ai fatti di lingua è inteso come un processo di notevole importanza per la riflessione antropologica nel suo insieme.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.