Introduzione. Da recenti studi basati su dati amministrativi è emerso che gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono associati ad un rischio di frattura superiore a quello associato agli antidepressivi triciclici (TCA) [1]. Questo risultato, tuttavia, potrebbe essere spiegato dal fatto che (i) gli SSRI potrebbero essere preferiti dai medici per trattare pazienti più fragili e (ii) gli antidepressivi sono indicati per il trattamento della depressione che, di per sé, aumenta il rischio di frattura [2]. Obiettivi. Valutare l’effetto di SSRI e TCA sul rischio di frattura attraverso opportuni disegni di studio, tenendo sotto controllo il potenziale confondimento. Metodi. E’ stato condotto uno studio caso-controllo innestato in una coorte di utilizzatori di antidepressivi orali. Nella coorte sono stati inclusi tutti i soggetti residenti in Lombardia di età superiore ai 18 anni, con almeno una prescrizione di antidepressivi orali nel periodo 2005-2007. Tutti gli individui della coorte sono stati seguiti dall’ingresso nello studio fino al primo tra i seguenti episodi: ospedalizzazione per frattura, uscita dallo studio, fine del follow-up (fine 2010). Ad ogni caso di frattura, sono stati appaiati fino a 10 controlli, selezionati tra i membri della coorte ancora a rischio di sperimentare l’evento al momento della data indice (data del primo evento di frattura) del caso. Per ciascun individuo è stato valutato l’uso di SSRI e TCA, definito come “corrente”, se la distanza tra l’ultimo giorno di copertura e la data indice era inferiore a 30 giorni, “recente” se compresa tra i 31 e i 60 giorni e “passato” se superava i 61 giorni. Inoltre, per minimizzare l’effetto del confondimento è stato implementato uno studio case-crossover, in cui per ogni caso di frattura si è confrontata l’esposizione a SSRI e TCA nel periodo a rischio (1-30 giorni precedenti la data indice) con quello di controllo (61-90 giorni precedenti la data indice). Risultati. Risultati preliminari evidenziano che l’uso corrente di SSRI aumenta il rischio di frattura del 70% (odds ratio (OR) caso-controllo pari a 1.70, intervallo di confidenza al 95% (IC): 1.62-1.79) se confrontato all’uso passato. Tuttavia, il 20% di questo eccesso di rischio potrebbe essere spiegato dalla presenza di confondimento (OR case-crossover: 1.36, IC: 1.22-1.51). Conclusioni. L’effetto degli SSRI sul rischio di frattura sembrerebbe condizionato da confondimento.
Ghirardi, A., Segafredo, G., Zambon, A., Arfè, A., Ibrahim, B., Nicotra, F., et al. (2013). Utilizzo di antidepressivi e rischio di frattura.. Intervento presentato a: Congresso Nazionale della Società Italiana di Statistica Medica ed Epidemiologia Clinica (SISMEC), Roma.
Utilizzo di antidepressivi e rischio di frattura.
GHIRARDI, ARIANNA;SEGAFREDO, GIULIA;ZAMBON, ANTONELLA;NICOTRA, FEDERICA;ROMIO, SILVANA ANTONIETTA;SCOTTI, LORENZA;SORANNA, DAVIDE;CORRAO, GIOVANNI
2013
Abstract
Introduzione. Da recenti studi basati su dati amministrativi è emerso che gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono associati ad un rischio di frattura superiore a quello associato agli antidepressivi triciclici (TCA) [1]. Questo risultato, tuttavia, potrebbe essere spiegato dal fatto che (i) gli SSRI potrebbero essere preferiti dai medici per trattare pazienti più fragili e (ii) gli antidepressivi sono indicati per il trattamento della depressione che, di per sé, aumenta il rischio di frattura [2]. Obiettivi. Valutare l’effetto di SSRI e TCA sul rischio di frattura attraverso opportuni disegni di studio, tenendo sotto controllo il potenziale confondimento. Metodi. E’ stato condotto uno studio caso-controllo innestato in una coorte di utilizzatori di antidepressivi orali. Nella coorte sono stati inclusi tutti i soggetti residenti in Lombardia di età superiore ai 18 anni, con almeno una prescrizione di antidepressivi orali nel periodo 2005-2007. Tutti gli individui della coorte sono stati seguiti dall’ingresso nello studio fino al primo tra i seguenti episodi: ospedalizzazione per frattura, uscita dallo studio, fine del follow-up (fine 2010). Ad ogni caso di frattura, sono stati appaiati fino a 10 controlli, selezionati tra i membri della coorte ancora a rischio di sperimentare l’evento al momento della data indice (data del primo evento di frattura) del caso. Per ciascun individuo è stato valutato l’uso di SSRI e TCA, definito come “corrente”, se la distanza tra l’ultimo giorno di copertura e la data indice era inferiore a 30 giorni, “recente” se compresa tra i 31 e i 60 giorni e “passato” se superava i 61 giorni. Inoltre, per minimizzare l’effetto del confondimento è stato implementato uno studio case-crossover, in cui per ogni caso di frattura si è confrontata l’esposizione a SSRI e TCA nel periodo a rischio (1-30 giorni precedenti la data indice) con quello di controllo (61-90 giorni precedenti la data indice). Risultati. Risultati preliminari evidenziano che l’uso corrente di SSRI aumenta il rischio di frattura del 70% (odds ratio (OR) caso-controllo pari a 1.70, intervallo di confidenza al 95% (IC): 1.62-1.79) se confrontato all’uso passato. Tuttavia, il 20% di questo eccesso di rischio potrebbe essere spiegato dalla presenza di confondimento (OR case-crossover: 1.36, IC: 1.22-1.51). Conclusioni. L’effetto degli SSRI sul rischio di frattura sembrerebbe condizionato da confondimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.