Dalla nascita del ”Death Awareness Movement” negli anni’50, il tema della morte è stato oggetto di numerosi studi. La maggior parte delle ricerche ha adottato misure psicometriche, in particolare strumenti self-report, e si sono concentrate esclusivamente sulla paura della morte, trattando tale disposizione come un costrutto unidimensionale. Successivamente sono state adottate misure multidimensionali in grado di cogliere varie sfumature riguardanti la paura della morte come nel caso di Hoelter (1979) che, mediante procedure di analisi fattoriale, ha costruito il Multidimensional Fear of Death Scale, una misura formata da otto fattori. Negli ultimi decenni, grazie al contributo teorico dell’esistenzialismo, sono state sviluppate misure multidimensionali in grado di considerare sia atteggiamenti positivi sia neutrali. Durante l’attività professionale, gli infermieri entrano frequentemente in contatto con pazienti terminali. Questo tipo di esperienza aumenta la consapevolezza della propria mortalità, generando sovente ansia e disagio. Gli infermieri con maggiore ansia nei confronti della morte potrebbero risultare meno efficaci nel prendersi cura dei loro pazienti. Questo tipo di relazione è stato investigato in quindici ricerche quantitative pubblicate dal 1990 al 2012 (Peters et. al, 2013); i temi principali analizzati in letteratura sono stati il livello di ansia nei confronti della morte, la relazione di tale ansia con gli atteggiamenti verso la cura dei malati terminali e l’importanza dell’educazione alla morte e il morire nell’attività infermieristica. Nel complesso gli studi evidenziano che i livelli di ansia nei confronti della morte differisce a seconda del reparto in cui operano gli infermieri (medicina generale, oncologia, cure palliative, etc.). Inoltre sembrerebbe esserci una relazione inversa tra l’ansia nei confronti della morte e gli atteggiamenti verso la cura dei malati terminali. Il nostro studio ha preso in considerazione la complessità dell’accompagnamento verso la morte coinvolgendo professionisti e volontari che operano negli hospice. Il campione è composto da infermieri, medici, operatori sociosanitari, volontari, assistenti spirituali, psicologi, fisioterapisti e altre figure professionali per un totale di 170 partecipati provenienti da otto hospice del nord Italia. Le variabili analizzate in questa ricerca sono state: gli atteggiamenti verso la morte e la cura dei malati terminali, l’orientamento religioso e alcune variabili sociodemografiche connesse con il tema della morte. Al fine di analizzare questi aspetti è stata utilizzata la Death Attitude Profile Revised (DAP-R) di Wong, Reker e Gesser (1994) tradotta e validata in italiano da Blaes, Rossi, Tagini. Tale strumento indaga la multidimensionalità degli atteggiamenti verso la morte attraverso cinque fattori, spaziando dagli atteggiamenti più negativi (paura ed evitamento) a quelli neutrali e/o positivi (atteggiamento neutrale, approccio e per fuga). Inoltre è stata utilizzata la scala FATCOD-B-I (Frommelt, 2003; Mastroianni, 2009) per misurare gli atteggiamenti verso le cure palliative, mentre per misurare l’orientamento religioso sono state adottate la Religious Orientation Scale-revised (I/E-R) di Gorsuch e McPherson (1989), nella traduzione italiana di Iovine e Rossi (Carissimi & Rossi, 2009) per la religiosità intrinseca ed estrinseca e la scala Quest di Altemeyer ed Hunsberger (1992) per la religiosità di ricerca derivata dallo strumento di Batson e Schoenrade (1991a,b). Le analisi hanno confermato alcune delle maggiori ipotesi diffuse in letteratura, evidenziando come gli atteggiamenti verso le cure palliative siano influenzati sia positivamente sia negativamente dagli atteggiamenti verso la morte.
Blaes, L., Rossi, G. (2014). Atteggiamenti verso la morte e la cura per i malati terminali. In Seeing beyond in facing of death. Padova : Padova University Press.
Atteggiamenti verso la morte e la cura per i malati terminali
ROSSI, GERMANO
2014
Abstract
Dalla nascita del ”Death Awareness Movement” negli anni’50, il tema della morte è stato oggetto di numerosi studi. La maggior parte delle ricerche ha adottato misure psicometriche, in particolare strumenti self-report, e si sono concentrate esclusivamente sulla paura della morte, trattando tale disposizione come un costrutto unidimensionale. Successivamente sono state adottate misure multidimensionali in grado di cogliere varie sfumature riguardanti la paura della morte come nel caso di Hoelter (1979) che, mediante procedure di analisi fattoriale, ha costruito il Multidimensional Fear of Death Scale, una misura formata da otto fattori. Negli ultimi decenni, grazie al contributo teorico dell’esistenzialismo, sono state sviluppate misure multidimensionali in grado di considerare sia atteggiamenti positivi sia neutrali. Durante l’attività professionale, gli infermieri entrano frequentemente in contatto con pazienti terminali. Questo tipo di esperienza aumenta la consapevolezza della propria mortalità, generando sovente ansia e disagio. Gli infermieri con maggiore ansia nei confronti della morte potrebbero risultare meno efficaci nel prendersi cura dei loro pazienti. Questo tipo di relazione è stato investigato in quindici ricerche quantitative pubblicate dal 1990 al 2012 (Peters et. al, 2013); i temi principali analizzati in letteratura sono stati il livello di ansia nei confronti della morte, la relazione di tale ansia con gli atteggiamenti verso la cura dei malati terminali e l’importanza dell’educazione alla morte e il morire nell’attività infermieristica. Nel complesso gli studi evidenziano che i livelli di ansia nei confronti della morte differisce a seconda del reparto in cui operano gli infermieri (medicina generale, oncologia, cure palliative, etc.). Inoltre sembrerebbe esserci una relazione inversa tra l’ansia nei confronti della morte e gli atteggiamenti verso la cura dei malati terminali. Il nostro studio ha preso in considerazione la complessità dell’accompagnamento verso la morte coinvolgendo professionisti e volontari che operano negli hospice. Il campione è composto da infermieri, medici, operatori sociosanitari, volontari, assistenti spirituali, psicologi, fisioterapisti e altre figure professionali per un totale di 170 partecipati provenienti da otto hospice del nord Italia. Le variabili analizzate in questa ricerca sono state: gli atteggiamenti verso la morte e la cura dei malati terminali, l’orientamento religioso e alcune variabili sociodemografiche connesse con il tema della morte. Al fine di analizzare questi aspetti è stata utilizzata la Death Attitude Profile Revised (DAP-R) di Wong, Reker e Gesser (1994) tradotta e validata in italiano da Blaes, Rossi, Tagini. Tale strumento indaga la multidimensionalità degli atteggiamenti verso la morte attraverso cinque fattori, spaziando dagli atteggiamenti più negativi (paura ed evitamento) a quelli neutrali e/o positivi (atteggiamento neutrale, approccio e per fuga). Inoltre è stata utilizzata la scala FATCOD-B-I (Frommelt, 2003; Mastroianni, 2009) per misurare gli atteggiamenti verso le cure palliative, mentre per misurare l’orientamento religioso sono state adottate la Religious Orientation Scale-revised (I/E-R) di Gorsuch e McPherson (1989), nella traduzione italiana di Iovine e Rossi (Carissimi & Rossi, 2009) per la religiosità intrinseca ed estrinseca e la scala Quest di Altemeyer ed Hunsberger (1992) per la religiosità di ricerca derivata dallo strumento di Batson e Schoenrade (1991a,b). Le analisi hanno confermato alcune delle maggiori ipotesi diffuse in letteratura, evidenziando come gli atteggiamenti verso le cure palliative siano influenzati sia positivamente sia negativamente dagli atteggiamenti verso la morte.File | Dimensione | Formato | |
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