Azione civile e parità delle armi in materia probatoria

This paper provides an analysis of some problematic issues arising by the inclusion of the civil action in the criminal trial and by maintaining a link (although attenuated) between criminal prosecution and civil action. Especially, the A. examine the issue of the witness of the civil part and, more generally, of the use of the knowledge of the parties. Given the values involved (the equality of arms between the parties of the criminal process, the equal treatment of the parties in civil and in criminal cases, the cognitive purposes of the criminal trial that often lead to consider fundamental the knowledge of the victim, the epistemological rules that should lead to a clear distinction between quid probandum and quid probatum), it seems appropriate to rethink the relationship between civil action and criminal prosecution, based on their complete separation.

Lo scritto offre un’analisi di alcuni aspetti problematici derivanti dall’inserimento dell’azione civile nel processo penale e dal mantenimento di un vincolo (seppur attenuato) fra azione penale e azione civile. In particolare, l’A. affronta il tema della testimonianza della parte civile e, più in generale, dell’uso probatorio del sapere delle parti. Considerati i valori coinvolti (la parità delle armi fra le parti del processo penale, l’uguale trattamento delle parti in sede civile e in sede penale, le esigenze cognitive del processo penale che portano spesso a ritenere fondamentale il sapere della vittima, i canoni epistemologici che dovrebbero condurre a una netta distinzione fra quid probandum e quid probatum), sembra opportuna una rimeditazione del rapporto fra azione civile e azione penale, basata su una loro completa separazione.