Uomini “in educazione”? Probabilmente ce ne sono sempre stati. Con ciò intendiamo uomini che hanno progettato, impostato, supportato, condotto progetti educativi. Parliamo qui della sfera educativa pubblica, visibile, palese. Ne troviamo invece meno nei processi educativi “privati”, interni alle quotidianità familiari (ad esempio, cura e socializzazione dei bambini) ma anche nei percorsi e nelle pratiche educative − che riguardano, ad esempio, nidi, scuole dell’infanzia e primaria, spazi densi di saperi, culture, discorsi femminili − dove la sfera maschile è decisamente minoritaria, se non assente. Per quali motivi? In questo breve saggio, facendo uso di alcuni esempi offerti dalla storia delle politiche dedicate alla cura di bambini e bambine (paragrafo 1), cercheremo di offrire una risposta a tale domanda (paragrafo 2). Quello che pare delinearsi, alla luce di molteplici tendenze non facilmente isolabili le une dalle altre, è una differenza nel peso e nelle caratteristiche delle presenze maschili: filantropiche e di “sostituzione” della presenza materna durante l’Ottocento; poi, man mano che le donne hanno consolidato il loro ruolo nella società e avviato il percorso di emancipazione e che il welfare state è maturato, sempre più contenute, tangenziali, scarsamente visibili.
Ruspini, E. (2012). Uomini in educazione tra pubblico e privato. In B. Mapelli, S. Ulivieri Stiozzi (a cura di), Uomini in educazione (pp. 71-87). Rho : Stripes Edizioni.
Uomini in educazione tra pubblico e privato
RUSPINI, ELISABETTA
2012
Abstract
Uomini “in educazione”? Probabilmente ce ne sono sempre stati. Con ciò intendiamo uomini che hanno progettato, impostato, supportato, condotto progetti educativi. Parliamo qui della sfera educativa pubblica, visibile, palese. Ne troviamo invece meno nei processi educativi “privati”, interni alle quotidianità familiari (ad esempio, cura e socializzazione dei bambini) ma anche nei percorsi e nelle pratiche educative − che riguardano, ad esempio, nidi, scuole dell’infanzia e primaria, spazi densi di saperi, culture, discorsi femminili − dove la sfera maschile è decisamente minoritaria, se non assente. Per quali motivi? In questo breve saggio, facendo uso di alcuni esempi offerti dalla storia delle politiche dedicate alla cura di bambini e bambine (paragrafo 1), cercheremo di offrire una risposta a tale domanda (paragrafo 2). Quello che pare delinearsi, alla luce di molteplici tendenze non facilmente isolabili le une dalle altre, è una differenza nel peso e nelle caratteristiche delle presenze maschili: filantropiche e di “sostituzione” della presenza materna durante l’Ottocento; poi, man mano che le donne hanno consolidato il loro ruolo nella società e avviato il percorso di emancipazione e che il welfare state è maturato, sempre più contenute, tangenziali, scarsamente visibili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.