‘Quando racconti qualcosa a qualcuno devi sempre mentire un po', altrimenti non ti crederà’. Il conflittuale revival neotradizionalista nella Regione Forestale della Guinea Conakry

The Forest Region of Guinea Conakry has been the set of an intense neo-traditionalist revival for at least three decades. Today, numerous traditional institutions are re-borning in new, revisited, negotiated forms, but always with asserted solid references to their long previous history. They introduce themselves as legitimate heirs of never interrupted historical paths and therefore guardians of a legitimate authenticity, which roots their action in the present and in the future. A progressive, modernizing and socialist-inspired regime has ruled the country after the independence (1958): it turned the fight against the retrograde forestry tradition into an ideological mission. The next phase, after 1984, a democratically inspired and neoliberally oriented government imposed itself: it overturned the previous political line towards the rediscovery of the history and the reassertion of the legitimate to-be-encouraged traditions. No gradualness accompanied the transition between the two phases. The complicated process of rediscovering tradition, still ongoing and in line with similar trends in Africa, rhetorically involves the theme of ‘authenticity’ in a poorly nuanced shape, while the reality proved itself to be more complex and difficult to reduce to the 'modernity' and 'tradition' dichotomy. The entire process in the forest takes place in the context of an extreme conflict, mostly latent but occasionally also bloody expressed. The conflict in the forest is part of the wider national one, exploded at the beginning of the democratic era, and it is of a purely ethnic nature: the forest certainly represents the most violent component. The neo-traditional institutions aspire to play their role in this new democratic context and in the identity conflict dynamics: a role that proves itself surprisingly credible and successful, considering the national history lividly hostile to them. The here so defined 'revival trilogy' sees the re-birth of the Patriarchates (new version of the chefferie), the Regional Coordinations (new version of the Regional Associations) and the Pacts of pacification and non-aggression. The thesis retraces and evaluates the profile of these three institutions, in the light of the historical, ethnographic and social context of the forest. The analysis reconstructs the current essential characteristics of the three as well. The process is evaluated in the perspective of the concepts of authenticity, invention of tradition, imagination of the community, manipulation of ethnic identities, definition of boundaries between groups, 'weapons of the weak', ethnosymbolism, mythomotor, retropia. The present lack of knowledge on the topic has required a composite methodology: the thesis takes into consideration a variety of sources, especially interviews, focus groups and archive materials. The possible conclusion is that a pure invention of a tradition can hardly be successful: the new traditions are the result of a skilful reworking of existing 'raw materials', which are known, familiar, recovered and surprisingly well adapted to new contexts. Several neo-traditional institutions lack of the historical characteristics that would make them authentic and traditional as they claim, projecting them into a third and hybrid dimension firmly anchored to their contemporary context, with which symbolic as material negotiations are constant. The present situation is the one of the violent conflict, where the rediscovered traditions play as pivotal actors, in a permanent daily negotiation that escapes dichotomies and schematizations.

La Regione Forestale della Guinea Conakry è da almeno tre decenni sede di un intenso revival neo-tradizionalista. Numerose istituzioni tradizionali rinascono oggi in forme nuove, rivisitate, negoziali, ma sempre tutte con asseriti solidi richiami a lunghe storie pregresse, eredi legittime di percorsi mai interrotti e quindi custodi di una legittima autenticità che si offre come base della loro azione nel presente e nel futuro. Il paese, dopo l’indipendenza ottenuta nel 1958, è stato governato da un regime progressista, modernizzatore e di ispirazione socialista che ha fatto della lotta alla retrograda tradizione forestale una bandiera ideologica; la fase successiva, iniziata nel 1984, ha visto l’instaurazione di un governo d’ispirazione democratica, aperto a istanze decisamente neoliberali, e che ha capovolto la precedente linea politica con una convinta riscoperta della storia e riasserzione delle legittime tradizioni da valorizzare e incentivare. Nessuna gradualità ha accompagnato il passaggio fra le due fasi. Il complicato processo di riscoperta della tradizione, tutt’ora in fase di definizione e in linea con simili trend nel continente africano, coinvolge regolarmente il tema dell’autenticità in una forma molto schematica e poco sfumata, mentre la realtà si rivela più complessa e negoziale, difficilmente riconducile alla dicotomia ‘modernità’ e ‘tradizione’. L’intero processo in foresta avviene in un quadro di conflittualità estrema, latente come anche occasionalmente sanguinosamente espressa. Il conflitto forestale è partecipe di un revival più ampio su scala nazionale, esploso all’inizio dell’era democratica, di natura prettamente etnica e del quale la foresta interpreta di certo la componente più violenta. È nel nuovo contesto democratico e in quello di conflittualità identitaria che le istituzioni neo-tradizionali aspirano a giocare il loro ruolo in società, con prospettive di credibilità e successo, a tratti sorprendenti considerata la storia nazionale loro lividamente ostile. Quella che è definibile come la ‘trilogia del revival’ vede la nascita dei Patriarcati (nuova versione della chefferie), delle Coordinazioni Regionali (nuova versione della Associazioni Regionali) e dei Patti di pacificazione e non aggressione. Il profilo delle tre istituzioni è valutato e ripercorso alla luce del conteso storico, etnografico e sociale della foresta, così come sono ricostruite e analizzate le odierne caratteristiche essenziali delle tre. Il processo è sottoposto ad un’analisi alla luce dei concetti di autenticità, invenzione della tradizione, immaginazione della comunità, manipolazione delle identità etniche, definizione dei confini fra i gruppi, ‘armi dei deboli’, etnosimbolismo, mitomotore, retropia. La scarsità di conoscenza del tema ad oggi richiede una metodologia composita: una molteplicità di fonti è presa in considerazione, soprattutto interviste, focus group e materiale d’archivio. La possibile conclusione è che difficilmente un’impresa di pura invenzione può avere successo: le nuove tradizioni sono al limite frutto di rielaborazione di ‘materiali grezzi’, noti, famigliari, recuperati e sorprendentemente ben riadattati al nuovo contesto. Molte delle istituzioni neo-tradizionali difettano comunque delle caratteristiche ‘storiche’ che le renderebbero autentiche e tradizionali come affermano, proiettandole in una dimensione terza ed ibrida saldamente ancorata al loro contemporaneo con cui il negoziato simbolico come materiale è costante. Il detto contemporaneo è di fatto il conflitto, nella dinamica del quale le tradizioni riscoperte diventato un attore in una permanetene quotidiana negoziazione che sfugge a dicotomie e a schematizzazioni