Le culture del gioco con la disabilità infantile. Esplorare l’immaginario del gioco di dieci famiglie migranti di bambini con disabilità

The research project is part of an Executive Doctorate course activated through an agreement between the Department of Human Sciences for Education ‘Riccardo Massa’ and the non-profit association L'abilità (www.labilita.org). The qualitative, empirical and participatory research project is developed within a participatory epistemological perspective with the aim of investigating the imaginary of play of ten migrant families of children with disabilities, aged between 5 and 11, attending the educational service LudoL'ab - Centro Ludotecnica Inclusiva, of which I have been coordinator for over ten years. In an increasingly heterogeneous socio-cultural context, first of all a critical and conscious pedagogical thought in relation to the specific culture of the service and then the dialogue with the different family cultures is essential, in order to propose answers on the subject of possible play with one's own child for a better quality and dignity of life and therefore of social impact on well-being. The literature review showed that there are still very few scientific references that hold together and intersect the dimensions of disability and migration and no studies were found that investigated the representations and play relationship of migrant parents with their child with disabilities. Photovoice, an art-based participatory action-research method that involved families as co-researchers in a dialoguing, problematising and emancipatory process, was used to answer the research question. Parents were invited to document the play experience of and with their child through photography and then with a semi-structured interview and in focus groups they narrated the images, described them, titled them, attributed meaning from their perspective. In this sense, Photovoice can be an educational tool to open up spaces and times for dialogue with families, who should be known beyond their cultural affiliation and disability, but in all their characteristics and specificities. When investigating the play representations of migrant parents of a child with disabilities, the dimension of disability seems to be predominant over cultural belonging. Parents feel inadequate when faced with a child who plays in an unusual way and who engages in behaviour to which they find it difficult to attribute meaning. The imagery of play appears to be more culturally influenced in the presence of a mild disability; in the presence of a severe disability there seems to be an increased responsibility and fatigue in having to implement specific educational strategies that are not part of their knowledge and experience. All parents question the use of technology as a play possibility in relation to their child's disability. Finally, the experience of playing outdoors and in public contexts is influenced by the intrusive and discriminating gaze of others on their dual diversity. Starting from the discussion of the identified themes, through thematic reflexive analysis, an attempt was made to graft the results onto the educational practices of The Ability. These actions move from educational and cultural paths addressed to the wider community towards a new paradigm of complexity and humanity, develop and enrich the reflexive skills of educators and teachers in supporting the play relationship. Accompanying parents from an educational point of view means valorising and transforming parents‘ representations into an operational resource, recognising parents’ desire to bring up their child by alleviating the fear of feeling inadequate or incompetent in reference to the host country's educational culture, teaching specific playful educational strategies to think about and create a play experience in which the parent and child can play and live well.

Il progetto di ricerca si inserisce in un percorso di Dottorato Executive attivato attraverso una convenzione tra il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” e l’associazione Onlus L’abilità (www.labilita.org). Il progetto di ricerca qualitativa, empirica e partecipata si sviluppa all’interno di una prospettiva epistemologica partecipativa con l’obiettivo di indagare l’immaginario del gioco di dieci famiglie migranti di bambini con disabilità, frequentanti il servizio educativo LudoL’ab – Centro Ludotecnica Inclusiva, di cui sono coordinatrice. In un contesto socioculturale sempre più eterogeneo si rende fondamentale in primis un pensiero pedagogico critico e consapevole in relazione alla cultura specifica del servizio e poi il dialogo con le differenti culture familiari, per proporre risposte in tema di gioco possibile con il proprio figlio per una migliore qualità e dignità della vita e quindi di impatto sociale sul benessere. Dalla revisione della letteratura è emerso che sono ancora poco numerosi i riferimenti scientifici che intrecciano la dimensione della disabilità e della migrazione e non sono stati individuati studi che indagassero le rappresentazioni e la relazione di gioco di genitori migranti con il bambino con disabilità. Per rispondere alla domanda di ricerca è stato utilizzato il Photovoice, un metodo di ricerca-azione partecipata basato sull’arte che ha coinvolto le famiglie in un processo dialogante, problematizzante ed emancipativo. I genitori sono stati invitati a documentare l’esperienza di gioco del e con il proprio bambino attraverso la fotografia e poi con un’intervista semi-strutturata e nei focus group hanno raccontato le immagini, le hanno descritte, titolate, hanno attribuito un significato a partire dalla loro prospettiva. In questo senso, il Photovoice può costituire uno strumento educativo per aprire spazi e tempi di dialogo con le famiglie, che andrebbero conosciute oltre la loro appartenenza culturale e alla disabilità, ma in ogni loro caratteristica e specificità. Nell’indagare le rappresentazioni del gioco di genitori migranti di un bambino con disabilità sembra essere predominante la dimensione della disabilità rispetto all’appartenenza culturale. I genitori si sentono inadeguati di fronte a un bambino che gioca in modo insolito e che mette in atto comportamenti a cui faticano ad attribuire un significato. L’immaginario del gioco appare maggiormente influenzato culturalmente in presenza di una disabilità lieve; in presenza di una disabilità grave sembra aumentare la responsabilità e la fatica nel dover mettere in atto strategie educative specifiche che non fanno parte delle loro conoscenze ed esperienze. Tutti i genitori si interrogano sull’utilizzo della tecnologia come possibilità di gioco in relazione alla disabilità del loro bambino. Infine, l’esperienza di gioco all’aperto e nei contesti pubblici è influenzata dallo sguardo invadente e discriminante degli altri sulla loro doppia diversità. A partire dalla discussione dei temi individuati, attraverso l’analisi tematica riflessiva, si è provato a innestare i risultati sulle pratiche educative di L’abilità. Tali azioni muovono da percorsi educativi e culturali rivolti alla comunità più ampia verso un nuovo paradigma della complessità e dell’umanità, sviluppano e arricchiscono le competenze riflessive di educatori e insegnanti nel sostegno alla relazione ludica. Accompagnare i genitori da un punto di vista educativo significa valorizzare e trasformare le rappresentazioni dei genitori in una risorsa operativa, riconoscere ai genitori il desiderio di far crescere il bambino attenuando il timore di sentirsi inadeguati in riferimento alla cultura educativa del paese ospitante, insegnare strategie educative ludiche specifiche per pensare e creare un’esperienza di gioco in cui il genitore e il bambino possano giocare e vivere bene.