The main goal of this article is to avoid the risk of considering the persecution against Roma as something transcendental and not contextualized. It is a very widespread attitude in literature, in Roma activism and in anti-racist organizations as well. The first paragraph will outline the main traits of this idea, how it is taken for granted and its implicit character; it will show how this idea is common both for “nomad” rights proponents and for racist and antizigan rhetoric. The second paragraph will point out how this thesis conforms to a more general attitude undertaken by post-structuralist social criticism, centred as a whole on the victims moral statute. The de-historicization has a straightforward perverse effect because it suggests that it can not be otherwise: it generates irreversibility effects. Thus, since it is expressed as a structural and temporally smooth datum with no discontinuity, the persecution thesis frustrates the thought of being able of inverting the persecution processes that we watch.The third paragraph will show how the thesis of persecution continuity has been sustained if not fomented by certain studies and by social science print. Besides, it will also show the recent trend of sociology and anthropology towards a better contextualization of their own researches, the former by weaving stronger links with historical research and the latter by aiming at comparative studies. The following paragraph will focus on certain phases and contexts useful to propose an explanation of the persecutions against tzigane groups in historical comparative terms. The possibility of obtaining robust explications to the recent hostility without enacting fatalism and impotence feelings in the reader is the strong point of an historical comparative approach. Questo articolo discute una tesi assai diffusa: l’idea che i gruppi rom e sinti siano “da sempre” perseguitati in Italia. Il primo paragrafo descrive i tratti principali di questa idea, il suo carattere implicito e dato per scontato, e mette in luce come essa accomuni sia i discorsi per i diritti dei “nomadi”, sia le retoriche razziste e antizigane. Il secondo paragrafo segnala come questa tesi sia conforme a una forma più generale assunta dalla critica sociale post-strutturalista, tutta incentrata sullo statuto morale delle vittime. In un terzo paragrafo viene mostrato come la tesi della continuità della persecuzione sia stata in parte, se non alimentata, quantomeno confermata da alcuni studi e da molta pubblicistica nelle scienze sociali, ma anche come di recente sia l’antropologia che la sociologia si siano mosse nella direzione di una maggiore contestualizzazione delle proprie ricerche, la prima intessendo maggiori legami con la ricerca storica e la seconda indirizzandosi verso studi comparativi. Il paragrafo successivo si limita a porre l’attenzione ad alcune fasi e contesti rilevanti per intraprendere una spiegazione in termini storico comparativi delle persecuzioni contro i gruppi zigani. La posta in gioco di un approccio storico comparativo alla questione sembra essere la possibilità di ottenere spiegazioni robuste dell’ostilità recente, senza tuttavia produrre congiuntamente effetti di fatalismo e sensi di impotenza.
Vitale, T. (2009). Da sempre perseguitati? Effetti di irreversibilità della credenza nella continuità storica dell’antiziganismo. ZAPRUDER, 2009(19), 47-61.
Da sempre perseguitati? Effetti di irreversibilità della credenza nella continuità storica dell’antiziganismo
VITALE, TOMMASO
2009
Abstract
The main goal of this article is to avoid the risk of considering the persecution against Roma as something transcendental and not contextualized. It is a very widespread attitude in literature, in Roma activism and in anti-racist organizations as well. The first paragraph will outline the main traits of this idea, how it is taken for granted and its implicit character; it will show how this idea is common both for “nomad” rights proponents and for racist and antizigan rhetoric. The second paragraph will point out how this thesis conforms to a more general attitude undertaken by post-structuralist social criticism, centred as a whole on the victims moral statute. The de-historicization has a straightforward perverse effect because it suggests that it can not be otherwise: it generates irreversibility effects. Thus, since it is expressed as a structural and temporally smooth datum with no discontinuity, the persecution thesis frustrates the thought of being able of inverting the persecution processes that we watch.The third paragraph will show how the thesis of persecution continuity has been sustained if not fomented by certain studies and by social science print. Besides, it will also show the recent trend of sociology and anthropology towards a better contextualization of their own researches, the former by weaving stronger links with historical research and the latter by aiming at comparative studies. The following paragraph will focus on certain phases and contexts useful to propose an explanation of the persecutions against tzigane groups in historical comparative terms. The possibility of obtaining robust explications to the recent hostility without enacting fatalism and impotence feelings in the reader is the strong point of an historical comparative approach. Questo articolo discute una tesi assai diffusa: l’idea che i gruppi rom e sinti siano “da sempre” perseguitati in Italia. Il primo paragrafo descrive i tratti principali di questa idea, il suo carattere implicito e dato per scontato, e mette in luce come essa accomuni sia i discorsi per i diritti dei “nomadi”, sia le retoriche razziste e antizigane. Il secondo paragrafo segnala come questa tesi sia conforme a una forma più generale assunta dalla critica sociale post-strutturalista, tutta incentrata sullo statuto morale delle vittime. In un terzo paragrafo viene mostrato come la tesi della continuità della persecuzione sia stata in parte, se non alimentata, quantomeno confermata da alcuni studi e da molta pubblicistica nelle scienze sociali, ma anche come di recente sia l’antropologia che la sociologia si siano mosse nella direzione di una maggiore contestualizzazione delle proprie ricerche, la prima intessendo maggiori legami con la ricerca storica e la seconda indirizzandosi verso studi comparativi. Il paragrafo successivo si limita a porre l’attenzione ad alcune fasi e contesti rilevanti per intraprendere una spiegazione in termini storico comparativi delle persecuzioni contro i gruppi zigani. La posta in gioco di un approccio storico comparativo alla questione sembra essere la possibilità di ottenere spiegazioni robuste dell’ostilità recente, senza tuttavia produrre congiuntamente effetti di fatalismo e sensi di impotenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.