Nella seconda metà degli anni ’80 è emerso in Francia un programma di ricerca finalizzato a rimettere al centro dell’economia politica le competenze normative delle persone: l’Economia delle convenzioni. Nel corso di questi vent’anni, l’Economia delle convenzioni è cresciuta notevolmente, coinvolgendo ricercatori e centri di ricerca ben al di là del primo ristretto gruppo di persone che la hanno fondata, suscitando un interesse crescente anche nel mondo anglosassone. I fondatori del programma di ricerca hanno molta familiarità con la statistica e l’econometria, ed hanno lavorato molto sui processi storici di definizione delle categorie socio-professionali e dei criteri di codifica, partendo da una riflessione durkheimiana sui sistemi di classificazione. Ma a questo genere di riflessioni hanno accostato anche le acquisizioni più recenti sulle forme della razionalità, sul coordinamento in situazioni di incertezza radicale e sull’interpretazione delle regole nella vita economica. L’intreccio di tradizioni di analisi abitualmente tenute separate ha permesso di sviluppare una riflessione inedita sui criteri di valutazione (o “convenzioni”) e di giocare, soprattutto in Europa ma progressivamente anche negli USA, un ruolo importante nel rendere riconoscibili e praticabili dei terreni di ricerca comuni fra economisti, storici e sociologi. Questo numero monografico di Sociologia del Lavoro intende iniziare un dialogo intenso e dialettico fra la scuola dell’Economia delle convenzioni e la Sociologia economica e del lavoro italiane. L’introduzione (Borghi e Vitale) ricostruisce brevemente la storia dell’Economia delle convenzioni e ne mette in luce i punti di contatto con altre tradizioni di studio dell’economia come scienza politica e morale. La prima parte comprende un testo collettivo di presentazione del programma di ricerca e sei articoli inediti sia di ricercatori che hanno contribuito a fondare l’approccio (Eymard-Duvernay, Favereau, Salais, Thévenot) sia di ricercatori più giovani che hanno contribuito a sviluppare la prospettiva (Bessy, Breviglieri). Gli articoli di questa prima parte si concentrano specificamente su temi legati all’organizzazione del lavoro e al mercato del lavoro. Nella seconda parte, l’Economia delle convenzioni viene discussa criticamente da alcuni dei massimi esponenti del dibattito in sociologia (Pizzorno, Stark, Swedberg, Tilly). In una terza parte, infine, alcuni giovani studiosi italiani di sociologia del lavoro (Bertolin, Chicchi, Fullin, Gosetti) discutono i limiti ed i possibili apporti dell’Economia delle convenzioni alla ricerca sociologica in tema di lavoro.
Pizzorno, A., Salais, R., Stark, D., Swedberg, R., Thévenot, L., Tilly, C., et al. (2007). Le convenzioni del lavoro, il lavoro delle convenzioni (T. Vitale, V. Borghi, a cura di). Milano : FrancoAngeli.
Le convenzioni del lavoro, il lavoro delle convenzioni
VITALE, TOMMASO;
2007
Abstract
Nella seconda metà degli anni ’80 è emerso in Francia un programma di ricerca finalizzato a rimettere al centro dell’economia politica le competenze normative delle persone: l’Economia delle convenzioni. Nel corso di questi vent’anni, l’Economia delle convenzioni è cresciuta notevolmente, coinvolgendo ricercatori e centri di ricerca ben al di là del primo ristretto gruppo di persone che la hanno fondata, suscitando un interesse crescente anche nel mondo anglosassone. I fondatori del programma di ricerca hanno molta familiarità con la statistica e l’econometria, ed hanno lavorato molto sui processi storici di definizione delle categorie socio-professionali e dei criteri di codifica, partendo da una riflessione durkheimiana sui sistemi di classificazione. Ma a questo genere di riflessioni hanno accostato anche le acquisizioni più recenti sulle forme della razionalità, sul coordinamento in situazioni di incertezza radicale e sull’interpretazione delle regole nella vita economica. L’intreccio di tradizioni di analisi abitualmente tenute separate ha permesso di sviluppare una riflessione inedita sui criteri di valutazione (o “convenzioni”) e di giocare, soprattutto in Europa ma progressivamente anche negli USA, un ruolo importante nel rendere riconoscibili e praticabili dei terreni di ricerca comuni fra economisti, storici e sociologi. Questo numero monografico di Sociologia del Lavoro intende iniziare un dialogo intenso e dialettico fra la scuola dell’Economia delle convenzioni e la Sociologia economica e del lavoro italiane. L’introduzione (Borghi e Vitale) ricostruisce brevemente la storia dell’Economia delle convenzioni e ne mette in luce i punti di contatto con altre tradizioni di studio dell’economia come scienza politica e morale. La prima parte comprende un testo collettivo di presentazione del programma di ricerca e sei articoli inediti sia di ricercatori che hanno contribuito a fondare l’approccio (Eymard-Duvernay, Favereau, Salais, Thévenot) sia di ricercatori più giovani che hanno contribuito a sviluppare la prospettiva (Bessy, Breviglieri). Gli articoli di questa prima parte si concentrano specificamente su temi legati all’organizzazione del lavoro e al mercato del lavoro. Nella seconda parte, l’Economia delle convenzioni viene discussa criticamente da alcuni dei massimi esponenti del dibattito in sociologia (Pizzorno, Stark, Swedberg, Tilly). In una terza parte, infine, alcuni giovani studiosi italiani di sociologia del lavoro (Bertolin, Chicchi, Fullin, Gosetti) discutono i limiti ed i possibili apporti dell’Economia delle convenzioni alla ricerca sociologica in tema di lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.