La colpa penale dell’uomo per il fatto dell’intelligenza artificiale

The research examines the issue of criminal responsibility for negligence in cases where an artificial intelligence (AI) system performs acts that result in harm to the life and/or psychophysical integrity of the individual. It explores the theoretical possibility of holding humans accountable for the actions of the machine based on the traditional paradigm of criminal culpability. To develop these considerations, the thesis takes as a starting point the available technical-scientific knowledge on AI, reconstructing its current state of the art in a language accessible to legal scholars and illustrating the probable future advances of this technology. The following chapter discusses the current state of legislation on AI within the European Union, emphasizing that the issue of criminal liability in this area is still unresolved. The research then describes hypothetical scenarios of criminal offenses related to the use of these new systems and conducts a literature review on the subject, with a particular focus on the Italian experience. These preliminary considerations introduce the heart of the study, which critically relates this new form of “criminality” to traditional notions and principles of criminal law, especially the doctrine of culpability. Following this analysis – the results of which highlight the considerable difficulty in clearly and unequivocally identifying human culpability for adverse events caused by autonomous artificial systems – emphasis is placed on the behaviour of humans interacting with AI. This approach favours, also from a de iure condendo perspective, a system of sanctions (preferably not criminal) based on the wrongfulness of the conduct.

La tesi affronta il tema della responsabilità penale colposa nei casi di offese materialmente prodotte da un sistema di intelligenza artificiale (IA) le quali possano integrare reati contro la vita e/o l’incolumità psicofisica delle persone. In particolare, si analizza la possibilità teorica di rimproverare all’uomo il fatto della macchina secondo il tradizionale paradigma della colpa penale. Per sviluppare tali considerazioni, si prendono le mosse dalla conoscenza tecnico-scientifica in fatto di IA, ricostruendone, con un linguaggio accessibile al giurista, lo stato dell’arte, nonché illustrando i probabili futuri progressi di questa tecnologia. Chiarito il dato fattuale, si dà conto dell’attuale stadio della legislazione concernente l’IA (con focus su quanto stabilito all’interno dell’Unione europea), per poi sottolineare come, in questa materia, la questione penale sia ancora del tutto aperta. Si procede, allora, offrendo una descrizione degli ipotetici scenari d’offesa connessi all’impiego di questi nuovi sistemi e riassumendo le principali opinioni della dottrina penalistica (italiana, ma non solo) pronunciatasi al riguardo. Proprio seguendo le orme degli studiosi che si sono occupati di IA, nella parte centrale del lavoro si mette quindi in relazione, in maniera critica, questa nuova forma di “criminalità” con i principi e con gli istituti del diritto penale classico e, nello specifico, con gli insegnamenti dottrinali in fatto di colpa. Concluso un siffatto esame – i cui risultati evidenziano una sostanziale difficoltà di individuare, in termini chiari e certi, una colpa umana per eventi avversi causati da sistemi artificiali autonomi –, si pone l’accento sulla condotta dell’uomo che entra in contatto con l’IA, finendo così col prediligere, anche in ottica de iure condendo, un sistema di sanzioni (possibilmente non di carattere penale) basato sul disvalore d’azione.