Stilf, in Vinschgau, è una comunità di circa 2000 abitanti nella Provincia Autonoma di Bolzano, che in inverno mette in atto una ritualità legata alla dimensione della fertilità agita dai giovani maschi strettamente correlata con le strategie del riconoscimento e della affermazione dell’identità collettiva. I tre eventi rituali (Klosen, in dicembre; Pfluziehen, il sabato grasso; Schiebenslagen, la prima domenica di quaresima), legati al paesaggio agricolo circostante, sono praticati al fine di ottenere abbondanza e benessere per i prodotti dei campi e per gli animali domestici, nonostante molta parte della comunità non sia più vincolata per la propria sopravvivenza al lavoro agricolo. Tutti i personaggi dei riti sono vicini al mondo del maso e quindi alla dimensione della vita sedentaria del contadino. In uno di questi riti, il Pfluziehen, il male viene rappresentato da lavoranti girovaghi che minavano la sicurezza e la tranquillità della vita rurale e i personaggi buoni, vestiti con gli abiti tradizionali della famiglia contadina, mettono in scena per le vie del paese l’aratura rituale con attrezzi antichi, utilizzati solo per questa sacra circostanza. Il legame con l’ambiente antropizzato circostante è notevole: sia la storia di questo territorio sia l’esperienza percettiva che è possibile qui vivere, rivelano questo tipo di pratica familiare. In questa zona il contadino è un vero e proprio architetto del paesaggio, da sempre sensibile all’armonia stessa dell’ambiente circostante e ben cosciente del proprio intervento regolarizzatore e ordinatore. Il paesaggio agricolo in Sud Tirolo è simile ad un giardino e il bauer, che indossa sempre la divisa del contadino sudtirolese (il grembiule blu), rimarcando con forza la sua appartenenza identitaria, è un giardiniere che continuamente compone un quadro, capace di svelare, se letto con attenzione, l’intimo legame che unisce questa terra con i propri abitanti. L’indagine riguardo la ritualità stagionale specifica legata alla produzione agricola, che altrove è andata sparendo, ma che qui conserva una memoria così lucida, perché strettamente interrelata all’autonomia e alla protezione della propria dimensione identitaria, è stata utile per cercare di svelare le pratiche agite anche inconsapevolmente per costruire la propria identità collettiva. Il paragone con la vicina Provincia Autonoma di Trento è stato utile per comprendere l’efficacia o meno delle strategie del riconoscimento messe in atto dagli abitanti del Sudtirol. La trattazione dei riti organizzati a Stilfs, spettacolari anche per l’aspetto visuale, inoltre è risultata fino ad ora inedita.
(2013). Riti di fertilità, costruzioni identitarie e strategie di riconoscimento in Sudtirol/Alto Adige. Il case study di Stilfs in Vinschgau. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).
Riti di fertilità, costruzioni identitarie e strategie di riconoscimento in Sudtirol/Alto Adige. Il case study di Stilfs in Vinschgau
VILLA, MARTA
2013
Abstract
Stilf, in Vinschgau, è una comunità di circa 2000 abitanti nella Provincia Autonoma di Bolzano, che in inverno mette in atto una ritualità legata alla dimensione della fertilità agita dai giovani maschi strettamente correlata con le strategie del riconoscimento e della affermazione dell’identità collettiva. I tre eventi rituali (Klosen, in dicembre; Pfluziehen, il sabato grasso; Schiebenslagen, la prima domenica di quaresima), legati al paesaggio agricolo circostante, sono praticati al fine di ottenere abbondanza e benessere per i prodotti dei campi e per gli animali domestici, nonostante molta parte della comunità non sia più vincolata per la propria sopravvivenza al lavoro agricolo. Tutti i personaggi dei riti sono vicini al mondo del maso e quindi alla dimensione della vita sedentaria del contadino. In uno di questi riti, il Pfluziehen, il male viene rappresentato da lavoranti girovaghi che minavano la sicurezza e la tranquillità della vita rurale e i personaggi buoni, vestiti con gli abiti tradizionali della famiglia contadina, mettono in scena per le vie del paese l’aratura rituale con attrezzi antichi, utilizzati solo per questa sacra circostanza. Il legame con l’ambiente antropizzato circostante è notevole: sia la storia di questo territorio sia l’esperienza percettiva che è possibile qui vivere, rivelano questo tipo di pratica familiare. In questa zona il contadino è un vero e proprio architetto del paesaggio, da sempre sensibile all’armonia stessa dell’ambiente circostante e ben cosciente del proprio intervento regolarizzatore e ordinatore. Il paesaggio agricolo in Sud Tirolo è simile ad un giardino e il bauer, che indossa sempre la divisa del contadino sudtirolese (il grembiule blu), rimarcando con forza la sua appartenenza identitaria, è un giardiniere che continuamente compone un quadro, capace di svelare, se letto con attenzione, l’intimo legame che unisce questa terra con i propri abitanti. L’indagine riguardo la ritualità stagionale specifica legata alla produzione agricola, che altrove è andata sparendo, ma che qui conserva una memoria così lucida, perché strettamente interrelata all’autonomia e alla protezione della propria dimensione identitaria, è stata utile per cercare di svelare le pratiche agite anche inconsapevolmente per costruire la propria identità collettiva. Il paragone con la vicina Provincia Autonoma di Trento è stato utile per comprendere l’efficacia o meno delle strategie del riconoscimento messe in atto dagli abitanti del Sudtirol. La trattazione dei riti organizzati a Stilfs, spettacolari anche per l’aspetto visuale, inoltre è risultata fino ad ora inedita.File | Dimensione | Formato | |
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