Portando ad esempio il caso di studio “Parco Sempione” si intende proporre una riflessione metodologica in forma audiovisiva sulle potenzialità della filmic geography (Jacobs, 2013) nello studio di uno spazio di riequilibrio ambientale e sociale nelle metropoli contemporanee: il parco urbano (Roditi, 1994). Il Parco Sempione, situato nel centro di Milano è un luogo di interesse per diversi viventi umani e non umani. Similmente ad altre aree verdi urbane, sebbene sia caratterizzato da un’ampia rete di spazi pianificati per agevolare attività ludico-ricreative, si tratta di un’area pubblica cintata e video-sorvegliata. Il contributo, proponendo un approccio ispirato al linguaggio del ‘cinema d’osservazione’ (Garrett, 2010), si è soffermato nello specifico sulle opportunità scaturite dalla combinazione di due principali dispositivi metodologici: il corpo della ricercatrice in movimento negli spazi del parco, sfruttando anche la verticalità della Torre Branca lì presente, e l’interazione dello stesso con la strumentazione, costituita da una fotocamera digitale a ottiche intercambiabili, un cavalletto, un microfono e un software di editing. Da questa sperimentazione è stato possibile portare alla luce tre livelli di rappresentazione geografica del Parco Sempione: in primis una prospettiva aerea che allude al controllo esercitato dalla sorveglianza, che agevola sì una mappatura d’insieme del parco, ma che di contro genera una rappresentazione appiattita, sfocata e povera di suono, intrinseca all’allargamento della scala; in secondo luogo una prospettiva che richiama gli approcci non-representational e more-than-human (Lorimer, 2010), che si dispiega attraverso uno sguardo frammentato e un ascolto ravvicinato, focalizzato sui movimenti umani e non umani, incarnati nel flusso della quotidianità, rappresentazione da cui emerge la vitalità e l’eterogeneità di processi socio-spaziali qui presenti; in ultimo una prospettiva veloce e distratta, sospesa tra reale e virtuale, intenta a mettere in evidenza le nuove possibili spazialità mediate da Internet. In questo caso specifico si è utilizzato il linguaggio del social network Instagram, simulato intervenendo sul ritmo delle sequenze e aggiungendo degli elementi grafici in fase di montaggio. In conclusione, la metodologia qui proposta si è rivelata uno strumento creativo e dinamico, in grado di “mobilizzare” molteplici rappresentazioni del Parco Sempione.
Boccaletti, S. (2023). Playscape: mappare, frammentare e de-materializzare un parco urbano attraverso lo strumento audiovisivo. In Atti del XXXIII Congresso Geografico Italiano. Geografie in movimento (pp.240-242). Padova : CLEUP.
Playscape: mappare, frammentare e de-materializzare un parco urbano attraverso lo strumento audiovisivo
Boccaletti, S
2023
Abstract
Portando ad esempio il caso di studio “Parco Sempione” si intende proporre una riflessione metodologica in forma audiovisiva sulle potenzialità della filmic geography (Jacobs, 2013) nello studio di uno spazio di riequilibrio ambientale e sociale nelle metropoli contemporanee: il parco urbano (Roditi, 1994). Il Parco Sempione, situato nel centro di Milano è un luogo di interesse per diversi viventi umani e non umani. Similmente ad altre aree verdi urbane, sebbene sia caratterizzato da un’ampia rete di spazi pianificati per agevolare attività ludico-ricreative, si tratta di un’area pubblica cintata e video-sorvegliata. Il contributo, proponendo un approccio ispirato al linguaggio del ‘cinema d’osservazione’ (Garrett, 2010), si è soffermato nello specifico sulle opportunità scaturite dalla combinazione di due principali dispositivi metodologici: il corpo della ricercatrice in movimento negli spazi del parco, sfruttando anche la verticalità della Torre Branca lì presente, e l’interazione dello stesso con la strumentazione, costituita da una fotocamera digitale a ottiche intercambiabili, un cavalletto, un microfono e un software di editing. Da questa sperimentazione è stato possibile portare alla luce tre livelli di rappresentazione geografica del Parco Sempione: in primis una prospettiva aerea che allude al controllo esercitato dalla sorveglianza, che agevola sì una mappatura d’insieme del parco, ma che di contro genera una rappresentazione appiattita, sfocata e povera di suono, intrinseca all’allargamento della scala; in secondo luogo una prospettiva che richiama gli approcci non-representational e more-than-human (Lorimer, 2010), che si dispiega attraverso uno sguardo frammentato e un ascolto ravvicinato, focalizzato sui movimenti umani e non umani, incarnati nel flusso della quotidianità, rappresentazione da cui emerge la vitalità e l’eterogeneità di processi socio-spaziali qui presenti; in ultimo una prospettiva veloce e distratta, sospesa tra reale e virtuale, intenta a mettere in evidenza le nuove possibili spazialità mediate da Internet. In questo caso specifico si è utilizzato il linguaggio del social network Instagram, simulato intervenendo sul ritmo delle sequenze e aggiungendo degli elementi grafici in fase di montaggio. In conclusione, la metodologia qui proposta si è rivelata uno strumento creativo e dinamico, in grado di “mobilizzare” molteplici rappresentazioni del Parco Sempione.File | Dimensione | Formato | |
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