L’obiettivo di questo contributoii è l’analisi dei fattori che influenzano la creazione dei partenariati attivati nei processi di rigenerazione urbana che interessano aree semi-centrali e periferiche della città di Milano. Il processo di deindustrializzazione legato al decentramento produttivo e allo sviluppo dell’economia dei servizi ha modificato la morfologia socio-territoriale della città. La funzione originaria delle aree periferiche di dare una risposta alla crescente domanda di alloggiiii, oltre che di costituire uno spazio di minore valore fondiario, in cui poter collocare grandi infrastrutture e grandi impianti produttivi spesso nocivi o pericolosi (Boeri et al, 1991), viene messa in discussione. I quartieri, seppur lentamente, hanno percorso traiettorie diverse (Murie et al, 2003), in alcuni casi ascendenti (processi di gentrification), in altri discendenti (quartieri degradati) oppure stabili. Dalla fine degli anni novanta, le periferie milanesi – sociali e fisiche – sono diventate luoghi di sperimentazione e cambiamento. Da una parte, ad esempio, i Large Housing Estate (Power, 1997; Dekker e van Kempen, 2004), sistemi abitativi omogenei, costruiti su larga scala (almeno 2,000 alloggi) e con materiali di bassa qualità, pensati per alloggiare i ceti medi, medio bassiiv e caratterizzati da un radicato disagio sociale, sono oggetto di programmi integrati di riqualificazione urbana. Dall’altra, i vuoti urbani creati dalla dismissione delle aree produttive (7 milioni di mq) si trasformano in prestigiose aree residenziali e in luoghi della nuova economia culturale, in punti nevralgici della grande distribuzione o in enormi spazi espositivi rivolti al mercato internazionale. Conseguentemente, la pianificazione territoriale è diventata oggetto di interesse di nuovi soggetti, contrariamente ad un passato in cui le scelte di ripensamento della città erano gestita prevalentemente dall’attore pubblico (si veda ad esempio il piano INA-casa 1949-1963). Tuttavia, non si tratta solo una pluralità di soggetti, ma della sperimentazione di un nuovo processo sinergico di collaborazione tra diversi attori: le partnership.
Mugnano, S., Zajczyk, F. (2006). Quali partnership nei processi di rigenerazione urbana a Milano?. TERRITORIO, 36, 34-38.
Quali partnership nei processi di rigenerazione urbana a Milano?
MUGNANO, SILVIA;ZAJCZYK, FRANCESCA
2006
Abstract
L’obiettivo di questo contributoii è l’analisi dei fattori che influenzano la creazione dei partenariati attivati nei processi di rigenerazione urbana che interessano aree semi-centrali e periferiche della città di Milano. Il processo di deindustrializzazione legato al decentramento produttivo e allo sviluppo dell’economia dei servizi ha modificato la morfologia socio-territoriale della città. La funzione originaria delle aree periferiche di dare una risposta alla crescente domanda di alloggiiii, oltre che di costituire uno spazio di minore valore fondiario, in cui poter collocare grandi infrastrutture e grandi impianti produttivi spesso nocivi o pericolosi (Boeri et al, 1991), viene messa in discussione. I quartieri, seppur lentamente, hanno percorso traiettorie diverse (Murie et al, 2003), in alcuni casi ascendenti (processi di gentrification), in altri discendenti (quartieri degradati) oppure stabili. Dalla fine degli anni novanta, le periferie milanesi – sociali e fisiche – sono diventate luoghi di sperimentazione e cambiamento. Da una parte, ad esempio, i Large Housing Estate (Power, 1997; Dekker e van Kempen, 2004), sistemi abitativi omogenei, costruiti su larga scala (almeno 2,000 alloggi) e con materiali di bassa qualità, pensati per alloggiare i ceti medi, medio bassiiv e caratterizzati da un radicato disagio sociale, sono oggetto di programmi integrati di riqualificazione urbana. Dall’altra, i vuoti urbani creati dalla dismissione delle aree produttive (7 milioni di mq) si trasformano in prestigiose aree residenziali e in luoghi della nuova economia culturale, in punti nevralgici della grande distribuzione o in enormi spazi espositivi rivolti al mercato internazionale. Conseguentemente, la pianificazione territoriale è diventata oggetto di interesse di nuovi soggetti, contrariamente ad un passato in cui le scelte di ripensamento della città erano gestita prevalentemente dall’attore pubblico (si veda ad esempio il piano INA-casa 1949-1963). Tuttavia, non si tratta solo una pluralità di soggetti, ma della sperimentazione di un nuovo processo sinergico di collaborazione tra diversi attori: le partnership.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.