Nella Milano dei primi due decenni del Novecento, all’interno di una cornice culturale molto vivace e dinamica, vengono messe in atto alcune sperimentazioni assai significative in ambito scolastico ed extrascolastico, connesse con l’intenso dibattito che verte sul tema dell’educazione nella natura e dell’importanza degli spazi nei contesti educativi; si tratta di esperienze all’interno delle quali si possono leggere le tracce di interessanti “passaggi di frontiera” tra distinti approcci metodologici e tra discipline dai differenti statuti. Da un lato vi sono infatti alcune istituzioni scolastiche che tentano, sovente con successo, di superare il tradizionale modello fondato sull’aula, su un arredo pesante e inadeguato alle esigenze dei bambini, su una didattica trasmissiva e verbosa, rimodulando gli ambienti interni e utilizzando gli spazi esterni per lo svolgimento di attività basate sulla manipolazione, sull’esplorazione, sulla ricerca: in questo senso si muovono le prime Case dei bambini di Maria Montessori, la scuola Rinnovata di Giuseppina Pizzigoni, le scuole all’aperto, fino all’esperimento di Salvoni. Dall’altro lato, vengono messe in atto in forme nuove alcune interessanti iniziative in ambito extrascolastico, quali ricreatori, soggiorni climatici, case vacanza, realizzate proprio attorno alla centralità delle attività all’aria aperta, in luoghi salubri, a contatto con le risorse naturali. Queste realizzazioni, e il dibattito che corre parallelamente ad esse, hanno il fondamentale ruolo di favorire alcuni passaggi significativi sia dal punto di vista del confronto fra pratiche educative, sia dal punto di vista dei mutamenti delle concezioni pedagogiche sottese ad ogni iniziativa, in una dinamica che vede la trasformazione di istituzioni fino ad allora a carattere igienico-terapeutico, in nuove realtà che contemplano anche finalità educative. È il caso delle scuole all’aperto, nate per accogliere in un ambiente salutare i bambini gracili - connotate dunque da un deciso orientamento di tipo igienico e sanitario -, le quali divengono luogo di sperimentazione di una didattica nuova, aprendosi in seguito a tutti i bambini. È il caso anche dei soggiorni climatici, fino a quel momento concepiti e realizzati come luoghi di cura fisica e di tutela igienica e sanitaria: essi cominciano infatti ad essere progressivamente percepiti anche come luoghi educativi e ricreativi, con un mutamento progressivo delle finalità e dei destinatari, che vengono identificati nella generalità dei bambini/e e non solo nei piccoli con patologie o condizioni fisiche precarie o in situazioni di svantaggio. È una tematica, quella del dibattito sullo spazio salubre e sull’ambiente, che in quegli anni rende quanto mai evidente la contiguità – non certo nuova nella storia – tra medicina e pedagogia, discipline che nel periodo considerato appaiono impegnate in frequenti incursioni l’una oltre il confine dell’altra, con inevitabili e feconde contaminazioni. Il presente contributo intende proporre alcune riflessioni su questi fondamentali passaggi, basandosi su una documentazione di archivio risalente in particolare agli anni compresi fra il 1911, anno della realizzazione di alcune case vacanza, e il 1922, anno durante il quale il dibattito e le sperimentazioni sull’ambiente si avviarono verso un’ulteriore torsione, in conseguenza dell’avvento del regime fascista.
Seveso, G., Comerio, L. (2022). Il dibattito sulle colonie e sull’educazione nella natura a Milano dal 1911 al 1922: tracce di transizioni e di contaminazioni. In Passaggi di frontiera. La storia dell’educazione: confini, identità, esplorazioni. Book of abstracts. (pp.101-102). Lecce : Pensa Multimedia.
Il dibattito sulle colonie e sull’educazione nella natura a Milano dal 1911 al 1922: tracce di transizioni e di contaminazioni
Seveso, G;Comerio, L
2022
Abstract
Nella Milano dei primi due decenni del Novecento, all’interno di una cornice culturale molto vivace e dinamica, vengono messe in atto alcune sperimentazioni assai significative in ambito scolastico ed extrascolastico, connesse con l’intenso dibattito che verte sul tema dell’educazione nella natura e dell’importanza degli spazi nei contesti educativi; si tratta di esperienze all’interno delle quali si possono leggere le tracce di interessanti “passaggi di frontiera” tra distinti approcci metodologici e tra discipline dai differenti statuti. Da un lato vi sono infatti alcune istituzioni scolastiche che tentano, sovente con successo, di superare il tradizionale modello fondato sull’aula, su un arredo pesante e inadeguato alle esigenze dei bambini, su una didattica trasmissiva e verbosa, rimodulando gli ambienti interni e utilizzando gli spazi esterni per lo svolgimento di attività basate sulla manipolazione, sull’esplorazione, sulla ricerca: in questo senso si muovono le prime Case dei bambini di Maria Montessori, la scuola Rinnovata di Giuseppina Pizzigoni, le scuole all’aperto, fino all’esperimento di Salvoni. Dall’altro lato, vengono messe in atto in forme nuove alcune interessanti iniziative in ambito extrascolastico, quali ricreatori, soggiorni climatici, case vacanza, realizzate proprio attorno alla centralità delle attività all’aria aperta, in luoghi salubri, a contatto con le risorse naturali. Queste realizzazioni, e il dibattito che corre parallelamente ad esse, hanno il fondamentale ruolo di favorire alcuni passaggi significativi sia dal punto di vista del confronto fra pratiche educative, sia dal punto di vista dei mutamenti delle concezioni pedagogiche sottese ad ogni iniziativa, in una dinamica che vede la trasformazione di istituzioni fino ad allora a carattere igienico-terapeutico, in nuove realtà che contemplano anche finalità educative. È il caso delle scuole all’aperto, nate per accogliere in un ambiente salutare i bambini gracili - connotate dunque da un deciso orientamento di tipo igienico e sanitario -, le quali divengono luogo di sperimentazione di una didattica nuova, aprendosi in seguito a tutti i bambini. È il caso anche dei soggiorni climatici, fino a quel momento concepiti e realizzati come luoghi di cura fisica e di tutela igienica e sanitaria: essi cominciano infatti ad essere progressivamente percepiti anche come luoghi educativi e ricreativi, con un mutamento progressivo delle finalità e dei destinatari, che vengono identificati nella generalità dei bambini/e e non solo nei piccoli con patologie o condizioni fisiche precarie o in situazioni di svantaggio. È una tematica, quella del dibattito sullo spazio salubre e sull’ambiente, che in quegli anni rende quanto mai evidente la contiguità – non certo nuova nella storia – tra medicina e pedagogia, discipline che nel periodo considerato appaiono impegnate in frequenti incursioni l’una oltre il confine dell’altra, con inevitabili e feconde contaminazioni. Il presente contributo intende proporre alcune riflessioni su questi fondamentali passaggi, basandosi su una documentazione di archivio risalente in particolare agli anni compresi fra il 1911, anno della realizzazione di alcune case vacanza, e il 1922, anno durante il quale il dibattito e le sperimentazioni sull’ambiente si avviarono verso un’ulteriore torsione, in conseguenza dell’avvento del regime fascista.File | Dimensione | Formato | |
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