Il saggio traccia una mappatura delle tecniche di rappresentazione del dialogo, degli scambi verbali, della circolazione della parola, approntandola sulla base del numero di personaggi coinvolti nell’atto comunicativo (dialoghi binari o con più interlocutori), della dinamica dialogica (chi conduce il dialogo, che tipo di relazioni intercorrono fra i locutori), delle modalità emotive con cui la parola viene introdotta e contestualizzata, del materiale linguistico che sostanzia i dialoghi (registri, sottocodici, tessere lessicali, strutture sintattiche, forme interiettive). Si analizza anche il “racconto della parola”: la narrazione cioè di situazioni dialogiche che non vengono rappresentate, ma suggestivamente sintetizzate e restituite dalle parole del narratore: un terreno in cui la preziosità e sbrigliatezza linguistica di Bufalino si presta a riportare i “conversari” dei personaggi per via stilistica con la pregnante modalità del sommario. L’indagine si concentra su due coppie di romanzi: i primi due (Diceria e Argo) e gli ultimi due di matrice contemporanea (Qui pro quo e Tommaso e il fotografo cieco) al fine di cogliere il percorso evolutivo della narrativa bufaliniana, in direzione anche di un avvicinamento - accompagnato peraltro da lucida ironia e da sguardo critico - a una potremmo dire, “normalità comunicativa”.
Caputo, F. (2021). Dialoghi, «sparlamenti», racconti della parola altrui nei romanzi bufaliniani. CHRONIQUES ITALIENNES, 41(2), 5-19.
Dialoghi, «sparlamenti», racconti della parola altrui nei romanzi bufaliniani
Caputo, F
2021
Abstract
Il saggio traccia una mappatura delle tecniche di rappresentazione del dialogo, degli scambi verbali, della circolazione della parola, approntandola sulla base del numero di personaggi coinvolti nell’atto comunicativo (dialoghi binari o con più interlocutori), della dinamica dialogica (chi conduce il dialogo, che tipo di relazioni intercorrono fra i locutori), delle modalità emotive con cui la parola viene introdotta e contestualizzata, del materiale linguistico che sostanzia i dialoghi (registri, sottocodici, tessere lessicali, strutture sintattiche, forme interiettive). Si analizza anche il “racconto della parola”: la narrazione cioè di situazioni dialogiche che non vengono rappresentate, ma suggestivamente sintetizzate e restituite dalle parole del narratore: un terreno in cui la preziosità e sbrigliatezza linguistica di Bufalino si presta a riportare i “conversari” dei personaggi per via stilistica con la pregnante modalità del sommario. L’indagine si concentra su due coppie di romanzi: i primi due (Diceria e Argo) e gli ultimi due di matrice contemporanea (Qui pro quo e Tommaso e il fotografo cieco) al fine di cogliere il percorso evolutivo della narrativa bufaliniana, in direzione anche di un avvicinamento - accompagnato peraltro da lucida ironia e da sguardo critico - a una potremmo dire, “normalità comunicativa”.File | Dimensione | Formato | |
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