L'articolo compare in un Dossier sull'oggetto "progettazione" nelle scienze umane e sociali. Vi si chiarisce il rapporto tra gesto educativo e momento progettuale/di verifica dello stesso. In campo pedagogico, più che immaginare un tempo ideativo (astratto e teorico dei pedagogisti) che preceda o segua quello esecutivo (pratico e applicativo degli educatori) si propone l'oscillazione tra due tavoli di lavoro distinti dove gli stessi professionisti (un'équipe anche multidisciplinare) si possano trovare a maneggiare un solo dispositivo pratico-discorsivo. Per educare è necessario certo un controllo razionale e comunicabile dell'azione, ma il lavoro pedagogico non è per questo solo applicativo o esecutivo. Esso necessita di un rinvio continuo di tipo interpretativo sia per realizzare ciò che ci si è prefisso di fare, sia per saperlo fare: leggere la situazione e leggere se stessi come attori sulla scena insieme agli educandi, è il "sapere" più difficile. E' così che si preserva il gesto educativo da ogni preteso determinismo e lo si dispone ad essere progettato senza essere estemporaneo.
Orsenigo, J., Marcialis, P. (2021). Clinica e progettazione. Giocare su due tavoli. PEDAGOGIKA.IT, 25(1 - Gennaio/Febbraio/Marzo), 42-46.
Clinica e progettazione. Giocare su due tavoli
Orsenigo, J;Marcialis, P
2021
Abstract
L'articolo compare in un Dossier sull'oggetto "progettazione" nelle scienze umane e sociali. Vi si chiarisce il rapporto tra gesto educativo e momento progettuale/di verifica dello stesso. In campo pedagogico, più che immaginare un tempo ideativo (astratto e teorico dei pedagogisti) che preceda o segua quello esecutivo (pratico e applicativo degli educatori) si propone l'oscillazione tra due tavoli di lavoro distinti dove gli stessi professionisti (un'équipe anche multidisciplinare) si possano trovare a maneggiare un solo dispositivo pratico-discorsivo. Per educare è necessario certo un controllo razionale e comunicabile dell'azione, ma il lavoro pedagogico non è per questo solo applicativo o esecutivo. Esso necessita di un rinvio continuo di tipo interpretativo sia per realizzare ciò che ci si è prefisso di fare, sia per saperlo fare: leggere la situazione e leggere se stessi come attori sulla scena insieme agli educandi, è il "sapere" più difficile. E' così che si preserva il gesto educativo da ogni preteso determinismo e lo si dispone ad essere progettato senza essere estemporaneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.