La crisi climatica emerge come intensa, minacciosa e intima questione culturale in un’apertura di tempi inediti, sociali e atmosferici assieme. Culturali sono le conseguenze dei cambiamenti atmosferici per l’amplificazione della vulnerabilità sociale, del senso di perdita e il disorientamento di molte popolazioni. Culturali sono anche i gas climalteranti, la causa del surriscaldamento globale, invisibili ma prodotto della nostra molto tangibile “economia del carbonio”: base identificante della modernità, delle forme di dominio, dell’immaginario fossilizzato e del consumo del mondo come merce, incontra oggi una perdita di orizzonti significativi. Culturale è la stessa nozione occidentale di natura come distante e fuori dalla società, oggi profondamente in crisi, e alla base della “crisi di presenza” di questi tempi, proprio perché rimuove le relazioni che intratteniamo con altri soggetti non-umani, oggi ancor più intense; interdipendenze e limiti spesso valorizzati dalle più diverse popolazioni studiate dall’antropologia nei molteplici ambienti, rese familiari piuttosto che perturbanti come accade oggi a casa nostra. Culturali sono anche gli ostacoli a parlare e agire nelle dimensioni locali e collettive di un cambiamento d’epoca, processi sociali di diniego che rendono “impensabile” un tempo che cambia e alimentano un senso di impotenza e paura per le fondamentali dimensioni emotive del nostro coinvolgimento ambientale. Ma le culture son sempre state “atmosferiche”, la sfera più sensibile ma meno materiale, attraverso forme rituali, strutture simboliche, sistemi produttivi e saperi locali con cui hanno tradotto in familiare e significativo il “tempo che cambia”. Da sempre le società si sono orientate verso cielo per dare senso all’abitare terra terra e oggi che l’atmosfera è il radicale bene comune, e la CO2 un male comune, abbiamo bisogno di riscoprirlo, accanto ai significati sociali e politici di “clima” in cui siamo immersi. Una cassetta degli attrezzi e semantica dei nuovi tempi, per non sostare di fronte ad una catastrofe a venire, ma per tornare ad abitare limiti e relazioni ambientali e i desideri di una conversione ecologica: desideri di relazioni culturali, politiche ed ecologiche assieme.
Van Aken, M. (2020). Campati per aria. Milano : Eleuthera.
Campati per aria
Van Aken, M.Primo
2020
Abstract
La crisi climatica emerge come intensa, minacciosa e intima questione culturale in un’apertura di tempi inediti, sociali e atmosferici assieme. Culturali sono le conseguenze dei cambiamenti atmosferici per l’amplificazione della vulnerabilità sociale, del senso di perdita e il disorientamento di molte popolazioni. Culturali sono anche i gas climalteranti, la causa del surriscaldamento globale, invisibili ma prodotto della nostra molto tangibile “economia del carbonio”: base identificante della modernità, delle forme di dominio, dell’immaginario fossilizzato e del consumo del mondo come merce, incontra oggi una perdita di orizzonti significativi. Culturale è la stessa nozione occidentale di natura come distante e fuori dalla società, oggi profondamente in crisi, e alla base della “crisi di presenza” di questi tempi, proprio perché rimuove le relazioni che intratteniamo con altri soggetti non-umani, oggi ancor più intense; interdipendenze e limiti spesso valorizzati dalle più diverse popolazioni studiate dall’antropologia nei molteplici ambienti, rese familiari piuttosto che perturbanti come accade oggi a casa nostra. Culturali sono anche gli ostacoli a parlare e agire nelle dimensioni locali e collettive di un cambiamento d’epoca, processi sociali di diniego che rendono “impensabile” un tempo che cambia e alimentano un senso di impotenza e paura per le fondamentali dimensioni emotive del nostro coinvolgimento ambientale. Ma le culture son sempre state “atmosferiche”, la sfera più sensibile ma meno materiale, attraverso forme rituali, strutture simboliche, sistemi produttivi e saperi locali con cui hanno tradotto in familiare e significativo il “tempo che cambia”. Da sempre le società si sono orientate verso cielo per dare senso all’abitare terra terra e oggi che l’atmosfera è il radicale bene comune, e la CO2 un male comune, abbiamo bisogno di riscoprirlo, accanto ai significati sociali e politici di “clima” in cui siamo immersi. Una cassetta degli attrezzi e semantica dei nuovi tempi, per non sostare di fronte ad una catastrofe a venire, ma per tornare ad abitare limiti e relazioni ambientali e i desideri di una conversione ecologica: desideri di relazioni culturali, politiche ed ecologiche assieme.File | Dimensione | Formato | |
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