In questo contributo intendo analizzare il processo di acquisizione degli aggettivi. Dopo aver brevemente illustrato nella prima sezione le caratteristiche della categoria degli aggettivi, concentrandomi sul loro significato, prenderò in considerazione una serie di studi che indagano in situazioni di laboratorio come avvenga l’acquisizione di nuove parole che vengono presentate come aggettivi, e che intendono testare come i bambini interpretano gli aggettivi che producono nel linguaggio spontaneo. Il quadro complessivo che emerge appare complicato: sebbene i bambini abbiano problemi nell’interpretare una nuova parola come aggettivo, e tendano invece a interpretarla come se fosse un nome, e sebbene il significato degli aggettivi relativi (grande, alto, basso, ecc.) sia di fatto complesso, i bambini li producono precocemente e apparentemente sembrano comprenderli correttamente. Per rendere conto di queste osservazioni che sembrano andare in direzioni opposte, propongo di riprendere una considerazione avanzata da Clark nel 1970, che assume che i bambini partano assegnando agli aggettivi relativi una interpretazione di tipo nominale e non comparativo – e il mio obbiettivo è mostrare come assumendo l’ipotesi di Clark si possa spiegare sia il comportamento linguistico corretto sia gli errori sistematici compiuti dai bambini. Inoltre, tale ipotesi, se corretta, getta una nuova luce sulla interpretazione degli aggettivi relativi.
Panzeri, F. (2011). L'acquisizione degli aggettivi. Quello che i bambini ci dicono sul significato degli aggettivi relativi. RIVISTA ITALIANA DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO, 4, 84-95 [10.4396/20111208].
L'acquisizione degli aggettivi. Quello che i bambini ci dicono sul significato degli aggettivi relativi
PANZERI, FRANCESCA
2011
Abstract
In questo contributo intendo analizzare il processo di acquisizione degli aggettivi. Dopo aver brevemente illustrato nella prima sezione le caratteristiche della categoria degli aggettivi, concentrandomi sul loro significato, prenderò in considerazione una serie di studi che indagano in situazioni di laboratorio come avvenga l’acquisizione di nuove parole che vengono presentate come aggettivi, e che intendono testare come i bambini interpretano gli aggettivi che producono nel linguaggio spontaneo. Il quadro complessivo che emerge appare complicato: sebbene i bambini abbiano problemi nell’interpretare una nuova parola come aggettivo, e tendano invece a interpretarla come se fosse un nome, e sebbene il significato degli aggettivi relativi (grande, alto, basso, ecc.) sia di fatto complesso, i bambini li producono precocemente e apparentemente sembrano comprenderli correttamente. Per rendere conto di queste osservazioni che sembrano andare in direzioni opposte, propongo di riprendere una considerazione avanzata da Clark nel 1970, che assume che i bambini partano assegnando agli aggettivi relativi una interpretazione di tipo nominale e non comparativo – e il mio obbiettivo è mostrare come assumendo l’ipotesi di Clark si possa spiegare sia il comportamento linguistico corretto sia gli errori sistematici compiuti dai bambini. Inoltre, tale ipotesi, se corretta, getta una nuova luce sulla interpretazione degli aggettivi relativi.File | Dimensione | Formato | |
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