Richiamandosi alla celebre novella boccaccesca, Calvino fa di Guido Cavalcanti l’emblema della “leggerezza pensosa”. Da sempre il modello stilistico cavalcantiano è indicato tra i riferimenti più produttivi del Caproni livornese, nel segno di un’elegante e musicale leggerezza: interpretazione qui confermata con ulteriori riscontri (ad es. con la ballatetta Era in penser d’amor quand’i’ trovai). Ma la tesi sostenuta in questo articolo – oltre alla scoperta che l’Annuncio del Conte di Kevenhüller riproduce un documento storico – è che la presenza di Cavalcanti in Caproni, lungi dal limitarsi al Seme del piangere, si spinga fino alle raccolte più tarde: e includa, oltre che aspetti formali, sia atteggiamenti intellettuali (la declinazione ironica di un intransigente pessimismo), sia contenuti di pensiero e orientamenti filosofici, proprio riguardo ai temi su cui Guido e Dante si trovarono a divergere. L’opera poetica di Caproni viene così a configurarsi come un assiduo (ancorché implicito) dialogo con i nostri maggiori lirici delle origini: alla maggiore evidenza dei prelievi testuali danteschi fa riscontro la prevalente sintonia con il Cavalcanti “ateologo” e nominalista.
Borghesi, A. (2010). A lezione di leggerezza: Caproni tra Dante e Guido. BELFAGOR, 65(6), 667-688.
A lezione di leggerezza: Caproni tra Dante e Guido
Borghesi, A
2010
Abstract
Richiamandosi alla celebre novella boccaccesca, Calvino fa di Guido Cavalcanti l’emblema della “leggerezza pensosa”. Da sempre il modello stilistico cavalcantiano è indicato tra i riferimenti più produttivi del Caproni livornese, nel segno di un’elegante e musicale leggerezza: interpretazione qui confermata con ulteriori riscontri (ad es. con la ballatetta Era in penser d’amor quand’i’ trovai). Ma la tesi sostenuta in questo articolo – oltre alla scoperta che l’Annuncio del Conte di Kevenhüller riproduce un documento storico – è che la presenza di Cavalcanti in Caproni, lungi dal limitarsi al Seme del piangere, si spinga fino alle raccolte più tarde: e includa, oltre che aspetti formali, sia atteggiamenti intellettuali (la declinazione ironica di un intransigente pessimismo), sia contenuti di pensiero e orientamenti filosofici, proprio riguardo ai temi su cui Guido e Dante si trovarono a divergere. L’opera poetica di Caproni viene così a configurarsi come un assiduo (ancorché implicito) dialogo con i nostri maggiori lirici delle origini: alla maggiore evidenza dei prelievi testuali danteschi fa riscontro la prevalente sintonia con il Cavalcanti “ateologo” e nominalista.File | Dimensione | Formato | |
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