L’analisi considera le ricadute occupazionali della crisi in Italia nel biennio 2008-2009, nell’ipotesi che la ridefinizione dei caratteri della domanda di lavoro, e non solo il suo livello, sia una chiave di lettura adatta per cogliere le specificità nazionali. Confrontando la dinamica occupazionale italiana con quella degli altri paesi europei emerge, come in altri Paesi, la maggiore debolezza dell’occupazione non standard ma anche - caso unico nel quadro comparativo - la contrazione dell’occupazione più qualificata a fronte di un aumento di quella non qualificata. Le ricadute di questo aggiustamento sono state socialmente differenziate e selettive, penalizzando soprattutto la componente giovanile e qualificata della forza lavoro, e risultando più gravi al Sud, dove più marginale sono stati il ruolo della Cassa integrazione e la dinamica compensativa del terziario. L’assetto frammentato e poco innovativo delle imprese italiane, nel quadro di una scarsa attenzione politica ed istituzionale ai contesti dell’innovazione e della competitività, possono aver promosso strategie adattive e difensive tanto nelle scelte di ridimensionamento quanto nella definizione dei nuovi fabbisogni occupazionali.
Fellini, I., Zaccaria, D. (2010). Effetti della crisi e dinamiche occupazionali in Italia e in Europa. LA RIVISTA DELLE POLITICHE SOCIALI(4), 163-203.
Effetti della crisi e dinamiche occupazionali in Italia e in Europa
FELLINI, IVANA;ZACCARIA, DANIELE
2010
Abstract
L’analisi considera le ricadute occupazionali della crisi in Italia nel biennio 2008-2009, nell’ipotesi che la ridefinizione dei caratteri della domanda di lavoro, e non solo il suo livello, sia una chiave di lettura adatta per cogliere le specificità nazionali. Confrontando la dinamica occupazionale italiana con quella degli altri paesi europei emerge, come in altri Paesi, la maggiore debolezza dell’occupazione non standard ma anche - caso unico nel quadro comparativo - la contrazione dell’occupazione più qualificata a fronte di un aumento di quella non qualificata. Le ricadute di questo aggiustamento sono state socialmente differenziate e selettive, penalizzando soprattutto la componente giovanile e qualificata della forza lavoro, e risultando più gravi al Sud, dove più marginale sono stati il ruolo della Cassa integrazione e la dinamica compensativa del terziario. L’assetto frammentato e poco innovativo delle imprese italiane, nel quadro di una scarsa attenzione politica ed istituzionale ai contesti dell’innovazione e della competitività, possono aver promosso strategie adattive e difensive tanto nelle scelte di ridimensionamento quanto nella definizione dei nuovi fabbisogni occupazionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.