Il "nuovo volto" del concorso di persone nel reato colposo, tra dogmatica e giurisprudenza: osservazioni critiche alla teoria dell'"intreccio cooperativo"

Il lavoro prende in considerazione gli sviluppi dogmatici – sia in ambito dottrinale, sia in ambito giurisprudenziale – dell’istituto del concorso di persone, muovendo dal rilievo di come, a fronte di evidenti “inquietudini dottrinali”, tradottesi nella elaborazione di diverse teorie, la giurisprudenza per tutto il XX secolo sia rimasta fedele all’impostazione tradizionale; essa, infatti, ha sempre individuato il coefficiente soggettivo che vale a caratterizzare la cooperazione colposa nella consapevolezza di contribuire all’azione od omissione altrui che sfocia nella produzione dell’evento non voluto, e ha sempre richiesto per ciascun concorrente la violazione di una regola cautelare. Il saggio si sviluppa poi prendendo in considerazione in chiave critica (per la tensione che si viene ad evidenziare con i principi di determinatezza e di personalità della responsabilità penale) il nuovo indirizzo giurisprudenziale, che trova peraltro evidenti “radici dogmatiche” in ambito dottrinale, venutosi a sviluppare e a consolidare a partire dagli inizi del nuovo millennio, e che fonda l’operatività del concorso colposo sull’“intreccio cooperativo”, cioè sul “comune coinvolgimento nella gestione del rischio”, che “giustifica la penale rilevanza di condotte che (...), sebbene atipiche, incomplete, di semplice partecipazione, si coniugano, si compenetrano con altre condotte tipiche” (così Cass. pen., sez. IV, 2.12.2008, n. 1786, la cui impostazione è stata fatta propria anche da Cass. pen., Sez. Unite, 24.4.2014, n. 38343).