Considerando la pedagogia come scienza deputata alla trasformazione (Mezirow 2001; Formenti 2017) e l’educazione come strumento di autopenetrazione integrale dell’uomo (Antonacci 2012), lo studio si propone di tracciare una possibile analogia tra il percorso di formazione dell’educatore che necessita di un equilibrio posturale per esercitare la sua professionalità e il training del funambolo che prepara alla sperimentazione dell’equilibrio in condizioni precarie. Una pratica di equilibratura questa, che va oltre la tecnica acquisita, per coinvolgere l’intero corpo-mente in un processo di trasformazione di sé inteso come denudamento, radicamento, espansione dei propri confini (Grotowski 1968). L’educatore, inserito in contesti ad alta intensità relazionale, si confronta quotidianamente con il proprio equilibrio, il suo modo di posizionarsi determina infatti la qualità dell’incontro con l’altro. Pertanto, come gestire al meglio dimensioni cruciali quali l’imprevisto, la paura, il vuoto, la sfida, i propri limiti? Istanze queste che appartengono intrinsecamente anche all’esperienza formativa del funambolo. Lo studio di tale disciplina dunque, se applicato alle scienze dell’educazione, potrebbe fornire contributi significativi non solo nella crescita del performer, ma anche nel processo formativo di ciascun educatore. Sia in termini di riflessione teorica, in merito alla necessità di riequilibrare corpo-mente in un unico flusso (Csikszentmihalyi 1990; Lowen 1991) nei contesti dell’educare (Gamelli 2001); sia in termini pratici, con l’intento di fornire tecniche ed esercizi volti ad allenare la propria presenza e consapevolezza a esserci (Varela, Thompson & Rosch 1991), per una formazione a radicarsi e a elevarsi al contempo (Barba 2012).
Schiavone, G. (2017). Educazione e funambolismo: una via di formazione all'equilibrio. In Giornata dei Poster della Ricerca 2017 (pp.93-94). Milano : Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Educazione e funambolismo: una via di formazione all'equilibrio
Schiavone, G
2017
Abstract
Considerando la pedagogia come scienza deputata alla trasformazione (Mezirow 2001; Formenti 2017) e l’educazione come strumento di autopenetrazione integrale dell’uomo (Antonacci 2012), lo studio si propone di tracciare una possibile analogia tra il percorso di formazione dell’educatore che necessita di un equilibrio posturale per esercitare la sua professionalità e il training del funambolo che prepara alla sperimentazione dell’equilibrio in condizioni precarie. Una pratica di equilibratura questa, che va oltre la tecnica acquisita, per coinvolgere l’intero corpo-mente in un processo di trasformazione di sé inteso come denudamento, radicamento, espansione dei propri confini (Grotowski 1968). L’educatore, inserito in contesti ad alta intensità relazionale, si confronta quotidianamente con il proprio equilibrio, il suo modo di posizionarsi determina infatti la qualità dell’incontro con l’altro. Pertanto, come gestire al meglio dimensioni cruciali quali l’imprevisto, la paura, il vuoto, la sfida, i propri limiti? Istanze queste che appartengono intrinsecamente anche all’esperienza formativa del funambolo. Lo studio di tale disciplina dunque, se applicato alle scienze dell’educazione, potrebbe fornire contributi significativi non solo nella crescita del performer, ma anche nel processo formativo di ciascun educatore. Sia in termini di riflessione teorica, in merito alla necessità di riequilibrare corpo-mente in un unico flusso (Csikszentmihalyi 1990; Lowen 1991) nei contesti dell’educare (Gamelli 2001); sia in termini pratici, con l’intento di fornire tecniche ed esercizi volti ad allenare la propria presenza e consapevolezza a esserci (Varela, Thompson & Rosch 1991), per una formazione a radicarsi e a elevarsi al contempo (Barba 2012).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.