Questo libro tratta dell’individualismo come di una storica, «immane, lunga, dolorosa distruzione di relazioni» pubbliche e private che, negli ultimi anni, ha assunto ritmi convulsi. L’attuale crescente centralità del tema si palesa, nel centro del sistema di produzione capitalistico (la sede europea dell’IBM) in uno studio del 1980 sull’individualismo e sul collettivismo nelle organizzazioni, in cui si conclude che la cultura del vivere assieme nei vari paesi e aree del mondo può condizionare nel profondo l’organizzazione del lavoro e le scelte generali dell’impresa. Questo studio pilota ha stimolato, a cascata, una letteratura diluviale sui modi di costruire la socialità, ben oltre l’ambito aziendale. Così, dopo due secoli di confino nel mondo laterale della critica sociale e delle utopie politiche ed economiche, il tema dell’individualismo è ora in primo piano e torna al centro della scienza del nostro modo di produrre e del suo funzionamento sociale. La svolta emerge da una metamorfosi planetaria del rapporto tra l’individuo e l’organizzazione – non solo lavorativa - e dalle esigenze “pratiche” di capirla. Dopo un primo entusiasmo, la scoperta che la realtà è refrattaria ad essere serrata nei semplici schemi e categorie iniziali ha imposto una maggiore riflessività sul significato dei concetti e dei molti dati raccolti. Questo libro prende l’avvio proprio da queste difficoltà e propone anzi tutto un approccio nuovo e originale all’indagine psicologica attraverso la storia. Nella prima delle tre parti del volume si mostra come la storia, essenzialmente attraverso il concetto di sopravvivenze di mentalità del passato, meglio consenta di dominare alcune delle espressioni attuali della soggettività e, tra esse, l’individualismo. L’approccio riprende criticamente gli storici delle Annales e, in particolare, i temi della storia “lenta” (long durée) dei “quadri mentali”. È anche ambizione del libro sollecitare gli psicologi ad attrezzarsi per una studio della storia della soggettività che non cada negli errori della psico-storia. In questa parte si definiscono così sia le coordinate storiche basilari del passaggio dal collettivismo della società medievale alle prime forme preparatorie del moderno individualismo economico sia la mescolanza “incoerente” di collettivismo antico e di individualismo nella mente contemporanea. Nella seconda parte si affrontano le dieci caratteristiche psicologiche basilari che differenziano l’individualismo economico da tutte le svariate forme di individualismo succedutesi nella storia: 1) ostilità sociale endemica, 2) tolleranza, 3) fine della vergogna di ceto/classe, 4) fine dei vincoli di onore, 5) primato dell’interesse individuale, 6) onnipotenza operosa, 7) pulsione alla crescita economica, 8) identità del sé centrata sulla proprietà, 9) frammentazione dell’io, 10) singolarità e particolarità locali non generalizzabili. Lungo questa parte sono definite e approfondite alcune complesse sindromi, cioè forme psico-sociali di disagio, attribuibili alla sensibilità individualista e collettivista, sorte in epoche varie e che conservano una loro attualità. Nella terza e ultima parte, dopo un’analisi delle vicende del collettivismo antagonista, si affrontano l’egemonia dell’individualismo economico, la sua dinamica e le prospettive future.
Ferrari, L. (2016). L'ascesa dell'individualismo economico. Tortona - Alessandria : Vicolo del Pavone.
L'ascesa dell'individualismo economico
Ferrari, L
2016
Abstract
Questo libro tratta dell’individualismo come di una storica, «immane, lunga, dolorosa distruzione di relazioni» pubbliche e private che, negli ultimi anni, ha assunto ritmi convulsi. L’attuale crescente centralità del tema si palesa, nel centro del sistema di produzione capitalistico (la sede europea dell’IBM) in uno studio del 1980 sull’individualismo e sul collettivismo nelle organizzazioni, in cui si conclude che la cultura del vivere assieme nei vari paesi e aree del mondo può condizionare nel profondo l’organizzazione del lavoro e le scelte generali dell’impresa. Questo studio pilota ha stimolato, a cascata, una letteratura diluviale sui modi di costruire la socialità, ben oltre l’ambito aziendale. Così, dopo due secoli di confino nel mondo laterale della critica sociale e delle utopie politiche ed economiche, il tema dell’individualismo è ora in primo piano e torna al centro della scienza del nostro modo di produrre e del suo funzionamento sociale. La svolta emerge da una metamorfosi planetaria del rapporto tra l’individuo e l’organizzazione – non solo lavorativa - e dalle esigenze “pratiche” di capirla. Dopo un primo entusiasmo, la scoperta che la realtà è refrattaria ad essere serrata nei semplici schemi e categorie iniziali ha imposto una maggiore riflessività sul significato dei concetti e dei molti dati raccolti. Questo libro prende l’avvio proprio da queste difficoltà e propone anzi tutto un approccio nuovo e originale all’indagine psicologica attraverso la storia. Nella prima delle tre parti del volume si mostra come la storia, essenzialmente attraverso il concetto di sopravvivenze di mentalità del passato, meglio consenta di dominare alcune delle espressioni attuali della soggettività e, tra esse, l’individualismo. L’approccio riprende criticamente gli storici delle Annales e, in particolare, i temi della storia “lenta” (long durée) dei “quadri mentali”. È anche ambizione del libro sollecitare gli psicologi ad attrezzarsi per una studio della storia della soggettività che non cada negli errori della psico-storia. In questa parte si definiscono così sia le coordinate storiche basilari del passaggio dal collettivismo della società medievale alle prime forme preparatorie del moderno individualismo economico sia la mescolanza “incoerente” di collettivismo antico e di individualismo nella mente contemporanea. Nella seconda parte si affrontano le dieci caratteristiche psicologiche basilari che differenziano l’individualismo economico da tutte le svariate forme di individualismo succedutesi nella storia: 1) ostilità sociale endemica, 2) tolleranza, 3) fine della vergogna di ceto/classe, 4) fine dei vincoli di onore, 5) primato dell’interesse individuale, 6) onnipotenza operosa, 7) pulsione alla crescita economica, 8) identità del sé centrata sulla proprietà, 9) frammentazione dell’io, 10) singolarità e particolarità locali non generalizzabili. Lungo questa parte sono definite e approfondite alcune complesse sindromi, cioè forme psico-sociali di disagio, attribuibili alla sensibilità individualista e collettivista, sorte in epoche varie e che conservano una loro attualità. Nella terza e ultima parte, dopo un’analisi delle vicende del collettivismo antagonista, si affrontano l’egemonia dell’individualismo economico, la sua dinamica e le prospettive future.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.