Partendo dal riconoscimento del valore epistemico, educativo, connettivo e trasformativo delle immagini simboliche e dell’immaginazione creatrice, mai completamente tramontato nella nostra tradizione filosofica e rilanciato a partire dal secolo scorso (Bachelard, Jung, Hillmann, Corbin, Durand, Wunenburger), il saggio si propone di mostrare come la visione del mondo come organismo unitario cui le nostre sorti sono strettamente legate grazie a una trama di connessioni simboliche invisibili, sopravvive e continuamente si rinnova nelle diverse forme dell’operatività artistica (poesia, pittura, scultura, arti, filmiche musicali). Da questo punto di vista al di là di ogni differenza, al di là di ogni scissione, al di là di ogni schieramento, al di là di ogni ideologia o credo religioso le immagini simboliche devono essere considerate a pieno titolo un “bene comune” a tutta l’umanità in quanto sostrato collettivo mitico-archetipico cui la nostra personale esistenza partecipa e si radica. Un tessuto simbolico invisibile capace di riconnettere ciò che il pensiero dualistico ha separato (spirito e materia, maschile e femminile, mente e corpo, individuale e collettivo, visibile invisibile). Avvertire queste connessioni profonde, e il senso di appartenenza e responsabilità nei confronti di tutto ciò che ci circonda che ne deriva, oggi è rimasta prerogativa del mistico, del poeta, dell’artista, del sognatore cui in virtù di una particolare disciplina è consentito l’accesso al regno dell’immaginazione, al mundus imaginalis (Corbin, 2002). Malgrado la cultura e l’educazione contemporanee non riservino particolare attenzione alla cura della facoltà immaginativa secondo l’approccio della Pedagogia immaginale (Mottana, 2004) la sensibilità simbolica, che consente l’accesso a Il tessuto invisibile del mondo: un bene comune da salvaguardare 16 quel luogo collettivo, è un bene comune che può essere sollecitato, risvegliato, coltivato proprio grazie alla mediazione di quel bacino di opere dell’immaginazione creatrice che l’arte simbolica ha generato nei secoli e che ancora oggi, per quanto affaticata e spesso non valorizzata dal “mercato”, non rinuncia a offrici. La seconda parte del saggio sarà perciò dedicata alla presentazione dell’approccio e della pratica educativa della pedagogia immaginale che, in questo contesto, può essere considerata una azione politica, una operazione culturale di tutela e salvaguardia di una fonte di sapere collettivo affettivo, partecipativo, raro e prezioso cui l’umanità intera appartiene. The essay starts with the recognition of the epistemic, educational, and transformative value of symbolic imagination (supported during the last two centuries by Bachelard, Jung, Hillmann, Corbin, Durand, Wunenburger). Symbolic imagination is regarded as a “common good” for all human beings for its is able to re-connect each other and to reconnect our souls with the soul. of the world seen as an organic and lively body. This idea of the organic world is very ancient but it still survives in the field of symbolic art (cinema, poetry, music, paintings and so on) and so through the mediation of symbolic art we can restore a common sensibility able to allow us to live pacefully with each other and with the world itself. Moreover symbolic imagination has the power to mend the lacerations coming from the dualistic thought of the dominant culture and reconnect all its oppositions (between matter and spirit, male and female, individual and collective, visible and invisible). As Henry Corbin has showed in his works the authentic imaginative attitude can lead us in the world of imagination (mundus imaginalis) that is not an unreal fantastic place, but it is a third reality nowadays reserved to the mystics, dreamers, or artists but where we can learn to dwell through a particular kind of education called “imaginal pedagogy” (Mottana, 2004). The last part of this essay will be devoted to introduce educational praxis of Imaginal Pedagogy which tries to awake an imaginative attitude towards things, problems, events, phenomena and people that can be considered a precious source of affective, collective, participative knowledge shared by the whole mankind

Mottana, P., Barioglio, M. (2017). Il tessuto invisibile del mondo.. Un bene comune da salvaguardare. Arte simbolica e pedagogia immaginale. METIS, 7(2), 15-34.

Il tessuto invisibile del mondo.. Un bene comune da salvaguardare. Arte simbolica e pedagogia immaginale

Mottana, P
Membro del Collaboration Group
;
Barioglio, M
2017

Abstract

Partendo dal riconoscimento del valore epistemico, educativo, connettivo e trasformativo delle immagini simboliche e dell’immaginazione creatrice, mai completamente tramontato nella nostra tradizione filosofica e rilanciato a partire dal secolo scorso (Bachelard, Jung, Hillmann, Corbin, Durand, Wunenburger), il saggio si propone di mostrare come la visione del mondo come organismo unitario cui le nostre sorti sono strettamente legate grazie a una trama di connessioni simboliche invisibili, sopravvive e continuamente si rinnova nelle diverse forme dell’operatività artistica (poesia, pittura, scultura, arti, filmiche musicali). Da questo punto di vista al di là di ogni differenza, al di là di ogni scissione, al di là di ogni schieramento, al di là di ogni ideologia o credo religioso le immagini simboliche devono essere considerate a pieno titolo un “bene comune” a tutta l’umanità in quanto sostrato collettivo mitico-archetipico cui la nostra personale esistenza partecipa e si radica. Un tessuto simbolico invisibile capace di riconnettere ciò che il pensiero dualistico ha separato (spirito e materia, maschile e femminile, mente e corpo, individuale e collettivo, visibile invisibile). Avvertire queste connessioni profonde, e il senso di appartenenza e responsabilità nei confronti di tutto ciò che ci circonda che ne deriva, oggi è rimasta prerogativa del mistico, del poeta, dell’artista, del sognatore cui in virtù di una particolare disciplina è consentito l’accesso al regno dell’immaginazione, al mundus imaginalis (Corbin, 2002). Malgrado la cultura e l’educazione contemporanee non riservino particolare attenzione alla cura della facoltà immaginativa secondo l’approccio della Pedagogia immaginale (Mottana, 2004) la sensibilità simbolica, che consente l’accesso a Il tessuto invisibile del mondo: un bene comune da salvaguardare 16 quel luogo collettivo, è un bene comune che può essere sollecitato, risvegliato, coltivato proprio grazie alla mediazione di quel bacino di opere dell’immaginazione creatrice che l’arte simbolica ha generato nei secoli e che ancora oggi, per quanto affaticata e spesso non valorizzata dal “mercato”, non rinuncia a offrici. La seconda parte del saggio sarà perciò dedicata alla presentazione dell’approccio e della pratica educativa della pedagogia immaginale che, in questo contesto, può essere considerata una azione politica, una operazione culturale di tutela e salvaguardia di una fonte di sapere collettivo affettivo, partecipativo, raro e prezioso cui l’umanità intera appartiene. The essay starts with the recognition of the epistemic, educational, and transformative value of symbolic imagination (supported during the last two centuries by Bachelard, Jung, Hillmann, Corbin, Durand, Wunenburger). Symbolic imagination is regarded as a “common good” for all human beings for its is able to re-connect each other and to reconnect our souls with the soul. of the world seen as an organic and lively body. This idea of the organic world is very ancient but it still survives in the field of symbolic art (cinema, poetry, music, paintings and so on) and so through the mediation of symbolic art we can restore a common sensibility able to allow us to live pacefully with each other and with the world itself. Moreover symbolic imagination has the power to mend the lacerations coming from the dualistic thought of the dominant culture and reconnect all its oppositions (between matter and spirit, male and female, individual and collective, visible and invisible). As Henry Corbin has showed in his works the authentic imaginative attitude can lead us in the world of imagination (mundus imaginalis) that is not an unreal fantastic place, but it is a third reality nowadays reserved to the mystics, dreamers, or artists but where we can learn to dwell through a particular kind of education called “imaginal pedagogy” (Mottana, 2004). The last part of this essay will be devoted to introduce educational praxis of Imaginal Pedagogy which tries to awake an imaginative attitude towards things, problems, events, phenomena and people that can be considered a precious source of affective, collective, participative knowledge shared by the whole mankind
Articolo in rivista - Review Essay
Pedagogia immaginale, arte simbolica, bene comune
Italian
2017
2017
7
2
15
34
open
Mottana, P., Barioglio, M. (2017). Il tessuto invisibile del mondo.. Un bene comune da salvaguardare. Arte simbolica e pedagogia immaginale. METIS, 7(2), 15-34.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/187230
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