Introduzione: Numerosi studi riportano un’alta prevalenza di patologie psichiatriche all’interno delle Case Circondariali (CC), in termini di disturbi psicotici, dell’umore e della personalità [1]. Circa il 50% dei soggetti detenuti affetti da malattia psichiatrica presenta inoltre una condizione di "doppia diagnosi", termine da tempo utilizzato per indicare la compresenza nello stesso paziente di un disturbo mentale grave e di un disturbo da uso di sostanze[2,3].Pochi invece sono gli studi riguardanti la prescrizione di terapie psicofarmacologiche nel contesto carcerario, dove sembra emergere una frequenza 4-6 volte superiore rispetto alla popolazione generale,con un’alta percentuale di trattamenti “off-label”[4]. Scopo del lavoro: Valutazione della prescrizione di terapia psicofarmacologica in un campione di soggetti detenuti Materiali e Metodi: E’uno studio trasversale condotto su 423 soggetti detenuti presso la CC di Bergamo nell’aprile 2016. Il campione è stato suddiviso inizialmente in tre gruppi, sulla base di prescrizione di terapia psicofarmacologica (nessun farmaco, una classe di farmaci, due o più classi di farmaci - polifarmacoterapia). Poiché dalla statistica descrittiva emergeva che il 93.3% dei soggetti che assumeva una classe di farmaci, era in terapia con una o più benzodiazepine, si è optato per suddividere il campione in due gruppi: nessuna terapia prescritta o in polifarmacoterapia. I due gruppi sono stati confrontati sulla base di caratteristiche socio-demografiche,psicopatologiche, tossicologiche, criminologiche. Risultati:Il gruppo che non assumeva nessuna terapia psicofarmacologica (n=124) e il gruppo in polifarmacoterapia (n=106) presentavano una differenza statisticamente significativa per età con media (SD) pari a 35,7 (0,95) e 39,7 (1,08), rispettivamente (p= 0.006). I due gruppi presentavano inoltre una differenza statisticamente significativa per le variabili sesso (p=0,014), presenza di diagnosi psichiatrica (p<0.001), doppia diagnosi (p<0.001), ricoveri in SPDC dalla CC (p<0.001), presa in carico presso servizi psichiatrici o della tossicodipendenza sul territorio (p<0.001) o all’interno della CC (p<0.001), disturbo da uso di sostanze (p=0.003), partecipazione ad attività in CC (p=0.006). Attraverso la costruzione di modelli multivariati di regressione logistica si è osservato che, controllando per età e sesso, il valore dell’odds era maggiore di uno in presenza di disturbo da abuso di sostanze (O.R=1.35 con 95% IC [0.65; 2.09]) o di patologia psichiatrica (O.R=2.06 con 95% IC [1.22; 2.89]) , mentre era minore di uno in presenza di attività all’interno della CC (OR=0.68 con 95% IC [0.01; 1.35]) .L’adattamento del modello ai dati, secondo il valore AUC, risultava essere pari di 0.85, con una sensibilità del 67% ed una specificità del 84%. Conclusioni: La presenza di una patologia psichiatrica o di un disturbo da abuso di sostanze si associa ad una maggiore probabilità di prescrizione di polifarmacoterapia. L’essere coinvolto in attività all’interno della CC riduce la probabilità di essere in polifarmacoterapia
Capuzzi, E., Vecchio, M., Riboldi, I., Clerici, M., Bartoli, F. (2017). La prescrizione di terapia psicofarmacologica in un campione di soggetti detenuti: uno studio trasversale. In La prescrizione di terapia psicofarmacologica in un campione di soggetti detenuti: uno studio trasversale. ROMA.
La prescrizione di terapia psicofarmacologica in un campione di soggetti detenuti: uno studio trasversale
CAPUZZI, ENRICOPrimo
;VECCHIO, MICOLSecondo
;RIBOLDI, ILARIA;CLERICI, MASSIMOUltimo
;
2017
Abstract
Introduzione: Numerosi studi riportano un’alta prevalenza di patologie psichiatriche all’interno delle Case Circondariali (CC), in termini di disturbi psicotici, dell’umore e della personalità [1]. Circa il 50% dei soggetti detenuti affetti da malattia psichiatrica presenta inoltre una condizione di "doppia diagnosi", termine da tempo utilizzato per indicare la compresenza nello stesso paziente di un disturbo mentale grave e di un disturbo da uso di sostanze[2,3].Pochi invece sono gli studi riguardanti la prescrizione di terapie psicofarmacologiche nel contesto carcerario, dove sembra emergere una frequenza 4-6 volte superiore rispetto alla popolazione generale,con un’alta percentuale di trattamenti “off-label”[4]. Scopo del lavoro: Valutazione della prescrizione di terapia psicofarmacologica in un campione di soggetti detenuti Materiali e Metodi: E’uno studio trasversale condotto su 423 soggetti detenuti presso la CC di Bergamo nell’aprile 2016. Il campione è stato suddiviso inizialmente in tre gruppi, sulla base di prescrizione di terapia psicofarmacologica (nessun farmaco, una classe di farmaci, due o più classi di farmaci - polifarmacoterapia). Poiché dalla statistica descrittiva emergeva che il 93.3% dei soggetti che assumeva una classe di farmaci, era in terapia con una o più benzodiazepine, si è optato per suddividere il campione in due gruppi: nessuna terapia prescritta o in polifarmacoterapia. I due gruppi sono stati confrontati sulla base di caratteristiche socio-demografiche,psicopatologiche, tossicologiche, criminologiche. Risultati:Il gruppo che non assumeva nessuna terapia psicofarmacologica (n=124) e il gruppo in polifarmacoterapia (n=106) presentavano una differenza statisticamente significativa per età con media (SD) pari a 35,7 (0,95) e 39,7 (1,08), rispettivamente (p= 0.006). I due gruppi presentavano inoltre una differenza statisticamente significativa per le variabili sesso (p=0,014), presenza di diagnosi psichiatrica (p<0.001), doppia diagnosi (p<0.001), ricoveri in SPDC dalla CC (p<0.001), presa in carico presso servizi psichiatrici o della tossicodipendenza sul territorio (p<0.001) o all’interno della CC (p<0.001), disturbo da uso di sostanze (p=0.003), partecipazione ad attività in CC (p=0.006). Attraverso la costruzione di modelli multivariati di regressione logistica si è osservato che, controllando per età e sesso, il valore dell’odds era maggiore di uno in presenza di disturbo da abuso di sostanze (O.R=1.35 con 95% IC [0.65; 2.09]) o di patologia psichiatrica (O.R=2.06 con 95% IC [1.22; 2.89]) , mentre era minore di uno in presenza di attività all’interno della CC (OR=0.68 con 95% IC [0.01; 1.35]) .L’adattamento del modello ai dati, secondo il valore AUC, risultava essere pari di 0.85, con una sensibilità del 67% ed una specificità del 84%. Conclusioni: La presenza di una patologia psichiatrica o di un disturbo da abuso di sostanze si associa ad una maggiore probabilità di prescrizione di polifarmacoterapia. L’essere coinvolto in attività all’interno della CC riduce la probabilità di essere in polifarmacoterapiaFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Poster_SOPSI_2017-Capuzzi.pdf
accesso aperto
Descrizione: Articolo principale
Dimensione
306.62 kB
Formato
Adobe PDF
|
306.62 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.