In questo saggio inseguo il tentativo di mostrare alcune implicazioni della “teoria” dei giochi linguistici nelle scienze sociali alla luce di un doppio registro: quello del ricercatore nei panni di un Wittgenstein che gioca con se stesso, usando le Philosophical Investigations per rileggere il Tractatus (in particolare § 5.6 e la lapidaria conclusione § 7); quello dell’impatto, anche in virtù di questo gioco, nell’epistemologia del sociale, nel chiedersi come fare ricerca in società, e quindi sul piano dell’implicazione che la ricerca e la scienza sociale non possano darsi senza il contributo dell’etnografia. Ma l’interesse per questo doppio registro sta più che altro nella sua eventuale capacità di fare emergere alcuni problemi in senso pratico e, tramite questi, ventilare la possibilità di aprirsi a un terzo registro, di carattere discorsivo e per così dire letterario, nel quale il “danno culturale e scientifico” di Wittgenstein – come lo chiamano i suoi detrattori – può invece rivelarsi come un felice invito, a noi come ricercatori e scienziati sociali, di giocare altri giochi rispetto a quelli che forse ci tengono intrappolati
Navarini, G. (2017). Il danno di Wittgenstein. Appunti foucaultiani su metodo, discorso e politica di ricerca sul campo. QUADERNI DI TEORIA SOCIALE, 1, 109-134.
Il danno di Wittgenstein. Appunti foucaultiani su metodo, discorso e politica di ricerca sul campo
NAVARINI, GIANMARCO
Primo
2017
Abstract
In questo saggio inseguo il tentativo di mostrare alcune implicazioni della “teoria” dei giochi linguistici nelle scienze sociali alla luce di un doppio registro: quello del ricercatore nei panni di un Wittgenstein che gioca con se stesso, usando le Philosophical Investigations per rileggere il Tractatus (in particolare § 5.6 e la lapidaria conclusione § 7); quello dell’impatto, anche in virtù di questo gioco, nell’epistemologia del sociale, nel chiedersi come fare ricerca in società, e quindi sul piano dell’implicazione che la ricerca e la scienza sociale non possano darsi senza il contributo dell’etnografia. Ma l’interesse per questo doppio registro sta più che altro nella sua eventuale capacità di fare emergere alcuni problemi in senso pratico e, tramite questi, ventilare la possibilità di aprirsi a un terzo registro, di carattere discorsivo e per così dire letterario, nel quale il “danno culturale e scientifico” di Wittgenstein – come lo chiamano i suoi detrattori – può invece rivelarsi come un felice invito, a noi come ricercatori e scienziati sociali, di giocare altri giochi rispetto a quelli che forse ci tengono intrappolatiFile | Dimensione | Formato | |
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