“Il mare è il limite della mia risaia”. Con questa frase Andrianampoinimerina, un celebre sovrano di una piccola regione degli altipiani del Madagascar, esprimeva, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, il desiderio di unificare l’isola sotto un’unica autorità politica: la propria. Il progetto sarà realizzato solo un secolo dopo, e con difficoltà, dalla conquista coloniale francese. Da allora il processo d’imposizione ed estensione della sovranità dello Stato sull’isola non si è mai arrestato, emergendo come un campo politico in cui differenti principi di legittimità, vecchie e nuove simbologie del potere e diverse forme di organizzazione politica sono state confrontate, sovrapposte e contestate. Anche oggi lo Stato malgascio si trova in difficoltà nell’esercitare pienamente la propria sovranità su diverse aree del Paese, in particolare in alcune regioni rurali dove gruppi armati di dahalo (“banditi” in malgascio) hanno aggiunto alle loro “classiche” razzie di bestiame attacchi ad abitazioni, camion merci e taxi brousse e, in alcuni casi, l’imposizione di tributi a villaggi interi. Data la lentezza e l’inefficacia del governo a farsi carico della questione, molti ritengono che questi gruppi armati operino con la connivenza delle autorità o di settori dell’esercito: un’idea rafforzata, nelle argomentazioni di molti, dal fatto che i militari tendono a non lasciare in vita nessuno dei sospetti dahalo, come se si stessero sbarazzando di testimoni scomodi. Questa “crisi dei dahalo”, inoltre, ha spinto i giovani di alcuni villaggi ad auto-organizzarsi, acquistare armi e farsi giustizia da soli, esponendosi al rischio di essere confusi con gli stessi banditi da cui vorrebbero difendersi. Sulla base di ricerche condotte in aree recentemente classificate come “zone rosse” per la presenza dei dahalo, quest’articolo indaga le ambiguità e le contraddizioni che emergono nel processo di ricostituzione della sovranità statale in zone caratterizzate da una posizione di storica marginalità economica e politica e rende conto di come il tema della sicurezza sia entrato con sempre maggior forza nell’agenda politica e nel dibattito pubblico del Madagascar contemporaneo
Gardini, M. (2016). I limiti della risaia: centralizzazione politica, banditismo e sovranità in Madagascar. ANTROPOLOGIA, 3(2), 61-80 [10.14672/ada2016752%25p].
I limiti della risaia: centralizzazione politica, banditismo e sovranità in Madagascar
GARDINI, MARCO
2016
Abstract
“Il mare è il limite della mia risaia”. Con questa frase Andrianampoinimerina, un celebre sovrano di una piccola regione degli altipiani del Madagascar, esprimeva, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, il desiderio di unificare l’isola sotto un’unica autorità politica: la propria. Il progetto sarà realizzato solo un secolo dopo, e con difficoltà, dalla conquista coloniale francese. Da allora il processo d’imposizione ed estensione della sovranità dello Stato sull’isola non si è mai arrestato, emergendo come un campo politico in cui differenti principi di legittimità, vecchie e nuove simbologie del potere e diverse forme di organizzazione politica sono state confrontate, sovrapposte e contestate. Anche oggi lo Stato malgascio si trova in difficoltà nell’esercitare pienamente la propria sovranità su diverse aree del Paese, in particolare in alcune regioni rurali dove gruppi armati di dahalo (“banditi” in malgascio) hanno aggiunto alle loro “classiche” razzie di bestiame attacchi ad abitazioni, camion merci e taxi brousse e, in alcuni casi, l’imposizione di tributi a villaggi interi. Data la lentezza e l’inefficacia del governo a farsi carico della questione, molti ritengono che questi gruppi armati operino con la connivenza delle autorità o di settori dell’esercito: un’idea rafforzata, nelle argomentazioni di molti, dal fatto che i militari tendono a non lasciare in vita nessuno dei sospetti dahalo, come se si stessero sbarazzando di testimoni scomodi. Questa “crisi dei dahalo”, inoltre, ha spinto i giovani di alcuni villaggi ad auto-organizzarsi, acquistare armi e farsi giustizia da soli, esponendosi al rischio di essere confusi con gli stessi banditi da cui vorrebbero difendersi. Sulla base di ricerche condotte in aree recentemente classificate come “zone rosse” per la presenza dei dahalo, quest’articolo indaga le ambiguità e le contraddizioni che emergono nel processo di ricostituzione della sovranità statale in zone caratterizzate da una posizione di storica marginalità economica e politica e rende conto di come il tema della sicurezza sia entrato con sempre maggior forza nell’agenda politica e nel dibattito pubblico del Madagascar contemporaneoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.