La recentissima approvazione della normativa di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ha posto il clinico psichiatra che opera in carcere di fronte a nuovi interrogativi e a nuove sfide sul trattamento intra ed extra-murario dei detenuti affetti da patologia psichiatrica grave (SMI). Gli studi Italiani condotti sull’argomento sono pochi e quelli internazionali di riferimento riportano percentuali in crescita di detenuti affetti da SMI ed una crescente difficoltà dell’istituzione a farsene carico. Lo studio apre ad indagini esplorative tese ad individuare un modello di caratteristiche di fragilità intrinseca alla sotto-popolazione di detenuti inviati al Reparto di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche. Nello specifico sono state ricercate delle caratteristiche associate all‘invio in strutture alternative alla detenzione ordinaria per quei detenuti con esito positivo dell’osservazione.Lo studio è stato condotto in maniera retrospettiva sui dati di tutti i 159 detenuti transitati presso il Reparto di Osservazione Psichiatrica della C.C. di Monza tra il 1 gennaio 2010 e il 31 agosto 2015 e valutati dagli psichiatri del Servizio di Psichiatria Penitenziaria dell’ Ospedale San Gerardo operante all’interno dell’istituto. Sono state raccolte ed analizzate una serie di variabili relative a caratteristiche socio-demografiche, criminologiche, tossicologiche cliniche e di modello comportamentale. Sui dati, raccolti in uno specifico database sono state condotte le analisi statistiche.Le evidenze maggiormente significative nella lettura dei risultati sono state le correlazioni tra l’esito positivo dell’osservazione psichiatrica con la diagnosi di psicosi in asse I, i gesti autolesivi e suicidari compiuti prima dell’ingresso in carcere e un’anamnesi positiva per pregressi accessi in l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Non si sono evidenziate significatività invece nelle categorie di variabili tossicologiche né in quelle legate al campo d’imputazione e al grado di giudizio. Nel complesso i risultati ottenuti vanno letti tenendo in considerazione alcuni limiti del nostro studio: in particolare l’impossibilità di effettuare (retrospettivamente) una diagnosi con scale standardizzate, ma anche i bias di informazione e di recall propri del metodo di raccolta dati, oltre che il limite derivante dalla numerosità del campione che non ha permesso alcune sotto-analisi esplorative di interesse. I risultati dello studio aprono a nuove prospettive di ricerca: pur nell’impossibilità di effettuare un confronto diretto con le evidenze scientifiche presenti in letteratura (a causa della difficoltà di reperire studi analoghi dovuta, in parte, alle differenze tra i sistemi giuridici e terapeutici dei vari paesi), sono emerse variabili significative, affidabili, facilmente reperibili e altamente standardizzabili. Questi risultati, se confermati da ulteriori studi, potrebbero aiutare il clinico, ma anche il legislatore, a pensare, per i detenuti con determinate caratteristiche, a specifici percorsi/luoghi di cura/detenzione evitando così l’insorgere o l’acuirsi di una sofferenza psichica e dei concomitanti problemi di gestione e custodia in strutture non idonee come le sezioni ordinarie degli istituti di pena.
Capuzzi, E., Pini, E., Riboldi, I., Cova, F., Provenzi, M., Sergio, M., et al. (2016). Fattori predittivi di invio in strutture alternative alla detenzione ordinaria (ex OPG) tra i detenuti inviati per l’accertamento delle infermita’ psichiche in carcere (art. 112c.2 D.P.R. 230/2000). In Abstract 20. Congresso Nazionale Società Italiana di Psicopatologia. Milano.
Fattori predittivi di invio in strutture alternative alla detenzione ordinaria (ex OPG) tra i detenuti inviati per l’accertamento delle infermita’ psichiche in carcere (art. 112c.2 D.P.R. 230/2000)
CAPUZZI, ENRICOPrimo
;PINI, ELENA;PROVENZI, MILENA;CROCAMO, CRISTINA;CARRA', GIUSEPPEPenultimo
;CLERICI, MASSIMOUltimo
2016
Abstract
La recentissima approvazione della normativa di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ha posto il clinico psichiatra che opera in carcere di fronte a nuovi interrogativi e a nuove sfide sul trattamento intra ed extra-murario dei detenuti affetti da patologia psichiatrica grave (SMI). Gli studi Italiani condotti sull’argomento sono pochi e quelli internazionali di riferimento riportano percentuali in crescita di detenuti affetti da SMI ed una crescente difficoltà dell’istituzione a farsene carico. Lo studio apre ad indagini esplorative tese ad individuare un modello di caratteristiche di fragilità intrinseca alla sotto-popolazione di detenuti inviati al Reparto di Osservazione Psichiatrica per l’accertamento delle infermità psichiche. Nello specifico sono state ricercate delle caratteristiche associate all‘invio in strutture alternative alla detenzione ordinaria per quei detenuti con esito positivo dell’osservazione.Lo studio è stato condotto in maniera retrospettiva sui dati di tutti i 159 detenuti transitati presso il Reparto di Osservazione Psichiatrica della C.C. di Monza tra il 1 gennaio 2010 e il 31 agosto 2015 e valutati dagli psichiatri del Servizio di Psichiatria Penitenziaria dell’ Ospedale San Gerardo operante all’interno dell’istituto. Sono state raccolte ed analizzate una serie di variabili relative a caratteristiche socio-demografiche, criminologiche, tossicologiche cliniche e di modello comportamentale. Sui dati, raccolti in uno specifico database sono state condotte le analisi statistiche.Le evidenze maggiormente significative nella lettura dei risultati sono state le correlazioni tra l’esito positivo dell’osservazione psichiatrica con la diagnosi di psicosi in asse I, i gesti autolesivi e suicidari compiuti prima dell’ingresso in carcere e un’anamnesi positiva per pregressi accessi in l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Non si sono evidenziate significatività invece nelle categorie di variabili tossicologiche né in quelle legate al campo d’imputazione e al grado di giudizio. Nel complesso i risultati ottenuti vanno letti tenendo in considerazione alcuni limiti del nostro studio: in particolare l’impossibilità di effettuare (retrospettivamente) una diagnosi con scale standardizzate, ma anche i bias di informazione e di recall propri del metodo di raccolta dati, oltre che il limite derivante dalla numerosità del campione che non ha permesso alcune sotto-analisi esplorative di interesse. I risultati dello studio aprono a nuove prospettive di ricerca: pur nell’impossibilità di effettuare un confronto diretto con le evidenze scientifiche presenti in letteratura (a causa della difficoltà di reperire studi analoghi dovuta, in parte, alle differenze tra i sistemi giuridici e terapeutici dei vari paesi), sono emerse variabili significative, affidabili, facilmente reperibili e altamente standardizzabili. Questi risultati, se confermati da ulteriori studi, potrebbero aiutare il clinico, ma anche il legislatore, a pensare, per i detenuti con determinate caratteristiche, a specifici percorsi/luoghi di cura/detenzione evitando così l’insorgere o l’acuirsi di una sofferenza psichica e dei concomitanti problemi di gestione e custodia in strutture non idonee come le sezioni ordinarie degli istituti di pena.File | Dimensione | Formato | |
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